ARTICOLO PUBBLICATO SU ilGiornaleOFF
Chi ha inventato il mestiere del curatore di mostre? Harald Szeemann, diranno i secchioni internazionali. Germano Celant, diranno quelli italiani. E invece no. Il primo curatore della storia è stato Umberto Boccioni.
Così come le mostre d’arte negli spazi ex industriali: non le hanno inventate a New York negli anni Ottanta, ma sempre lui, in Italia agli inizi del ventesimo secolo.
Che precedette persino Basquiat, con la suggestione della pittura murale.
L’interdisciplinarietà, essenza dell’arte e della scienza novecentesche ed oggi massimizzate a livello speculativo (pensate soltanto alla cosiddetta neuroestetica), la “inventò” sempre lui, protagonista decisore e decisivo del Futurismo, una delle poche creazioni epocali dall’eco che si riverbera ai giorni nostri, non tanto in riferimento alle mostre più o meno celebrative quanto soprattutto per l’influenza esercitata su correnti artistiche internazionali super-contemporanee per super-ricchi come ad esempio l’YBA, quegli Young British Artists bricconi di Damien Hirst e Tracey Emin & Co. scoperti e inventati da quel geniaccio della comunicazione chiamato Charles Saatchi alla fine degli anni Novanta (1997 per la precisione).
Non sono molti i libri su Umberto Boccioni, al di là dei cataloghi delle mostre e pertanto il volume appena pubblicati da Mondadori Electa Umberto Boccioni. Arte-vita di Roberto Floreani, artista visivo di cui abbiamo recentemente parlato qui e profondo conoscitore della materia, colma un vuoto culturale non di poco conto, a partire dalla data esatta della morte dell’artista, soffermandosi su episodi apicali come la distruzione a martellate delle opere scultoree di Boccioni da parte dello scultore passatista Piero da Verona e sulla potenza anticipatrice del binomio arte-vita da lui stesso inventato e che tanta influenza avrebbe esercitato sull’attività di artisti successivi come Andy Warhol, Carmelo Bene, Mario Schifano e movimenti come l’Arte Povera.
Presentato recentemente al Mondadori Media Store di Milano con tanto di superbo reading (anzi: declamazione) di Roberto Floreani, Umberto Boccioni. Arte-vita è in assoluto “il primo saggio su Boccioni scritto da un altro artista”, dove vengono date priorità di lettura inedite, prima fra tutte quella relativa alla ricerca plastica del grande artista. Al punto che, nel centenario della morte, in un “sistema” dell’arte caratterizzato dalla predominanza del critico-curatore superstar e del buyer semplicemente potente a danno dell’identità culturale dell’artista, a noi sembra salutare, provvidenziale addirittura, che proprio un artista si occupi della celebrazione. Del resto, come scrive Floreani, “probabilmente allo stesso Futurista antineutrale Boccioni non sarebbe affatto dispiaciuto”.
No comments