MAURIZIO L’ALTRELLA | AB OVO E OLTRE

0 Posted by - February 28, 2015 - Approfondimenti

Iniziamo dal titolo: Come in cielo così in terra è una preconizzazione. Come ogni espressione verbale che denoti in maniera essenziale il contenuto di un particolare universo di discorso –nella fattispecie, la mostra di  Maurizio L’Altrella– esso ci indica in maniera suggestiva quale sia l’ambito resocontativo in cui inquadrare “la cosa” per cui esso sta, vale a dire queste oggettivazioni di forme simboliche che noi chiamiamo quadri. Non è obbligatorio cimentarsi nell’agone letterario per titolare degnamente la propria mostra: il grandissimo Jerry Saltz, che evidentemente quel giorno difettava di fantasia, aveva chiamato una “sua” collettiva Black and White. Così, secco: bianco e nero.

Come in cielo così in terra, invece, è un titolo un po’ più affabile, che non solo “etichetta” un momento specifico della fase creativa di L’Altrella, ma ne annuncia il successivo passaggio (che sarà, quando sarà).

Per capire il futuro occorre guardare il presente, che d’altro canto non si comprende se non attraverso il passato: quindi, il senso dell’attuale serie pittorica (e il titolo stesso della mostra) di Maurizio L’Altrella si spiega (di-spiega sé) in ciò che la sua opera è stata, è e sarà.

Il che è paradossale, dal momento che L’Altrella ha da sempre questa idea fissa dell’essere fuori dal tempo (non lui, la sua serie pittorica. Ma del resto: arte e vita, dicevano les décadents).

Se la sua precedente produzione (e stiamo parlando del biennio 2013/2014) era incentrata sulla “trasfigurazione” mistica di animali quasi sussistenti in un’aura “magica” e ancestrale, ora dominano la scena elementi antropomorfi in via di apparizione, parti anatomiche di soggetti non visibili nella loro integrità fisica e dalla reminiscenza umana, o meglio, quasi-umana: nel passaggio dall’ambito non-umano a quello quasi-umano, essi denotano infatti le figure leggendarie dei “giganti” della mitopoiesi veterotestamentaria, greca e germanica (il cui referente forse più celebre nella storia dell’arte occidentale è Il colosso di Francisco Goya), “reminiscenze mastodontiche” che nell’inedita serie pittorica di Maurizio L’Altrella assolvono alla funzione fortemente simbolica di “ponte” fra terra e cielo.

Un “transitare” dall’una all’altra dimensione che tuttavia è, appunto, esclusivamente di valore simbolico, perché, in realtà, non di passaggio vero e proprio si tratta, bensì di compenetrazione, fusione isomorfica, come il simbolo del Tao o l’apoftegma del “tre-volte-grande” Ermete Trismegisto, Così sopra come sotto.

Per rubare il fuoco agli dèi, anzi il gergo ai filosofi, potremmo dire che Come in cielo così in terra denota una visione del mondo “monistico/spirituale”, per cui l’essere, il ciò-che-vi-è, è una sostanziale unità, senza dicotomie, senza opposizioni (bene/male, spirito/materia, mente/corpo).

Un’aspirazione, una proiezione, una preconizzazione, appunto, di ciò che sarà (realizzato, almeno a livello pittorico, solo in una fase successiva ai “giganti”, tramiti per l’“altrove”).

Potremmo definire questo “ciò-che-sarà” come l’uomo autenticamente umano, che dalla “lordura” della terra (nei quadri, le gambe dei “giganti” sono scorticate e poggiano su un terreno rosso come il sangue) è ormai asceso alla “chiarezza” del cielo (per questa ragione i “giganti” non sono mai raffigurati nella loro interezza, come a suggerire il “sopra” di un rinnovamento umano e spirituale che al momento non possiamo vedere né raggiungere).

E’ il compimento di un’evoluzione che, partita dal non-umano (gli animali “mistici” della precedente serie pittorica) è attualmente rappresentata dal quasi-umano (la serie dei “giganti”, appunto), secondo una storia della progressiva acquisizione della saggezza romanzata in forma visuale.

Saggezza già incarnata nelle creature “ancestrali” di L’Altrella, gli animali “mistici” che nella loro alterità rispetto alla logica calcolante umana esprimevano una purezza superiore al dualismo “ortopedico” bene/male, spirito/materia, mente/corpo e ora rappresentata, ad un livello successivo di questa evoluzione spirituale, dalle creature-non-ancora-umane, preconizzazione e simbolo di una creatura-autenticamente-umana che sarà, se sarà.

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