La banalità della bellezza seduce con discrezione, con eleganza, con delicatezza. E mette in atto la sua rivoluzione gentile, minima; rivoluzione di un quotidiano che non viene stravolto con violenza ma eroso un frammento alla volta, vinto dal battere della proverbiale goccia sulla roccia. È stato sufficiente gettare lo sguardo oltre il finestrino dell’auto, lungo la strada fatta così tante volte – mai abbastanza, in fondo – per raggiungere la casa dei genitori: Teodoro Lupo, che quella casa ha lasciato da anni per costruire a Berlino il suo lavoro d’artista, nota un eroico cespuglio di rose avvinghiarsi disperato a un palo dell’alta corrente, innervarsi all’interno di un tubo che scorre in parallelo, sottile. Salvo sbucare là in alto e lassù sbocciare, contro ogni logica del buon senso floreale. È come una nuvola: prima verde, poi rosa, poi bruna delle secchezze autunnali, infine ancora verde e di nuovo rosa. È un sogno reale che diventa piccola ossessione – chissà come starà oggi, la pianta: sarà germogliata oppure morta? – e insieme progetto di ricucitura delle intimità familiari: è l’artista a scattare istantanee da prospettive diverse, sono i suoi genitori a fare altrettanto in sua assenza e a spedire il tutto al figlio lontano, partecipando attivamente alla costruzione di un video in stop-motion che diventa diario collettivo, condiviso, domestico ma in fondo universale. Il tarlo della speranza invincibile della piccola rosa attecchisce in Teodoro. Che presenta a Milano, negli spazi di Plus_P, quel video, sesta tappa del progetto curatoriale che vede Federica Tattoli chiedere a un tot di giovani e meno giovani artisti di commentare per immagini i Racconti dell’età del jazz di Fitzgerald. L’arrancare della pianta che lotta contro il naturale fluire della vita è per Teodoro Lupo trasfigurazione dell’avventura tenera e assurda di Benjamin Button; ed è al tempo stesso rivelazione, invito a farsi inghiottire dalla meraviglia del dettaglio minimo. Da qui la serie di stampe fotografiche di paesaggi ed interni, raccolte lungo oltre un anno e mezzo nei contesti più vari e disparati, all’interno delle quali rintracciare ignari messaggi subliminali creati dalla natura o dall’uomo. Le volute di una nuvola, le linee di una recinzione, le chiazze di umidità che imperlano un muro: ovunque si può nascondere, a cercarla con lo sguardo, una lettera. Un grafema. A compilare un pezzo alla volta, di giorno in giorno, di scorcio in scorcio, il messaggio che Lupo lancia ad arte: Ci vuole una forza infinita per percorrere tutta la strada al buio e fiorire sopra tutti gli altri.
Vedi anche: toja-exhibition.tumblr.com
Teodoro Lupo | Tales of the jazz age
a cura di Federica Tattoli
PLUS P – THE SMALL
Milano, via Paganini, 3 (angolo Piazza Argentina)
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ci vuole
una forza infinita
per percorrere
tutta la strada al buio
e fiorire
sopra tutti gli altri
anche sotto gli altri però