LAMBERTO TEOTINO. SISTEMA DI RIFERIMENTO MONODIMENSIONALE

0 Posted by - December 6, 2012 - Recensioni

Visitate la mostra di Lamberto Teotino da mc2gallery a Milano: varcata la soglia di questa chiesa laica a un passo dai Navigli,

sarete accecati dall’elegantissimo minimalismo espositivo del Sistema di riferimento monodimensionale, dove le fotografie dell’artista romano baluginano in un ordinamento neutralmente complice con lo spazio. Non è vero che se metti un numero men che minimo di opere a parete, queste fluttuino nel bianco della nebbia: una mostra così, sarebbero capaci tutti di farla, anche il critico americano Jerry Saltz che non sa da dove iniziare per appendere un quadro a una parete. Questo minimalismo espositivo è studiato (a noi piace vederla così, la mostra di Teotino): una parete della galleria è ignuda e l’altra mantiene larghe porzioni di pelle scoperta, mentre le fotografie stanno lì, fisse e sussistenti nella loro geometrica potenza, per farci dire, con la boccuccia a culo di gallina e il coitus interruptus del pensiero: “oh”. Il titolo della mostra prende le mosse dal metodo gnoseologico del filosofo Cartesio (La Haye en Touraine, 1596 – Stoccolma, 1650), che nel suo Discorso sul metodo teorizzò la possibilità di determinare la posizione di un punto o di un oggetto – le famose coordinate cartesiane – rispetto a una retta su cui è vincolato a muoversi. Lamberto Teotino lavora su immagini d’archivio appartenenti a diverse epoche – le opere del progetto, undici più un lavoro inedito, spaziano dalla fine dell’Ottocento agli anni Sessanta del Novecento – su cui pratica una piega, facendo scomparire così una fascia della scena e lasciando solo una porzione dell’asse con la piega: attraverso questa interruzione del “film” fotografico Teotino manda in tilt lo schema concettuale spazio/tempo preservando il più possibile l’oggettiva purezza dell’immagine, rispetto alla quale l’osservatore resta infatti “estruso” e svincolato dal punto di vista sia emotivo che cognitivo. Il sistema è quindi mono e relazione non v’è, se non nel senso della fruizione ex post di un apparato iconografico che sussiste di per sé. Il risultato è una distonia cronologica che non cerca l’empatia dell’osservatore né la collocabilità e familiarità dell’immagine fotografica, ma anzi, come scrive efficacemente Alessandro Trabucco nel testo critico della mostra, restituisce la verginità a immagini «osservate da generazioni future (noi) con occhi diversi dai nostri».

 

mc2gallery contemporary art
viale Col di Lana, 8
20136 Milano
mc2gallery@gmail.com
www.mc2gallery.it

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