Sette artisti declinano la figura umana con il bronzo in una mostra da non perdere, emblematicamente intitolata The Bronze Age, dove si recupera la scultura come segno inequivocabile dell’avvenuto superamento di troppi assemblaggi e installazioni ambientali e duchampismi vari. Attenzione, perché se da Massimo De Carlo si trova pittura e scultura contemporanea di eccellente qualità, il messaggio è: in tempo di crisi è opportuno distinguere chi-fa-cosa (e soprattutto come lo fa). Si valorizza a un tempo l’idea e l’abilità tecnico-esecutiva dell’artista, puntando sulla durata e sull’esperienza. Qui si va a colpo sicuro, perché sembrano bandite le solite trovate più o meno scenografiche. Evviva!
Massimo Bartolini, Huma Bhabha, Steven Claydon, George Condo, Thomas Houseago, Bertrand Lavier, Matthew Monahan: artisti diversi per età, formazione e linguaggio, in comune hanno un curriculum espositivo di prestigio internazionale e, in occasione di questa intelligente collettiva da Massimo De Carlo a Milano, l’uso del bronzo, un materiale dalla storia millenaria, utilizzato dall’età del ferro fino ad oggi in Oriente e in Occidente.
Il bronzo è simbolo di forza, resistenza e durata, come le opere in mostra in questa imperdibile collettiva distribuita sui due piani della galleria, che recupera il fil- rouge con la storia dell’arte, il valore della scultura monumentale e della rappresentazione della condizione umana. Nella sala al piano terra vi darà il benvenuto la totemica scultura di Huma Bhabha (1962, Karachi, Pakistan), Ghost of Human Kindness, dall’energia tribale che avrebbe ispirato Picasso, in cui elementi arcaici e sintesi formali contemporanee materializzano le precarietà del nostro tempo. Accanto a questa scultura fa capolino Robot Girl di George Condo (1957,Concord, New Hampshire), un volto distorto dall’espressione straziante, la cui superficie riflette gli osservatori. Appesa al muro c’è una piccolissima opera in cornice che riporta la parola Fifty: è il giorno del compleanno di Massimo Bartolini (1962, Cecina), artista noto per le sue installazioni ambientali che in questo caso ha scelto di rifugiarsi nel suo stesso fare.
Al piano superiore, stipati in una grande sala troverete A Corrupted Allory, un busto ieratico di un vecchio saggio ispirato all’iconografia classica, rappresentato con barba e lunghi capelli, reinterpretato da Steven Claydon (1969, Londra). La relazione fra tradizione e contemporaneità si coglie anche nella scultura Ibo di Bertrand Lavier (1949, Châtillon-sur-Seine), in cui a un evidente primitivismo formale viene contrapposta una lavorazione moderna del materiale che riveste l’opera. Seduce e inquieta TBT, il corpo ibrido e frammentato della scultura di materia bronzea sottile e vibrante come se fosse un disegno su carta in procinto di prendere vita di Matthew Monahan (1972, Eureka, California), mentre catalizza lo sguardo Untitled, un possente ritratto di Thomas Houseago (1972, Leeds, Gran Bretagna), noto per le sue sculture acefale che sembrano incompiute, qui innovativo nella combinazione del bronzo con una struttura in legno. Chiude la mostra Deposito, la seconda opera di Massimo Bartolini, composta da un accatastamento regolare e minimalista di legno e bronzo: questi materiali in comune hanno il fuoco, l’uno dipende dall’altro, il fuoco brucia il legno per produrre il calore necessario per fondere il bronzo e in questo caso la materia diventa l’opera.
Qui mancano le maestose Frauen, corpi femminili in bronzo simili a dee della fertilità di Thomas Schütte come celebrazione della scultura in bilico tra arcaismi e citazionismi, innovativa e vitale nei modi di rappresentare angosce e bellezze del nostro tempo.

Massimo Bartolini, Huma Bhabha, Steven Claydon, George Condo, Thomas Houseago, Bertrand Lavier, Matthew Monahan | The Bronze Age
Massimo De Carlo
via Giovanni Ventura 5, Milano
info@massimodecarlo.it
www.massimodecarlo.it
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