VASSILY KANDINSKY | LA COLLEZIONE DAL CENTRE POMPIDOU DI PARIGI

1 Posted by - December 24, 2013 - Recensioni

Una mostra silenziosa. Una mostra fatta bene. Una mostra su Kandinsky. Fino a qui tutto bene. VASSILY KANDINSKY. La collezione del Centre Pompidou, non è però una mostra per chi ama il Vassily dei primi anni del Novecento, quello del Blaue Reiter, tanto per capirci. La collezione arriva direttamente da Parigi, dal Centre Pompidou, e ci mostra un Vassily alle prese con l’astrattismo vero e proprio, non più con quell’espressionismo colorato e romantico, sognante, ma rivelatore di grandi emozioni. Eccezion fatta per i due dipinti Improvisation III del 1909 e Bild mit rotem Fleck (Quadro con macchia rossa), del 25 febbraio 1914. Più qualche acquerello e inchiostro di china su carta, ancora simili ai dipinti del cavaliere azzurro, ma che fanno già immaginare dove il percorso evolutivo di Kandinsky andrà a parare. Perché le figure a un certo punto se ne andranno via per sempre dalla mente e dalla tela di Kandisnky. Ma non i quadrati, le linee, i cerchi, le amebe, bensì i paesaggi, le costruzioni, gli umani. Emblematico Bleu de ciel (Azzurro cielo), del 1940, esposto nell’ultima sala. La mostra, che presenta ben ottanta opere dell’artista -e solo dell’artista, per una volta- è una vera monografica, alquanto esaustiva, che ci fa conoscere molto profondamente il pioniere dell’astrattismo. I dipinti presenti nella prima sala, come Alte Stadt II (Città vecchia II) del 1902, Venise n° 4 (Venezia n. 4), 1903 circa, numerosi Senza titolo datati 1905 e 1906, ci mettono di fronte a un Kandinsky abbastanza inedito, ma che ci fa anche capire perché quel Vassily non sia diventato famoso con quel tipo di quadri. Non era un bravo impressionista, e deve averlo capito da solo e molto presto. Non a caso, di lì a breve, sarebbe entrato a far parte del movimento Der Blaue Reiter, formatosi a Monaco di Baviera nel 1911 e attivo fino al 1914. Un espressionismo pieno di gioia e di vita, che illuminava gli occhi e scaldava i cuori e che fu distrutto a causa dell’avvento del primo conflitto mondiale. Da quel momento in poi, Kandinsky, di fronte alle atrocità delle guerra, di gioia, intorno e dentro di sé, ne vide ben poca. Da qui, forse, il drastico cambiamento della sua pittura, che in qualche modo si è evoluta, ma che ha anche perso quella forza espressiva che scaturiva dai dipinti degli anni  Dieci. E la mostra a Palazzo Reale entra nel vivo del suo periodo astratto, ispirato anche dall’amico e collega Paul Klee e dal surrealista Joan Mirò, dove i colori rimangono vivi, a tratti, ma dove prende il sopravvento l’elogio di ciò che non esiste nella realtà, e che viene solo stilizzato, pensato, immaginato. E’ la disgregazione della figura. Il concetto diventa la cosa più importante, più dell’emozione, più di tutto. Ciò che è microscopico prende spazio e vita nella tela, ciò che è spirituale scompare, forse anche influenzato dal periodo trascorso come insegnante nella scuola del Bauhaus. E in questo, Kandisnky, è stato sicuramente un apripista per tutti coloro che sono venuti dopo di lui.

Insomma, la mostra è molto ben strutturata, curata, ricercata. Scrivere di Kandinsky non è mai semplice, si rischia di inoltrarsi in terreni impervi o già fin troppo esplorati. E Vassily stesso ha scritto molto e profondamente. Lui era un uomo colto, il suo pensiero era alto. Basti pensare al libro Musica e pittura, che raccoglie le lettere che Arnold Schönberg e Vasilij Kandinskij si scambiarono agli inizi del XX secolo, per rendersi conto di che razza di levatura stiamo parlando. Oppure Il problema delle forme, Lo spirituale nell’arte, Punto, linea, superficie: contributo all’analisi degli elementi pittorici. Leggeteveli!

Vasilij Kandinskij | La collezione del Centre Pompidou di Parigi

Palazzo Reale, Milano
www.comune.milano.it

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