Una volta volevo aprire, insieme a due pazzi (fra pazzi ci s’intende) una farmacia dell’arte. Trovammo lo spazio fisico (un’ex fabrica di giocattoli) e l’affittuario. Ma non se ne fece nulla, perchè la struttura era coperta di Eternit. Insomma, cazzi da cagare. Che bello, pensare sub specie aeternitatis e riavere a che fare con L’eternit grazie a una nuova intervista al citofono di Ivano Sossella con l’artista Marco Lavagetto…..
Ivano Sossella usw
A dire il vero non c’è un tuo lavoro, di quelli che conosco, che possa far venire anche lontanamente l’ idea o la sensazione che si tratti d’arte. Nemmeno un apparentamento lontano, una simpatia, il vago sospetto che – forse – potrebbe avere a che fare con l’ arte. Mi riferisco al post-post-mortem, mi riferisco al funerale dei funerali, mi riferisco all’Eternit: sopratutto all’Eternit. Ma che fai Marco?
Marco Lavagetto
Una bella domanda! L’arte è sempre comprensibile a tal punto che ci tocchiamo sempre le palle. Materiali come l’Eternit, e il nome la dice tutta, sarebbero stati utili solo per costruire una cassa da morto… Ma adesso i ragazzi uccidono la gente per strada solo per farci un video e postarlo su youtube. Prima o poi diventerà una corrente artistica, il knockoutismo…
Ivano Sossella usw
nn ho capito niente: zero. Ma nn importa. Uno, più vero e certo di me, ha detto che se la vita non è comprensibile, perché dovrebbe esserlo l’arte, la poesia… Poesia: io ho appuntamento con Aldo Samuele ma prima di arrivare a lui devo chiederti una cosa: “Eternit”… ti ho visto alla biennale… non eri tu?
Marco Lavagetto
Io ero lì alla biennale, ma ad un’altra biennale: la biennale di Foggia…ma lì cosa era successo? mi venne in mente che nel 1981 scrissi un piccolo racconto sulla frequenza grigia (che era la stesso tono del grigio tossico di Eternit) che recitava così : “…Naturalmente non mi bastava vedere la FREQUENZA GRIGIA. ma volevo anche sentirne il profumo, il suono. Ed è per questo che iniziai ad occuparmi di chimica e di elettronica, convinto com’ero che il significato finale del smisurato bisogno di grigio, doveva avere origini sinestetiche…
Ivano Sossella usw
Ho capito: ti sei scazzato? Ti ha dato fastidio, se non altro per la tua maglietta blu con la scritta Eternit in giallo per pubblicizzare il disco dei ModelliProdotti. vorrei saperlo.
Marco Lavagetto
Sapere è una cosa grossa. Per essere sincero, per citare Tito Mussoni senza peli (di fica) sulla lingua, mi ha leggermente infastidito la mostra di Luca Vitone, ma non vorrei sembrare invidioso, perché Luca è più famoso di Lavagetto… Il primo artista che usò quel veleno concreto per le sue opere, fu Alighiero Boetti nella mostra dell’arte povera di Genova curata da Masnata. Senza sapere i gravi danni che causava quel materiale, ebbe un’idea geniale: appoggiarli uno sull’altro, stando attento di non rovinarli… Quel volume modulare era perfetto, così sintetico e si poteva usare per sempre… sì per l’eternitè… Dopo, si seppe, che la polvere di asbesto crea tumori… Boetti è stato un artista-profeta casuale. Adesso lo sanno tutti che queste cose grigie che vediamo in giro (anche sotto casa mia, c’è un tetto di eternit) sono pericolose…E nell’arte si usa sempre una immagine che richiama la morte… le cose che creano danni, diventano arte, un’opera d’arte assassina…Il pezzo di Eternit di Luca che ho visto esposto in una galleria di Genova, è inglobato, come fanno tutti quelli che lo trattano per portarlo via. Io no, sono un vero assassino, lo lasciò così, esposto all’aria e alla pioggia, sperando che si sgretoli
Ivano Sossella usw
