Cosa ci fanno ritratti baconiani neoespressionisti “incisi” su lastre metalliche sottili come fogli di carta, immerse in teche di plexiglass riempite d’acqua corretta con acido nitrico o cloruro ferrico? Attendono processi di corrosione e disfacimento della materia pittorica attraverso l’acido, innestando processi di distruzione e al contempo di riformulazione di volti maschili e femminili, dipinti con un mix esplosivo di bitume, resina, olio su lastra di acciaio zincato che, a contatto con l’acqua e l’acido dosato consapevolmente dall’autore, con il passare del tempo assumono altre informali sembianze. Smaschera la fragilità dell’esistenza e il mistero dell’unicità dell’opera d’arte Marco Formisano (1983), napoletano doc che vive e lavora a Milano e ha studiato all’Accademia di Belle Arti di Napoli, esperto di arti grafiche e appassionato di incisioni, che con una serie di opere realizzate tra il 2008 e il 2012 debutta nello Studio d’Arte Cannaviello, fucina di nuovi talenti condotta da anni febbrilmente da Enzo Cannaviello nell’ambito della ricerca pittorica e della figurazione. Questo giovane autore non lo si dimentica perché ha trovato un superamento dei manierismi di troppi epigoni della Transavanguardia. Marco Formisano nel raccontare la sua tecnica alchemica, diventato linguaggio dal pathos drammatico e iconoclasta, è corrosivo e incisivo con autoritratti e ritratti di persone che gravitano intorno alla sua quotidianità, effigiati su fredde lastre destinate a bagni acidi. Tra gli altri volti sospesi tra un immediata identificazione tuttavia compromessa dalla trama pittorica riconoscerete Enzo Cannaviello per un’aureola di capelli incanutiti dal tempo e gli immancabili occhiali; inquieta una fanciulla dai capelli nero-bitume che evoca la Monna Lisa di Leonardo da Vinci , mentre gli altri ritratti trasudano di morte come gli affreschi che riemergono nelle ville pompeiane, abbandonati al degrado e all’incuria umana e sembrano maschere apotropaiche che attendono la rinascita dalle acque.
Marco Formisano dimostra una capacità compositiva e di analisi del segno anche nei disegni a carboncino e china che tracciano corpi “separati” dalla mera figurazione, raccolti nella seconda sala della galleria, come premessa e testimonianza di una capillare ricerca intorno alla rappresentazione del proprio vissuto, dello spazio e delle persone con la quale ha intessuto relazioni, con un tratto dinamico ma deciso, paragonabile a quello di uno xilografo tedesco espressionista, asimmetrico, mai narrativo e antinaturalista. Il suo lavoro presenta in modo originale un’indagine concettuale pseudo-chimica condotta non tanto sulla pittura, quanto sul tempo e i suoi processi mentali, che determinano il cambiamento delle cose. Formisano, con volti e corpi altri da sé, incide in un gesto il viscerale rapporto che lega la vita alla morte.
Si consiglia la mostra a tutti quelli che erroneamente pensano che la pittura sia acqua passata.
Marco Formisano | Il corpo separato
Studio d’Arte Cannaviello
via Stoppani 15, Milano
info@cannaviello.net
www.cannaviello.net
No comments