ROSA BARBA. THE MUTE VERACITY OF MATTER

0 Posted by - June 24, 2013 - Recensioni

A Milano la galleria Giò Marconi ospita la seconda personale di Rosa Barba, nata ad Agrigento nel 1972 e cresciuta in Germania, dove ha studiato all’Academy of  Media Arts a Colonia; vive e lavora a Berlino e ha partecipato alla 53° edizione della Biennale di Venezia (2009).

Rosa Barba ha ricevuto il Nam June Paik Award, tenuto personali alla Tate Modern di Londra, allo Jeu de Paume di Parigi e alla Kunsthaus di Zurigo. Si riconosce per la sua passione per il cinema e un paradossale tentativo di “scolpire” la settima arte con installazioni ambientali  composte da strumenti vintage del cinema analogico, come molti altri artisti della sua generazione. Rispetto agli altri però l’artista siciliana si distingue per una poetica più romantica e condotta nell’ambito di una rigorosa ricerca concettuale, sedotta com’è dalle potenzialità cinetiche dell’immagine cinematografica, dal loro misterioso alone di luce avvolgente e diffuso dallo schermo nella sala completamente oscurata.  Le sue istallazioni sonore trasudano di un fascino indefinibile, sono composte da proiettori, schermi, bobine e altri ingranaggi in movimento, utilizzati  come  ready-made non tanto del cinema, bensì della memoria.

Entrati nella galleria milanese, al pianterreno sarete  rapiti dal fruscio di una vecchia cinepresa e dal  suo funzionamento a scatti che interrompe la continuità del suono, vi immergerete in ambienti immateriali fatti di parole, luci, suoni, immagini in movimento scomposte e reinterpretate, nastri avvolgenti che disegnano traiettorie immaginarie e alterano la percezione del tempo.

Nelle due sale espositive troverete la sua grande scultura in feltro sospesa al soffitto, The Contemplative or the Speculative (2013), sulla quale è inciso un testo illuminato da un proiettore, e le sculture cinetiche Still Anchored in One Point from whic They Emerge (2013), Footnotes (2013), Colors Clocks: Verticals Lean Occasionally Consistently Awy from Viewpoints (2012), definite dall’artista “dipinti cinetici”: tre  imponenti strumenti meccanici caratterizzati da pellicole 35 mm, sulle quali sono stampate alcune lettere, si muovono in continuazione e ogni nastro riproduce in parola un colore, rosso, blu e giallo. Rosa Barba anche in Color Studies (2013) utilizza i tre colori primari che dialogano tra loro attraverso la condivisione dello schermo di proiezione, dando vita a  una gamma infinita di colori.

Prendetevi tempo e lasciatevi incantare dal film in 35 mm Time as Perscpective (2012), girato in elicottero nel deserto del Texas, incentrato su gigantesche trivellatrici, leve, pozzi petroliferi, pompe  che ripetono tutte costantemente lo stesso movimento meccanico. Osservate bene questo video, finto realista,  perché se da una parte mette in evidenza le potenzialità scultorie di oggetti meccanici e la poetica del paesaggio, sollevando questioni sociali irrisolte e tematiche sullo sfruttamento delle  risorse naturali, dall’altra, nelle sconfinate lande arse dal sole, perderete la dimensione del tempo e vedrete immagini avveniristiche mescolate a documenti storici. I film di Rosa Barba hanno  a  che fare  con il concetto di tempo, svelano un universo in dissolvenza e  profondità inesprimibili, misteriosamente situate all’interno della storia.

Ha dichiarato l’artista:

gli intervalli di tempo impilati uno sopra l’altro in una sorta di ‘profondo tempo’ geologico sono alla  base  della mia riflessione sul mezzo filmico

 

 
Rosa Barba | The Mute Veracity of Matter
Galleria Giò Marconi
via Tadino 15, Milano
info@giomarconi.com
www.giomarconi.com

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