faccio un ponticello su questo tuo delirio anche per guardarlo con distanza, dall’ alto, come si dice, a volo d’ uccello. Forse l’ Eternit è talmente tuo, con buona pace di Boetti e altri, che hai ritenuto opportuno fregartene dell’arte. Come dire: per quanto tu possa fare, l’ Eternit ti supera. Ma, detto questo, Eternit è cosa tua e chi ha dubbi dovrebbe meglio averli per altro. La penso così. Ma vorrei dare continuità alla morte che generosa ci offre il pensiero e il dono dell’ eterno e arrivare a Aldo: dimmene a grado zero per favore. Tieni il delirio stretto in gola…
Marco Lavagetto
Aldo era un poeta benedettino senza occhi-mani-sedie… sto delirando anch’io! é una citazione della poesia di Aldo, “Semisveglio”. In quella poesia c’è un concentrato di dolore, afrore, sudore, stupore… Per parlare di Aldo, ci vogliono dieci lingue. Per conoscere Aldo, è d’obbligo entrare in una camera ardente abbandonata. Per sentire il suono delle sue rime, ci vogliono voci emetiche… le voci di Aldo provocano e scatenano rovinose cadute di pezzi di zinco taglienti in quei labirinti dipinti di un grigio perfetto, si ha la sensazione di cadere in un buco umido che ti stringe fino a soffocarti… ma per descrivere la vita di Aldo è sufficiente dire solo tre parole, EGA OVNE SAVAHA… Mi sono lasciato andare perché tra breve sarà in rete la versione del mockumentary di Aldo curata da Paolo Caredda…
Ivano Sossella usw
Ora ti casso, ti banno, ti mando a cagare! Allora provo così: quando è nato Aldo ? Dove è nato ? Dove è vissuto ? Cosa ha fatto ? Quando è morto e di cosa è morto ? Dai Marco…
Marco Lavagetto
Ok …Aldo Samuele nacque a Sciarborasca (Ge) il 19 giugno del 1962. A sedici anni aveva già scritto tutto. Nel 1979, Aldo abbandonò la penna per trascorrere gli ultimi sei mesi della sua vita alla strenua ricerca dell’analgesico che ” toglie il dolore di essere nati”. I rari versi scritti dal poeta nell’anno della sua morte, sembrano solo fonemi ermetici e privi di senso, quale il breve componimento EGA OVNE SAVAHA. Ammalatosi gravemente, spirò il 11 giugno del 1979 al Marina Rati, il fatiscente ospedale di Cogoleto, dove aveva trascorso anche i primi giorni della sua breve vita. Le ultime parole che Aldo riuscì a sussurrare a sua madre furono “Questo mondo non esiste”.
Ivano Sossella usw
E’ il miglior auspicio che uno può rivolgere a se stesso mentre sta crepando: che il mondo dei vivi, questo mondo, non esista. Così se qualcosa esiste c’è la piccola possibilità che sia proprio dove uno va ( o non va) crepando. Forse l’ unico impaccio al tuo lavoro è proprio che tu sei ancora vivo….
Marco Lavagetto
Sì.. sono nato in una famiglia che arredava i cofani funebri e mio padre accettava la morte perché ci campava. Lui diceva sempre: “avanti coi carri, spostate i morti”… come se fossero oggetti… mi viene in mente una scena grottesca ed infine drammatica, del film Un borghese piccolo piccolo… una camera ardente sovraffollata di casse sovrapposte come fossero opere d’arte pronte per un funerale con le voci strazianti dei parenti… Sì…mi sento un becchino… un becchino per l’arte…
Ivano Sossella usw
Viole e amaranti coltiverò per il tuo sepolcro.
ivano sossella (1963). Artista
Marco Lavagetto è nato a Cogoleto l’ 11 giugno 1962. Nel 1982 con Edoardo Di Mauro, crea la corrente Superficial Art. Continua a lavorare ed esporre collaborando a progetti, mostre, iniziative interdisciplinari ad ogni livello. Lavagetto continua ad arredare cofani mortuari ed occasionalmente espone in qualche galleria, oggetti funebri incidentati.
Guarda il video della collettiva EN PLEIN AIR PROFILE 2012 curata da Elena Privitera e Marco Filippa con opere di Lavagetto e Sossella
Qui un documentario d’archivio su Aldo Samuele (1962 – 1979)
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