INTERVISTA KRITIKA AD ANNA D’AMBROSIO (AMY-D ARTE SPAZIO)

1 Posted by - June 10, 2014 - Interviste

Da Amy-d Arte Spazio a Milano è in corso una mostra piuttosto “atipica”: The transparent dream, rapporto fattivo tra impresa scientifica e lavoro d’arte contemporanea. Nella fattispecie, trattasi di un progetto espositivo basato sull’impiego del grafene, materiale non presente in natura e potenzialmente rivoluzionario, ricavato in laboratorio nel 2004 presso il Dipartimento di Fisica dell’Università di Manchester (Andre Geim e  Konstantin Novoselov, Nobel per la Fisica nel 2010) e, per i suoi potenziali molteplici impieghi, definito dalla cronaca internazionale “il materiale delle meraviglie”, o anche “la plastica del futuro”. E’ la sostanza più sottile al mondo, duro come il diamante, estremamente flessibile, duttile e leggerissimo. Le relative applicazioni, le più svariate: fogli elettronici “arrotolabili” e tascabili, smartphone, tablet, computer e e-Book ​readers dal peso di una piuma e dalle prestazioni eccezionali, tessuti con chip integrati e invisibili, ma anche preservativi indistruttibili e automobili leggerissime, resistentissime e a bassissimo consumo di carburante. Un materiale ecosolidale e sincero democratico, insomma.

The transparent dream, progetto di economART per un’economia di qualità,  incentrato sull’esplorazione delle relazioni fra arte ed economia e curato da Anna D’Ambrosio titolare di Amy-d Arte Spazio in collaborazione con Festival della Scienza di Genova, UNISA di Salerno, Politecnico di Milano, IIT – Istituto Italiano di Tecnologia, Pentachem, Nanesa, AMA Composites, Picotech, Italfim e testo critico di Jacqueline Ceresoli, presenta il grafene sottoforma di fogli, inchiostri, polveri, aerogel attraverso la sua“rilettura” operata dagli artisti Annalù Boeretto, Giuliana Cunéaz, Diamante Faraldo, Mattia Novello e Lorena Pedemonte Tarodo, con una piattaformaflessibile e aperta.

L’inaugurazione di The transparent dream è coincisa con la personale Nobody (2013) di Mattia Novello, riassemblaggio di due biliardi scomposti, per una nuova visione (cambio di equilibri) e in Peso Piuma  (2014),  il primo lavoro di arte contemporanea realizzato con aerogel di grafene.

Anna D’Ambrosio è una gallerista un po’ “speciale”. Forse nemmeno vorrebbe esser definita “gallerista”. Ad ogni modo, la sua ricerca, incentrata sulla realizzazione di addentellati fattivi con il mondo della produzione e l’ordinamento di mostre spesso incentrate su tematiche di ordine sociale, economico e politico (politico lato sensu, of course), rendono la sua attività espositiva quantomeno altamente encomiabile. Ne parliamo con lei, concentrandoci naturalmente su questo nuovo progetto, The transparent dream.

Cara Annamaria, tu come l’hai scoperto il grafene? E quale obiettivo ti sei posta con questo progetto di economART? Ma poi, cos’è esattamente la piattaforma economART?

Appassionata da sempre di fisica da circa due anni seguivo un progetto sul piccolo dal titolo:” l’economia della grandezza” contro la megalomania…espositiva di una certa arte ; passare dal piccolo all’invisibile dei materiali nano di nuovissima generazione e in particolare del grafene il passo è stato automatico. Mi sono innamorata della bellezza e duttilità insito in esso e degli aerogel.

La piattaforma economART si prefigge di creare e/o ripristinare il circuito, magico e commercialmente forte, tra garante industriale e realizzazione artistica contemporanea grazie alla supervisione di biologi, chimici e fisici e i collanti istituzionali quali Università e laboratori di ricerca.

L’economia come scambio è il motore di tutto, scrive la storia, crea i governi e usarla come medium in Arte ci fa capire il meccanismo intrinseco alle cose.

Posso confermare che, da Titoli. Arte tra finanza e mercato fino a The Transparent Dream, ci sono voluti quattro anni per riuscire a realizzare quello che la piattaforma si era prefissa.

