LADDIE JOHN DILL. IL SACRO DELIRIO DELLA FORMA

0 Posted by - April 23, 2013 - Approfondimenti

Il discorso ideologico di Laddie John Dill (1943, Long Beach, California), figura pregnante nella vasta platea della modernità artistica, prende coscienza di sé tramite una lucida tattica operativa che si materializza nella combinazione biunivoca pittura/scultura. Assemblata la binaria fusione tecnica, la manovra mentale è pronta, di riflesso, a sviluppare appieno un manifesto intellettuale fatto di formule visive ancorate ad una ricchezza di elementi (talora nascosti, da decifrare) che convivono sotto lo stesso spessore artistico. Restringendo l’inoppugnabile limite tra pittorico e scultoreo, erosi i confini tra due opposti possibili, tra un “fuori” e un “dentro” dissocianti, tra l’uno e l’altro modus operandi, lo spazio d’azione in cui traslare il proprio materiale mentale si presenta come un’immensa regione estetica nella quale l’artista può includere il suo compromesso esecutivo tra massa e colore, rilievo e superficie cromatica, non più elementi dicotomici ma felice congiunzione materialistica.

L’artista ama navigare nel mare degli infiniti soggetti. In termini compositivi lo spazio operativo sui suoi lavori è lievitante, si abolisce il confine della cornice per presentare masse scultore in continuo affioramento. Dill predilige, per la creazione delle sue opere, una mistura di materiali talvolta divergenti, come legno e acciaio, che si fondono in un felice compromesso formale.      Dall’elemento metallico lavorato all’adozione del cemento, dal neon e le sue tubolari fluorescenze per poi estrarre il dosaggio ossido-cromatico che l’artista con abilità alchemica include sulle sue tavole tramite un’ordita disposizione coloristica. I suoi grandi nuclei scultorei sono masse che (si) raccontano tramite entità plastiche difformi. Esse subiscono una costante distorsione che non è mortificazione fisica, ma un assunto mentale, una scelta preferenziale etica (come pure estetica) in cui l’azione esecutiva valica il proprio spazio teorico per raggiungere aree inesplorate e fissare nuove radici stilistiche all’ombra di un concitato e convulso astrattismo. Utilizzando superfici minime (con cui spesso organizza composizioni multi-partite) nonché materiali di grande formato, la capacità di comporre masse ferruginose addensate a partiture cromatiche allo stato azzerante (colori neutri, monocromatici, assoluti), rivela agli occhi del mondo quanto di più caro l’artista possiede nella camera segreta del cuore: un repertorio ricettivo in cui è in atto un costante delirio perturbativo fatto di materia e colori. Un sistema estetico, ma soprattutto immersivo, a circuito aperto su un panorama visivo in cui la dominante cromatica ha il suo alto livello di affioramento.

Nella questione della propria combinepaintings la qualità delle opere di Laddie John Dill non è mai epidermica, seppure di primo acchito possa risultare all’occhio profano asettica o eccessivamente declinata verso una rigorosa intelaiatura geometrica. All’opposto essa penetra all’interno dell’opera stessa, tra il cemento e l’alluminio, per (ri)portare alla luce la propria vitalità pulsante. L’artista, nei momenti più oscuri dell’animo suo, alza gli occhi al cielo e si prefigge il miracoloso scopo di combinare un insieme percettivo ricco di contemplativi segni direzionali, che della luce del celo hanno assorbito un qualcosa di innaturale, di mistico. Ne danno prova tangibile la scelta dei motivi scultorei su cui opera. Sono modellati che si autodefiniscono nello spazio per divenire valori tattili onnipresenti e mutevoli: la massa generatrice si anima in un continuo divenire. Essa non è un operato plastico concluso, ma sostanza metamorfosata in costante evoluzione. Nelle sue sculture non vi è forza compressa, una spinta gravitazionale che grava sul piano di base, ma la materia lievita, oscilla fluttuante nello spazio infinito e irraggiungibile. Un palcoscenico complesso fatto di elementi mistiformi, masse e colori disposti dinanzi al fedele proscenio del mondo per esibire una visione mistica, un miracolo plastico.

Laddie John Dill 

ART1307
Rampe Sant’Antonio a Posillipo 104, Napoli
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