La delegazione di kritika approda al Museo d’arte contemporanea di Lissone intorno alle 18 di sabato 5 maggio. Dì li a poco arriverà anche Ivano Sossella, artista genovese operante nel milanese ormai da diversi anni.
Arriva, concitato scambia due parole con noi dandoci due indicazioni riguardanti la mostra e i progetti che sta portando avanti: le ombre dei monumenti che non esistono non sono ancora pronte, perché nei giorni precedenti è piovuto e la pittura non ha tenuto sull’asfalto. Quindi la mostra c’è e non c’è, ma non è problema, dato celebra un’assenza più che una presenza.
Gli interventi di Ivano Sossella riguardanti le ombre, della serie Schatten ricorrono alla rappresentazione delle stesse ombre artefatte di monumenti non esistenti; nelle principali vie pedonali della città verranno tracciate le silhouette di statue e monumenti inesistenti, restituendo la “presenza a un assenza”.
Dopo un rapido excursus dell’artista partito dalla pittura e terminato alle radici del pensiero platonico-cristiano, finalmente si entra nel museo, dove il direttore Alberto Zanchetta presenta la mostra. Aperte le porte dell’esposizione, facciamo defluire la massa e intravediamo altre personalità di spicco del mondo dell’arte contemporanea, tra cui Massimo Kaufmann e il mercante d’arte Sergio Mandelli, con cui scambiamo qualche parola.
In mostra veniamo attirati nella sala dove espone Ivano Sossella: o meglio, dove NON espone, poiché il gesto artistico qui è la mancanza evocata da un’estetica dell’assenza dei quadri dal muro, rimossi lasciando la parete perfettamente schiarita in corrispondenza con la sagoma del dipinto.
La serie Der Geist, “lo spirito”, all’opposto delle Schatten (le “ombre”), che rappresentano un’esistenza evocata, presenta opere che simulano pareti dalle quali sono stati sottratti i dipinti, rendendo il gancetto di supporto del quadro e la sagoma dello stesso l’unico protagonista della pittura.
L’opera di Sossella stimola l’immaginazione e la continuità dell’esperienza visiva, che in modo spontaneo tende a colmare le lacune, ovvero i quadri “razziati“ dai muri. L’artista riesce quindi a liberare e a esprimere il pittorico anche dove apparentemente non ne resta traccia, ai limiti dell’iconoclastia.
Con Schatten e Der Geist, Ivano Sossella si esibisce in un funambolismo in equilibrio tra oblio, persistenza e riconoscibilità del oggetto artistico, esplorando molteplici orizzonti di senso e stravolgendoli, aspetti che da sempre ricorrono nella sua poetica di pensatore e artista contemporaneo.
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