Non mi voglio vantare: Giuseppe Berto fu un grande scrittore che si poté permettere di scrivere due romanzi senza la minima punteggiatura e con uno ci vinse anche un premio letterario e qui con le interviste via chat di Facebook di Ivano Sossella si fa lo stesso. Perché snaturare in postproduzione editoriale con i segni rossi da maestrina una conversazione rustica e sincera e degno oggetto delle attenzioni di ogni voyeur?
Non si può certo dire che Fabio Giampietro non sia uno dei nostri, dal momento che lo potete trovare anche qui. Che volete farci?, siamo faziosi.
Cittadine e cittadini, buona lettura.
(Emanuele Beluffi)
Ivano Sossella usw: Fabio, forse tu riesci a darmi chiarezza dell’uso contagioso, tra artista e artista, quadro e quadro, dei toni bruni e autun/invernali che monopolizzano la loro tavolozza così come la tua?
Fabio Giampietro: Io non lo vedo contagioso, direi anche purtroppo, perché non apprezzo particolarmente le derive pop di alcuni artisti alle quali ho assistito negli ultimi anni. E’ un discorso complesso e personale. La mia è una scelta che arriva da un percorso che parte molto colorato. Utilizzo colori che si associano culturalmente all’idea di tempo e di memoria, i colori seppia, le terre e i bianchi e neri per il passato ed i ricordi e i grigi metallici e bluastri per il futuro. Tendere al passato per guardare il futuro. Vuoi il colore? Accendi lo smartphone o il televisore ora e fatti drogare dalla pornografia caleidoscopica di Instagram o dalla psichedelia dello zapping sui mille canali delle pay tv.
Ivano Sossella usw: Guarda che il pop non si chiude su una scelta del pink o del verde acido. Ti domandavo perché il tono brunito e autunnale è frequentissimo nei videogames tipo Silent hill o molti altri…più pop(ular) di questo…In fondo sono schemi mentali molto condivisi: il bruno ricorda l’antico, il giallo la gioia et c. Ma l’arte non fa saltare proprio questi luoghi comuni?
Fabio Giampietro: Schemi mentali per usare le tue parole che fanno parte del gusto di un’epoca, il suo lato più cupo e criticabile su cui l’arte riflette e che l’arte può rappresentare e documentare. Non sempre l’arte si muove per scardinare e tritare luoghi comuni e stereotipi, ma può anche servirsene ed incorporarli riuscendo comunque a sorprendere, meravigliare e, si spera, anche ad emozionare. D’altronde stai parlando con un artista che utilizza un linguaggio molto rodato come quello della pittura e del disegno, l’importante è attualizzarlo. Io mantengo uno sguardo molto attento sulle nuove tecnologie. C’è una considerevole scena indie nell’industria dei videogames la cui distanza dall’arte è sempre più discutibile ed è determinata principalmente dal pubblico che per ora raggiunge.
Ivano Sossella usw: …sarebbe opinione sinceramente condivisibile se il rivolgimento che l’arte agisce fosse strumentale. È così invece la sua natura: lo specifico inevitabile dell’arte, quel che le permette di accedere oltre il reale è proprio mettere-in-dubbio, dare dinamica, alle nostre certezze. Un cane blu è più marrone di un cane marrone: così è la pittura. Poco altro. Credo sia questa la sorpresa. Ma credo tu stia parlando di maraviglia piuttosto…Il fin della poesia (pittura) è la maraviglia?
Fabio Giampietro: Se avessi ben chiaro il fin della poesia avrei già smesso da un pezzo!
Ivano Sossella usw: …Capisco. Puoi inviare una immagine di un tuo lavoro?
Fabio Giampietro: L’hai notato dall’empire state velasca? Fa parte di una serie di quadri surrealisti démodé in cui mi sono immaginato i milanesi con complicate giostre al posto della testa. Il fatto che anche le statue sulle guglie siano così implica il fatto che le persone in questa terra di mezzo siano da sempre così.
Ivano Sossella usw: …Sì sì… L’ho notato. Son qui per notare. Mi chiedo: stai scherzando vero?
Fabio Giampietro: Magari!
Ivano Sossella usw: Infatti…Mi parli dell’ empire+madonnina (mi taccio…) e mi fai dunque il pop… Decidersi una volta no? Io, per essere non seri ma seriosi, vedo un bozzetto per Metropolis (erano bellissimi sia chiaro ) … Anzi per Metropolis 2 La Vendetta. Son molto lontano da quel che fai?
Fabio Giampietro: Ti rispondo magari ancora una volta! No non sei per nulla lontano, anzi, è un immaginario che mi ha influenzato moltissimo. Dipingo su tele abbastanza grandi. Questa è mediamente piccola ed è 170x120cm. Ne ho finita una per la prossima mostra, di 10 metri.
