LAST. OPERE RECENTI NELLA VITA DI JFK & JKO

0 Posted by - December 4, 2013 - Recensioni

A Dallas, alle 13,38 del 22 novembre 1963, quando l’anchorman Walter Cronkite, dagli studi della Cbs News annuncia un laconico: “Il presidente Kennedy è morto alle 13 Central Standard Time, le 14 Eastern Standard Time. Circa 38 minuti fa”, nasce la televisione live, in diretta con la realtà: la cronaca che nell’immagine diventa prima storia e poi icona, oggi potenziata dai nuovi media digitali.

Abraham Zapruder, sarto di indumenti femminili, ha immortalato senza volerlo, con un film amatoriale di 26 secondi e 486 silenziosi fotogrammi a colori girati in 8 millimetri con una  telecamera portatile Bell+Howell, l’assassinio del Presidente più amato d’America – giovane, bello, ricco, idealista e democratico, trasformato dalla televisione in un evento mediatico senza precedenti. John Fitzgerald Kennedy (1917-1963) ha potenziato, con la complicità dei media, il suo indubbio carisma, complice Jacqueline Kennedy (1929-1994), colta, intellettuale, elegante e madre: perfetta per interpretare il ruolo della moglie del Presidente, che la drammatica  morte  ha trasformato in un mito. Kennedy costruisce la sua campagna politica usando i media, è il primo presidente a  chiedere di essere ripreso ovunque fuori e dentro la Casa Bianca,  in pubblico e in privato.

Il  Presidente è telegenico, non suda e appare sempre naturale dietro l’obiettivo; è un attore nato, contrariamente a Nixon, che nell’ambito del leggendario confronto in diretta, per quanto preparato e credibile, perde voti perché il suo volto sudaticcio e impacciato non “buca lo schermo”, come quello sorridente del giovane Kennedy che promette pace e prosperità al mondo intero. Rampollo di una delle famiglie più potenti d’America, cresciuto a pane e politica, Kennedy incarna il sogno dell’America democratica, che perde la sua innocenza con il  fotogramma 313, quello che riprende la scioccante esplosione della testa del Presidente, mostrato agli americani solo dodici anni dopo l’assassinio. Stiamo parlando del primo film che ha sconvolto il mondo, che ha trasformato in evento mediatico la morte in diretta e il  Presidente in un’icona Pop, quando si abbatte il muro tra la realtà e la sua rappresentazione e l’immagine diventa oggetto di consumo mediatico. Kennedy e Jacqueline, la coppia più invidiata del mondo, incarna l’America giovane e giusta di una  generazione che ha la speranza del futuro.

Dietro l’icona c’è la storia, il mito di  due personaggi che hanno galvanizzato un’epoca e lo conferma un’intelligente mostra collettiva dal contraddittorio titolo Last. Opere Recenti nella vita di JFK & JKO, da Photology, tempio della fotografia d’autore. Qui tra un video di Alessandro Amaducci (Torino, 1967), elaborazioni fotografiche di Davide Bramante (Siracusa, 1970), un olio su tela in bianco e nero di Debora Hirsch (San Paulo, 167), una sequenza di dipinti di Alain Josseau (Nantes 1968), una serie di scatti del “paparazzo” più temuto d’America Ron Galella, e un’opera site-specific composta da immagini di fotografi “d’azione”,  gossippari  dell’epoca, si rivisita in chiave soggettiva la storia, attraverso il filmato che ha tolto il respiro a milioni di  spettatori americani e infranto il sogno della pace, poiché in quegli anni l’America stava  fronteggiando l’Unione Sovietica. Tutto questo e altro ancora viene evocato nell’opera Shooting Kennedy di Alessandro Amaducci, giocando con la traduzione del verbo inglese to shot, che in italiano significa sparare, riprendere con la cinepresa, puntare, mirare, mettere a fuoco. Il   videoartista che ha collaborato con l’Archivio Nazionale Cinematografico della Resistenza, realizzando documentari sulla seconda Guerra Mondiale, sulla Resistenza e sulle lotte operaie, ha rielaborato il  film di Zapruder, accentuando tonalità di colori “acide” aprendo riflessioni sul potenziale dei media, dell’immagine reale, interpretando il filmato originale come una sorta di  danza macabra digitale. Nelle opere di Davide  Bramante, JFK Architettura /Monumento e JFK in  the Square, composte da diverse immagini che riproducono la modificazione del volto di JKF che nello skyline della metropoli americana si ibrida con i  grandi cartelloni pubblicitari che producono ed esportano immagini  “cult” come la  Coca Cola, McDonald e Disney, nei quali s’inserisce anche Kennedy, qui il messaggio è chiaro: New York sta a Kennedy come  A. Warhol sta alla Pop Art e nell’immagine c’è l’identità della società dei consumi. Elabora il linguaggio pop anche Debora Hirsch con il dipinto Paint Booth, tratto da una rielaborazione di una fototessera giovanile 3×4 di JFK e JKO, che sorprende perché mette a fuoco una insospettabile vulnerabilità e forse l’innocenza giovanile della coppia.

Il  paparazzo Ron Galella, ossessionato da Jacqueline Kennedy, nell’opera dal titolo Jackie Kennedy 26.08.1977 New York, mette in primo piano lo sguardo inquietante della first lady, terrorizzata dalla presenza del fotografo pronto a tutto pur di realizzare uno scatto perfetto, che l’ha “perseguitata” con il suo obiettivo per anni trasformandola nell’immagine idolatrata ieri e oggi dalla moda. Alain Josseau espone JFK 2,  un’installazione disposta in modo orizzontale, come una sequenza fotografica che ripercorre le immagini  del filmato dell’assassinio di Kennedy a Dallas, in cui le sagome dei personaggi si dissolvono in fluide pennellate di colore blu-azzurro, evidenziando la pathos drammatico della scena senza descriverla. Conclude la  mostra una carrellata di quindici fotografie, originali, vintage, di vario formato, di Adriano  Bartolini, Ron Galella, Marcello Geppetti, Pierliugi Praturlon, Elio Sorci e alcuni altri paparazzi anonimi che ritraggono JKO in diversi momenti di vacanza, in particolare a Ravello, a Roma e a New York.

Alessandro Amaducci, Davide Bramante, Debora Hirsch, Alain Josseau, Ron Galella | Last. Opere Recenti nella vita di JFK & JKO

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