LO SPROVVEDUTO

0 Posted by - March 6, 2016 - Altre scorie (Stefano Abbiati)

Uno spirito del bosco apparve a un piccolo pastore del Molise, di nome Giovannino. Lo spirito chiamò ripetutamente il giovinetto per nome, ma questi ignorava i richiami sempre più insistenti da parte dello spirito.

“Giovannino! Giovannino!” Ma il pastorello continuava a badare solo alle sue pecore. “Giovannino! Sono la Madre del Signore! Ascoltami!” specificò lo spirito.

Giovannino si girò dopo quasi dieci minuti di richiami, ma più per educazione che interesse. Disse così: “Che cavolo vuole? Mio papà mi ha detto di non dare retta agli sconosciuti. Ora mi lasci in pace per piacere che ci ho le pecore da guardare”.

Disse lo spirito: “Giovannino mio, ho scelto te che sei uno sprovveduto affinché la gloria del Signore si manifesti maggiormente negli strumenti più umili, proprio come te”.

Rispose il giovane: “Io non capisco un cavolo. Mi lasci per favore in pace che ci ho le pecore e non la conosco”.

Lo spirito, ora quasi innervosito, ribadì: “Giovannino, non mi riconosci? Piccolo sprovveduto, sono la madre del Signore! Io ti amo! Puoi chiamarmi Mamma, se vuoi! Ero con te da quando eri indifeso e minuscolo nella culla! Io sono la madre del Signore!”.

“E questo Signore non poteva venirci lui di persona se ci ha qualche cosa da dirmi?”

“Giovannino, mio piccolo sprovveduto, se diventi mio ti regalo dei segreti speciali che saranno tuoi. Io vedo nel tempo, e volo come una farfalla sopra ogni cosa; voi sprovveduti siete legati sulla linea del tempo e su questa asse di legno vecchio siete condannati a stare fissi come chiodi. Voi dovete aspettare e guardare l’aria che passa e fischia…”

“Ci ho le pecore, cavolo” rispose Giovannino tentando di sfilarsi dalla sgradita conversazione.

“Lascia che tu diventi mio, c’è poco tempo. Se diventi mio salverò il mondo. Mi nutro di anime, e se resto in vita posso compiere il volere del Signore. Questo si compie con le anime degli sprovveduti a maggior gloria sua, affinché non si dubiti del suo intervento.”

“Ma questo signore le ha lasciato almeno dei soldini?” ribatté il pastorello. “Io ci ho le pecore.”

“Giovannino, Giovannino, piccolo sprovveduto mio.”

Erano circa le 18 quando cominciò a farsi buio. Giovannino era un pastorello cocciuto, e riusciva a ignorare quella voce che tutti i pomeriggi, dopo pranzo, continuava a chiamarlo. In verità si sentiva un po’ offeso, perché aveva i “cavoli suoi” da fare e non sapeva cosa significasse la parola “sprovveduto”.

Un giorno in cui l’aria aveva fischiato molto forte (come disse lo spirito) e fece buio prima del solito, scivolò in una gola. Suo padre lo trovò dopo un paio d’ore di ricerca, impaurito. Giovannino era uno sprovveduto, e non pianse per le pecore, che nel frattempo si erano smarrite. Poi non voleva rivelare la storia dei richiami dello spirito molesto, per non passare come scemo. Suo padre lo rimproverò, dicendo che era uno sprovveduto. Giovannino chiese cosa volesse dire, e suo padre rispose : “Vuol dire che sei uno scemo. Dai che andiamo a recuperare le pecore, scemo. Come le trovo, io, adesso che ci è buio?”.

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