Luisa Lambri (1969, Como; vive e lavora a Los Angeles) da oltre un decennio espone nei maggiori musei internazionali e da Studio Guenzani a Milano presenta New Works, una nuova serie di fotografie di architetture moderniste in cui la relazione tra luce e spazio rende visibili luoghi di transizione e profondità spaziali rarefatte sospese tra oggettività e finzione, dove il vuoto plasma attese di epifanie.
L’artista, appassionata di Le Corbusier, Alvar Alto e Giuseppe Terragni, ha esplorato e fotografato non le architetture, ma lo spazio intimo definito da dimensioni di luce e incastri volumetrici. Le sue fotografie circolano dall’Europa a New York a Miami fino a Nuova Dehli e sono riconoscibili, perché non si limita a documentare sistematicamente architetture minimaliste ma si pone come obiettivo la materializzazione di campi di luce, spazi dell’attesa all’interno dell’immagine. Per Luisa Lambri l’architettura è solo il presupposto compositivo per visualizzare dimensioni silenti, spazi vuoti dove tutto può accadere.
Dopo essersi concentrata sulla relazione tra le opere di Rudolph Schindler, Richard Neutra, Frank Lloyd Wright e John Lautner sulla costa occidentale degli Stati Uniti e il paesaggio aspro della California, Lambri in questa nuova serie di fotografie si è concentrata su alcune opere di artisti legati al movimento di Light and Space della California, in particolare James Turrell, Robert Irwin, Larry Bel, Peter Alexander e Donald Judd, Dan Flavin e Lucio Fontana. Queste opere sono state fotografate come se fossero viste da dentro, evidenziandone la dimensione intima ed emozionale in cui la forma, il colore, la trasparenza delle superfici definiscono architetture di luce altrimenti impercettibili.
La mostra si divide in due parti: nella prima sala della galleria fendono le pareti le fotografie basate su una ricostruzione dell’Ambiente Spaziale di Lucio Fontana del 1968, mentre nella seconda sono esposte le fotografie realizzate nell’estate del 2012 in occasione di una visita alla Chinati Foundation a Marfa, Texas, basate su lavori di Donald Judd e Dan Flavin. Luisa Lambri, attraverso queste immagini apparentemente simili che rappresentano infinite variazioni dello stesso soggetto, declina diversi punti di vista e tensioni ottiche, superando il rischio di uno studio sistematico dell’architettura. Per lei lo spazio è opera d’arte quando crea dispositivi percettivi, che ribaltano l’ottica dalla superficie alla profondità. Queste opere sembrano abitabili e iconizzano luoghi di luce autoreferenziali all’interno dell’immagine stessa: attenzione, perché non sono il frutto di una manipolazione digitale prima della stampa, ma sono campi visivi oggettivi. Qui la luce è spazio progettuale che coincide con quello fotografico. La luce non è una caratteristica fisica delle architetture, ma il risultato della percezione visiva che illumina lo spazio e tutto dipende da come viene visto.
Luisa Lambri | New Works
Stdio Guenzani
via Eustachi 10, Milano
info@studioguenzani.it
www.studioguenzani.it
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