L’avevamo lasciato a Milano nel 2012 con una personale dal titolo – as usual – enfatico (Eine Kleine Nachtmusik), seguita da una tappa a Campobasso (2013, Del magnificentissimo esilio dall’orbe caina, e scusate se è poco). Ora, settembre 2013, Sergio Padovani (Modena, 1972) torna a Bassano del Grappa, nella Piccola Galleria di Pietro Gasparotto, con una personale dal titolo quasi sobrio: La peste, a cura di Alice Zannoni. L’eccellentissimo dipintore modenese non è nuovo in quel di Bassano, avendo già all’attivo con la stessa galleria una personale nel 2011 (volete saperne il titolo? Il lunedì è grazia e distorsione. S’il vous plaît) e questo nuovo ciclo pittorico, caratterizzato dalla presenza di elementi non estranei allo “stile” Padovani ma certamente inediti rispetto a una produzione comunque riconoscibile, testimonia cosa significhi, per un artista, innovare restando fedele a se stesso. L’utilizzo di una formula vincente è d’obbligo per un artista arrivato, ma se un artista giovane (per età anagrafica o per curriculum vitae) non si schioda da detta formula e ci presenta sempre lo stesso quadro alla fine ci rompe la balle.
Questo poteva essere il rischio sotteso a una produzione artistica, la produzione Padovani appunto, che ha ottenuto fin da subito una forte visibilità e un altrettanto forte apprezzamento a più livelli e in crescita a ritmo esponenziale, riconoscimenti ampiamente meritati sia per l’ottima pittura che per la professionalità di chi quella pittura fa (quante volte vi devo dire che l’artista con le pezze al culo e ebbro d’ispirazione creativa denota solo un’immagine romantica staccata dalla realtà?), ma che poteva, in un periodo più o meno breve, ripiegarsi su se stessa in un discorso autoreferenziale che, pur non intaccandone la qualità, l’avrebbe consegnata a una stanca ripetizione di sé. E qua nessuno è fesso.
Ma questa mostra di Bassano del Grappa segna un altro passo in avanti nella biografia artistica di Sergio Padovani, il quale non solo ha dimostrato di sapersi rivoluzionare mantenendo una forte riconoscibilità (la riconoscibilità, per un artista che sta sul mercato, è di fondamentale importanza), ma ci ha anche dimostrato di essere un pittore che lavora e che studia: nella fattispecie, la lezione dei maestri, giganti sulle cui spalle siamo cresciuti noi nani. Brueghel, Bosch, Delville, la pittura del Tre/Quattrocento ma anche le recondite armonie coi contemporanei come Witkin (chi se ne frega se uno fa quadri e l’altro fa foto. Questa è la società dell’immagine, bellezza), Odd Nerdrum, Oda Jaune e Markus Schinwald, remixati e reinterpretati in un universo personale in cui passato e presente si richiamano l’un l’altro, con Pasolini e la passione per la Seconda Guerra Mondiale, il cinema e immancabilmente la musica.
L’elemento di novità introdotto da questo nuovo cicli pittorico di Sergio Padovani è rappresentato dalla composizione: se precedentemente ci aravamo abituati a un apparato visuale caratterizzato da una narratività non determinata ma anzi totalmente aperta e dalla raffigurazione di soggetti fissati sull’azzeramento pressoché completo degli sfondi, ora questo stesso apparato si è fatto eminentemente più descrittivo. L’ermeneutica è sempre legata alla soggettività di chi guarda, ma certamente la presenza di elementi narrativi sugli sfondi, con quegli accenni di architetture in fiamme che fanno riandare il pensiero a certe sperimentazioni boschiane, concorre a circoscrivere il pandemonio Padovani a una narratività più diretta e, forse, ancora più affascinante di quanto non lo sia stata fino a questo momento, consegnandolo a una ulteriore acquisizione di maturità espressiva che dimostra che il ragazzo ha studiato.
Piccola Galleria
Piazza dell’Angelo 2
Bassano del Grappa, Vicenza
Orari di apertura
Martedi-domenica: dalle 14:30 alle 19:30
Vernissage: sabato 21 settembre ore 18.00
Dal 21 settembre al 27 ottobre 2013
Ingresso Gratuito, catalogo in galleria
www.piccolagalleria.com
info@piccolagalleria.com
Pietro Gasparotto: + 39 347.225178
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