Il 12 gennaio 1973, il primo e unico raggruppamento di architetti, artisti e designer radicali, , formato da Archizoom Associati, Remo Buti, Casabella, Riccardo Dalisi, Ugo la Pietra, 9999, Gaetano Pesce, Gianni Pettena, Rassegna, Ettore Sottsass jr, Supersudio, UFO e Ziggurat, si raduna nella redazione di Casabella per fondare Globals Tools, un sistema di laboratori interdisciplinari per indagare tecniche, materiali e comportamenti indirizzati al rapporto individuo/ ambiente e allo sviluppo della creatività individuale e alla condivisione sociale, al fine di superare la cultura specialistica efficientista allora dominante.
Ugo la Pietra (1939; vive e lavora a Milano), agitatore culturale, architetto e raffinato teorico, designer e instancabile ricercatore di “arti sociali”, fin dagli anni Settanta attivo esploratore della città intesa come work in progress di processi di cambiamento, è di per sé artista indefinibile e ha sempre lavorato “fuori dal sistema”. Di lui Enrico Crispolti e Vittorio Fagone hanno detto che è uno sperimentatore extra-media e per capire cosa intendono autorevoli critici basta spulciare nel suo archivio. Di sicuro sappiamo che l’autore ha modificato il metodo d’indagine per e sulla città attraverso la fotografia, prima in bianco e nero e successivamente a colori, con il disegno e il lettering, segni che avvalorano l’oggettività della fotografia.
Nella sua mostra personale presso la galleria milanese Cà di Frà, Ugo La Pietra racconta pellegrinaggi, sconfinamenti concettuali, pratiche multimediali e paesaggi per rappresentare “campi urbani”: appunti visivi concentrati non tanto sull’urbanistica o sull’architettura, ma sull’uomo, sui comportamenti sociali, sulle relazioni tra l’individuo e lo spazio, definendo città che fanno rete e mappano territori non fisici. Intendiamoci, questa non è la solita mostra nostalgica dedicata agli anni in cui l’arte era alle prese con la contestazione e la sperimentazione di nuovi media. Detto ciò, isolate le ideologie insite negli anni definiti “di piombo”, il suo lavoro è attuale nei contenuti. Concentratevi sulla sua capacità di evidenziare problematiche scottanti della città, nella nostra epoca della globalizzazione figlia di un capitalismo efferato arrivato al capolinea. Osservate bene queste immagini, vi sembreranno indubbiamente marcate da una visione utopistica e contrassegnate da codici metalinguistici, ma sgombrate la mente da pregiudizi e guardatele con spirito nuovo , perché il quid sta nel taglio antropologico e sociale, oggi specchio di una auspicabile cultura sostenibile proposta in diversi ambiti di ricerca per salvaguardare l’individuo e l’ambiente. Pertanto il lavoro di Ugo La Pietra, se da una parte documenta linguaggi e interventi performativi nell’ambito urbano del passato, dall’altro rivela comportamenti sociali e metodi di indagine non scontati, mettendo a fuoco temi ancora praticati dalle nuove generazioni.
In mostra godetevi Il Viaggio sul Reno, del 1974, che documenta un viaggio all’interno di un battello per crociere lungo il fiume da Düsseldorf a Basilea, condotto dal gruppo di comunicazione formato da Ugo La Pietra, Guido Arra, Gianni Pettena e Franco Vaccari: a posteriori risulta ancora più evidente quell’indagine esplorativa non geografica bensì relazionale tra spazio interno ed esterno, come rivelano i titoli delle fotografie inside e outside, rigorosamente in bianco e nero. Anche la serie di immagini Fermate Metropolitane. Città senza morale 1974/2013 mette in discussione la disumanizzazione delle città contemporanee, in cui l’individuo sembra aver perso la sua identità e centralità. Ieri come oggi, il cittadino non è il protagonista, bensì l’ospite inatteso e non gradito degli spazi urbani dalla socialità non praticabile.
Queste e altre mappe (come La Pietra dirà negli anni Ottanta: di “Nuove territorialità”) riattualizzano in modo cartesiano e sentimentale insieme la sua idea di spazio urbano come laboratorio dello scambio. Un concetto che si carica di nuovi significati, rivelando che ciò che è strettamente legato alla società, nel momento in cui la si rappresenta o si evoca attraverso immagini, inevitabilmente stabilisce relazioni invisibili tra la sfera individuale e quella sociale, interno ed esterno. Nell’immagine tutto diventa memoria e paesaggio emozionale, in cui l’osservatore distaccato che partecipa senza agire è passivo, mentre diventa attivo se nel ricordo rivive e contestualizza nel tempo presente problematiche che ci riguardano.
Attenzione al catalogo a cura di Marco Meneguzzo: è da collezionare, perché con il passare del tempo acquisterà valore.
Ugo La Pietra
Galleria Cà di Frà
via Carlo Farini 2, Milano
gcomposti@gmail.com
No comments