JOHN BOCK | SWEET SUB – NOTHING – SPORES

0 Posted by - February 19, 2014 - Recensioni

John Bock, quarantanovenne artista tedesco dallo sguardo spietato, ciuffo rockabilly, curriculum invidiabile, che ha esposto in due Biennali di Venezia e vanta mostre internazionali, ha studiato Economia e Arte all’Università di Amburgo ed è un autentico situazionista, dadista capace di vivere l’arte come un viaggio senza meta, dove critici e sedicenti tali sono nemici  dell’invenzione.

Bock nel 2004 ha esposto a Milano nel Padiglione Reale della Stazione Centrale per la Fondazione Trussardi e ricorderete i suoi video non-sense, in cui azioni improbabili e assemblaggi caotici di oggetti quotidiani hanno eletto la provocazione a stile, anche se ora non sorprendono più. Anche l’arte contemporanea invecchia. Restano indimenticabili le sue Lectures, come chiama le perfomance-parodie dell’assurdo degli anni Novanta.

Non è adrenalinico come ce lo aspettavamo il Bock di scena da qualche giorno a Milano da Giò Marconi, dove si ospita la sua quarta mostra personale, l’ennesimo teatro dell’assurdo in cui  razionalità e logica sono bandite e la dimensione del gioco risulta latitante, anche se alcune opere apparentemente prive di senso come i titoli casuali,  se osservate con attenzione analizzano la follia  e le contraddizioni della società occidentale onnivora di merci e di immagini.

L’hanno reso unico irripetibili performance inscenate come lezioni accademiche in cui si affrontano macrotemi economici e argomenti relativi all’arte, malata di sterile intellettualismo e logiche di mercato. Molti di questi testi che avrebbero fatto impazzire l’Ubu Roi sono stati pubblicati ma, al di fuori della sua perfomance già di per sé incomprensibile, sono pressoché illeggibili, come rivelano alcune tavole di testo delle lezioni riportate su quattro pannelli con frasi storpiate. Qui c’è puzza di  mercato dell’arte, lo stesso contro il quale si scaglia l’artista.

Bock, cabarettista, attore di azioni e video di forte impatto teatrale, rielabora elementi delle commedie slapstick e vaudeville, in cui il grottesco e l’eccesso sono una regola, che però alla fine, seppure fantasiose e divertenti, annoiano, perché troppo condite di allusioni autobiografiche.

Da Marconi l’artista irritante si ripresenta con maxi installazioni volutamente caotiche: una evoca un tubo digerente con calzini usati, nelle altre vedrete vestiti  vecchi, oggetti vintage  –  giradischi, vinili – e  budelli di tessuto che inscenano assemblaggi ibridi  che superano il confine tra storia dell’arte, realtà e teatro dell’assurdo, in cui tutto è il contrario di tutto e per molti il gioco è divertente. Nella grande sala a sinistra delle galleria sorprendono quattro teche -maxivetrine  minimal-  dove la più  pregnante è quella con una tenda nera, effetto sipario, che emette lampi  dall’interno a intermittenza. Questa, spiega l’artista,  è “un omaggio al teatro e al cinema noir ”. Una vetrina alta tre metri da cui si vedono le suole di un paio di scarpe, su una delle quali è appiccicata una cicca. Nella terza teca penzola in verticale una catena di biglie sulla quale si arrampica dello sterco di coniglio. Elemento principale della mostra è l’installazione Ait-il se terme, realizzata con il materiale di una performance precedente, il cui video accompagna l’installazione. Tutte le opere esposte dialogano con lo spazio e sono all’insegna del grottesco e dell’ironia: o piacciono o si rifiutano in blocco e sono da vivere come un’esperienza fisica, tornando in po’ bambini, non adatte a tutti quelli che prendono troppo sul serio l’arte contemporanea. Invece merita attenzione il suo film  Above the point of the glowing silence, presentato in occasione della Biennale di Venezia del 2013 , in cui si vede una bellissima Musa danzante che racconta a un baco  brevi storie sull’amore, sulla morte, sulla follia e altri mondi paralleli in una “Casa Segmento”, da vedere fino alla  fine più che da raccontare, per sorprese di insospettabile poesia di alcune immagini. Negli ultimi dieci anni Bock realizza per lo più  video che  sono un tutt’uno con le sue performance senza divenire documentari del già fatto, originali per la sua capacità di “frullare” tra loro linguaggi diversi che inscenano un mondo dissociato in cui paradossalmente il bizzarro è una logica e la follia è nella realtà della società contemporanea.
 

 
John Bock | Sweet Sub-NOTHING-Spores

Giò Marconi
via  Tadino 15, Milano
info@giomarconi.com 
www.giomarconi.com

No comments

Leave a reply