LINGUAGGI DEL CORPO | 77 ART GALLERY

0 Posted by - February 20, 2014 - Recensioni

Tra tutte le cose il mio corpo è la cosa più prossima alla percezione la più prossima al mio sentire e vedere. E quindi io, l’io fungente, sono unito ad esso in una maniera particolare, prima di tutti gli altri oggetti del mondo circostante. Esso è in maniera propria e diversa, punto centrale, oggetto che sta nel mezzo, io l’ho come oggetto fungente nel mezzo e diviene, sebbene esso stesso è già oggetto (di fronte a me), centro di funzione per tutti gli altri oggetti, per tutte le mie funzioni.

 E. Husserl, Fenomenologia dell’intersoggettività

Se non l’avete già fatto ieri sera, andate a vedere la collettiva Linguaggi del corpo ordinata negli spazi espositivi della milanese 77 Art Gallery: l’argomento trattato non è una novità (insieme a quelle al femminile, le mostre sul corpo vanno via come il pane), ma è una mostra fatta piuttosto bene, con artisti degni e lavori di pregio. Alcuni dei quali tutti da scoprire. E in verità tutta la mostra, in sé, è da scoprire. Sei gli artisti: Ramona Zordini, Chiara Mazzocchi, Sevil Amini, Kalia Genova, Marco Casolino, Andrea Perego. Tema dominante, già lo sapete: il corpo. Nelle diverse declinazioni di un unico mezzo espressivo: la fotografia. Con sorpresa nel mezzo del cammin della mostra, da parte di Chiara Mazzocchi (presente anche con un video, ciò che alla fine rende la collettiva un po’ sbilanciata  rispetto agli altri cinque artisti).

Ma iniziamo a bomba, con le foto di Ramona Zordini (Brescia, 1983), dove il corpo è colto nel suo stesso divenire attraverso la dimensione fluida dell’acqua ed “estruso” nella tridimensionalità del supporto su cui viene esso stesso raffigurato e cucito, “estrusione” dai limiti della bidimensionalità che negli autoscatti di Sevil Amini (Teheran, 1977; vive e lavora a Milano) fa vibrare il corpo di colore attraverso stratificazioni di carta e aperture alla terza dimensione, senza tuttavia nulla concedere alla determinazione dell’identità ma anzi insistendo, come del resto avviene nella produzione della Zordini, sul “farsi” stesso della corporeità, secondo quell’ approccio quasi “intimistico” si accompagna alle opere di Kalia Genova (Varna, Bulgaria, 1989; vive e lavora a Milano), dove  il corpo fluttua nell’etere limpido di una dimensione extra/fenomenica caratterizzata dall’azzeramento del colore e della polarizzazione identitaria. La cui determinazione è invece intrinsecamente connessa alla produzione artistica di Marco Casolino (Roma, 1972) e Andrea Perego (Bergamo, 1982): la collocazione dell’io-rappresentato viene ad essere qui un contesto “forte” come il paesaggio urbano, che nel caso di Perego E’ la parte costitutiva dell’arredo del corpo – che viene così a determinarsi in un rapporto quasi vitale con la città -, mentre nelle fotografie di Casolino assurge a…valore simbolico del dis/valore cui il lavoro dell’artista viene assoggettato dalla società mercenaria e puttana, cui l’artista reagisce (anche)  surrealisticamente mutando sé nell’iconografia che  a tradizione simbolica di solito attribuisce alla divinità femminile, raffigurandosi come dio/ Kālī. Un approccio meta/teorico e meta/iconico al processo di alienazione e reificazione del corpo condotto dall’ortopedia identitaria che dà massimamente l’impronta di sé alla produzione di Chiara Mazzocchi (Savona, 1978; vive e lavora a Milano), nei cui scatti ri-troviamo la surdeterminazione dell’identità rispetto al corpo – che non è solo “cosa”, Korper, per riprendere l’Husserl citato in epigrafe, ma è anche IL corpo proprio, ovverosia Leib, intenzionalità, presenza, coscienza, anima – raffigurato nella condizione di alienazione, appunto, cui il soggetto è soggetto nella temperie sociale governata dalla polizia identitaria. Discorso che la Mazzocchi ha ribadito nel corso della mostra affidando le parole di Pier Paolo Pasolini

Ognuno odia il potere che subisce, quindi odio con particolare veemenza il potere di questi giorni. E’ un potere che manipola i corpi in un modo orribile, che non ha niente da invidiare alla manipolazione fatta da Himmler o da Hitler. Li manipola trasformandone la coscienza, cioè nel modo peggiore, istituendo dei nuovi valori che sono dei valori alienanti e falsi, i valori del consumo

a un’esibizione che un po’ tutti chiamerebbero “performance” (L’anarchia del potere,  Chiara Mazzocchi feat. Giulio Valentini), ma che in realtà è stata soprattutto – almeno per chi scrive – una drammatizzazione, una pratica più prossima alla teatralità che non alle esperienze performative dell’arte visiva, e soprattutto vicina, troppo vicina al rischio pressante dell’autoreferenzialità intrinsecamente connessa all’operare col corpo proprio nel campo dell’arte visuale. Ma lo sappiamo, in fin del conto tutti gli artisti sono un po’ autoreferenziali e noi  li amiamo proprio per questo.
 

 
Ramona Zordini, Chiara Mazzocchi, Sevil Amini, Kalia Genova, Marco Casolino, Andrea Perego | Linguaggi del corpo

77 Art Gallery
corso di Porta Ticinese 77, Milano
sette.setteart@gmail.com
www.77art.org

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