Ivano Sossella usw: 10 metri… D’altronde i quadri come questo han bisogno di dimensioni generose. La prospettiva così offerta come soggetta ad un risucchio chiama a gran voce lo spettatore e gli chiede di salire a bordo. Come un giro sull’ottovolante, come assistere all’arrivo del treno dei Lumière che non è certo adatta al display di un cellulare per la stessa ragione che la corsa sulle montagne russe non può essere di pochi metri. Dunque si inciampa ancora nella maraviglia: un godimento giocoso di breve durata spesso irripetibile e, talvolta, in breve oggetto di noia. 10 metri… Non è che Anselm Kiefer magari si incazza?
Fabio Giampietro: Le dimensioni contano. Se l’arte fosse un circo vorrei essere la bigliettaia. E guardare le facce di tutti prima e dopo lo spettacolo. Dopo la caduta. Kiefer c’è l’ha più grosso. Sono una bigliettaia con l’invidia del suo pene.
Ivano Sossella usw: Ok ti lascio fare la bigliettaia invidiosa mentre vado a cena con Barnum…Invii un altro lavoro per favore?
Ivano Sossella usw: È questo il lavoro grande?
Fabio Giampietro: sì è un lavoro legato al mio nuovo progetto che coinvolge la realtà virtuale. è così stretto e lungo perché è pensato per essere montato su un telaio circolare, avvolgente. sono qui col Garuffi [Emanuele Beluffi, n.d.r.]
Ivano Sossella usw: Ma se è montato su un supporto circolare, un anello, testa e coda di toccano. Si perde il continuum…Risulterà da almeno un punto di vista un quadro con una giunzione (un taglio direbbe qualcuno) nel mezzo…Va bene così per te?
Fabio Giampietro: No non proprio circolare. Diciamo curvo. Di modo che avvolga il campo visivo
Ivano Sossella usw: Prospettive a volo uccello un po’ psicotropato, altezze e vertigini e ora pure la distorsione ottica (e non solo) della tela curva… la maraviglia comincia a prendere alla gola..
Fabio Giampietro: Più che scenografie un teatro intero, un sipario a volte chiuso e a volte spalancato su un palco vuoto, sulla fine del mondo. La fine del mondo vista con gli occhi dell’uomo nuovo, arreso alla materialità, alla carenza ideologica e al pensiero liquido in cui è vero tutto e il contrario di tutto. La maraviglia sta negli occhi dei bambini. Sebbene rari, sono le uniche presenze che abitano i miei scenari fighi. Sono gli unici che possono vedere lo spettacolo e far tornare a girare la grande ruota. Per loro l’ingresso è gratis
Ivano Sossella usw: Mi piace la risposta anche se a mio vedere ha un pò il retrogusto di luogo comune…cose non vere. Ma le bugie muovono l’arte, si sa. Detto questo, il pensiero liquido and company li lasciamo un attimo e rispettosissimamente non proprio in un cassonetto ma, diciamo, molto vicino…e ti informo che la meraviglia poi non appartiene ai bambini. Cominciano a conoscerla quando bambini non son più. Loro son oltre o prima della meraviglia come di ogni altra cosa. Così dovrebbe forse la pittura essere sempre prima e dopo quel che è o presenta. Se si guarda un quadro, se è arte, allora ci si sbaglia. Vedo dei palazzi che appaiono come la dentatura di un mostro antichissimo ed enorme a fauci spalancate. Che ne è ora della tua città del futuro e suoi liquidi vari?
Fabio Giampietro: Il nonsense ormai urla nel nostro quotidiano. Proprio ieri all’hamburgheria vegana sotto casa mi han detto che Gautama non ha mai avuto coscienza del suo essere la più importante figura spirituale e religiosa di tutta l’Asia. Lui si è limitato ad essere e a meditare. Sono gli altri che danno valore e significato alle cose, ma gli altri sono anche l’inferno. Quindi alla fine un quadro deve solo fare il quadro, su cosa sia l’arte lasciamo discutere gli altri e teniamoci la ragione.
Ivano Sossella usw: Gli altri chi? Non c’è nessun chi. Informo te e Gautama che non c’è proprio nessuno. Ma il punto è un altro: vegani!!! Per favore qui censura su vegani. Totale. Un vegano di fronte al bue macellato di Rembrand piange, mentre io (tu) tutt’altro. Per dire: non sa un po di paraculata dire, se capisco bene, che la pratica di interrogarsi su cosa sia un quadro è alla fine una pratica pippaiola, vetero-concettuale? Forse è così ma è quasi più surreale a mio vedere dare un quadro per cosa a suo modo scontata. Non basta dipingere per dipingere. O basta?
Fabio Giampietro: Levati i guantoni da boxe! Se gli altri non esistono basta eccome. A me basta. Gautama ti saluta mentre mi guarda beato e annuisce. Lui lo sapeva già che nun ce sta nessuno
Ivano Sossella usw: Basta eccome caro, anzi ce ne è pure d’avanzo. Concordo, per quel che può valere, con te uomo del futuro e ti ringrazio, prima di andare alla messa vespertina, per questa feat-intervista.
E SE NON VI BASTA, LEGGETEVI ANCHE L’INTERVISTA DI “ALAN FARSON”
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