Liu Xiaofang, giovane cinese di trentacinque anni, è estremamente vecchia per le lusinghe della realtà. E brava. Da molto tempo poeticamente non si abita più su questa terra, neanche in Cina, da quando nello spazio si privilegiano le Cristoforetti e non gli Hölderlin (caduti in disgrazia per il poco mercato) e la vida, più che un sueño, è un’attesa che ci aiuti finalmente a comprendere le tessere del puzzle o a definire il mosaico delle parti mancanti. Liu Xiaofang apre la bocca a forma di cerchio e ferma i battiti del cuore, fotografando l’immanente.
Qui il cerchio-cornice-cannocchiale è l’orma della perfezione, la tendina di una dissolvenza del tempo che ci rimane, sempre troppo poco o lo sguardo del carnefice di Salò di Pasolini. Che diventa occhio del Sole o dell’Ego quando siamo parte del gioco e lei lo è quasi in maniera autistica o automatica. La sua è un’analisi di una valanga o di una radiografia o di uno scivolo.
Liu Xiafang “freeza” l’amore, il desiderio, il sangue, il dolore, la gioia, la morte, la sfida e la paura, perché tutto è scolpito, iper-definito, troppo netto(anche la nebbia-sfumatura) per essere vero, troppo michelangiolescamente impietoso. O forse perché troppo vero, non sembra possibile che ci sfugga. E invece solo la calma, lo zen dell’Arte, il distacco dalla frenesia del mondo, l’atarassia, l’abbandono partecipe, ci permettono di essere lontani dal bisogno di controllo, di Potere, di classificazione, di tassonomia e d’imbalsamazione.
Il ceruleo a dominare, un fiotto verticale, piccoli fuochi d’artificio, il Golgota di un cranio, la nebbia, la luce che nasce dal basso, la natura “pettinata”, il panteismo visivo, il volo senza scalo, una nuvola da decalcomania, la crepa e un cornicione, la zattera che manda alla deriva il mare o l’Oceano, le sue treccine a corna di lumaca ripiegate sulla sua vita, un azzurro d’acqua, di cielo o di neve, la misura del nostro essere piccoli e orgogliosi, una mano che si appoggia o si tiene, ammucchiano sensazioni di libertà, di solitudine felice, di estasi nel Tempo, di orgasmo della natura e di ultimo sguardo complice prima della perdita di senso, non di apocalissi.
Se la fotografia parlasse o fosse attraversata da suoni, rumori, voci, qui l’orecchio la farebbe da padrone. Perché un’immagine vale una vita. E l’orecchio vede e prevede. Un terremoto ci sta dentro l’azzurro senza tracimare, uno sguardo ci seduce, portandoci via il respiro e il tempo…
Una ventina di anni fa, Geri Palamara, pittore siciliano, che transitò a Milano per lunghi anni, dipinse isole nell’azzurro di ghiaccio(le sue Eolie) sapendo far sposare come Liu Xiafang la nostalgia del passato con quella del futuro. Perché il nostro radar va continuamente avanti e indietro sulle strade dell’impero, sulla via lastricata di Damasco o di Saulo. Facendoci dimenticare le nostre fatiche di Sisifo al termine della fiaba o nel bar della Stazione Centrale. Opera, quella di Liu Xiafang, da guardare e riguardare, prendere per sempre e con cui farci l’amore senza tempo.
La bellezza salverà il mondo? Sicuramente per Liu Xiaofang salva dal dolore, dal passato, dalla drammaticità dell’esistenza. Le sue foto sono mondi reali e allo stesso tempo metafisici che aspirano all’Assoluto. In questi mondi esiste solo lei con le sue treccine, le sue insicurezze e i suoi drammatici ricordi d’infanzia. Potrebbero sembrare opere di una facile estetica, ma nascondono una trasformazione profonda, un’evoluzione personale voluta: i suoi incubi infantili mutano in paesaggi fantastici, il terrore e la paura si trasformano in gioco, equilibrio, armonia. Nel cerchio perfetto che racchiude lei e il mondo, un campo minato (la paura di essere vittima di un attentato) diventa un’esplosione di stelline di Natale, un naufragio (la paura di affogare) un’escursione in canotto su acque tranquille, un burrone (la paura di cadere) una finestra sul creato. Liu Xiaofang con le sue foto ci racconta che l’angoscia di vivere nasce principalmente dagli incubi e dalle paure infantili ma l’uomo, e la scintilla della divinità che è in lui, può operare un cambiamento e trasformare il buio in bellezza e la bellezza ci salverà.
Liu Xiaofang
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