L’inaugurazione di The transparent dream è coincisa con la presentazione di due lavori inediti di Mattia Novello, due biliardi riassemblati a formare un unico blocco di 90° e un’installazione a parete di aerogel e grafene, primo lavoro d’arte in assoluto realizzato con questo materiale: chi ne ha sostenuto la produzione? E quale sarà la destinazione nel medio/lungo termine? Musei?

La produzione, l’acquisto come anche l’importazione di molti dei materiali esposti e messi a disposizione degli artisti sono stati sostenuti personalmente da me e dalla galleria, successivamente all’acquisizione e creazione di partnership ci sono stati donati svariati materiali e/o applicazioni dall’Unisa di Salerno , dal Politecnico di Milano, dalla Nanesa, dall’AMA  Composites, dalla Picotech. A brevissimo partiranno le sperimentazioni artistiche che proporremo a varie sedi istituzionali (musei, spazi industriali, università e centri di ricerca ) con un programma in progress. Pensiamo anche a una partecipazione “mirata” a Fiere internazionali incentrate sulla ricerca ed innovazione.

The transparent dream si basa sulla sinergia con organismi istituzionali e industriali: hai incontrato delle difficoltà a sollecitarne il coinvolgimento in un settore, quello dell’economia italiana dell’arte contemporanea, che attualmente annaspa un po’?

All’inizio, ad ogni mail che inviavo a strutture istituzionali e/o di ricerca, la risposta (se c’era) era laconica e perplessa a volte di negazione. Il primo spiraglio l’ho avuto dal Festival della scienza di Genova nella persona della presidene Manuela Arata e di Chiara Quartero che la coadiuva; a loro devo molto e le ringrazio per la curiosità e/o lungimiranza mostrate e nella fiducia che mi hanno accordato. Come ho detto la sera dell’opening, ringrazio tutti quelli che mi hanno supportata e anche quelli che mi hanno negato ascolto, aiuto e possibilità perché hanno attivato in me “la sfida” grazie alla quale nulla, ma proprio nulla, è impossibile. Riporto un commento di un visitatore che il 29 maggio scorso durane l’inaugurazione chiamandomi da parte ha commentato: “finalmente una mostra di vera Arte Contemporanea e pensare che tutto è partito da Milano è importante. Fai scudo e proteggi salvaguardando ciò che stai creando”.

I privati arrivano (o almeno ci provano) laddove lo Stato latita. E, quando c’è, fa la furbata, come l’acquisizione del Ministero degli Esteri di opere d’arte contemporanea non limitate ai cosiddetti “storici” avvenuta in comodato d’uso, quindi a gratis, quindi senza alcun contributo al ri-avviamento dell’economia (quantomeno, dell’economia dell’arte). Come ti poni tu, in quanto galleria privata, nel mercato dell’arte? Vista la tipologia della tua ricerca espositiva, da te non passano solo collezionisti e compratori in cerca dell’opera da appendere alla parete.

Da AMY D Arte Spazio passa una fauna varia e sfaccettata di collezionisti, curiosi o semplici /meravigliose persone a cui l’Arte che presento piace;  sovente chiedono la spiegazione di progetti e lavori con un interesse attivo e pensante. Opero in questo settore da troppo poco tempo per poter trarre giudizi, essendo partita…in salita (momento di empasse economica).

Sia pure in senso iperbolico, ultimamente sento spesso (da parte degli artisti!) vaticinii tremendi per le gallerie: ti senti parte in causa?

Sia gli artisti che i galleristi devono ridefinire i loro rapporti e soprattutto l’identità a monte, quella che li relaziona. La mia ricetta è sempre la stessa: il primo ad essere pagato (a volte con lo stesso assegno di acconto del cliente) è sempre l’artista, che sovente metto in relazione e presento a chi ha iniziato a collezionarlo. Questo è il mio marchio personale e di galleria ; tutto ciò che viene dopo , mancata  deontologia, furbate e/o sotterfugi sono a carico di chi li compie. Azioni senza ritorno.

Chi sono i potenti? (nell’arte). Qual è secondo te lo stato attuale dell’arte in Italia? Chi domina il campo? E quali gli scenari futuri?

Attualmente i potenti nell’Arte sono i gestori e creatori di fiere, aste e le gallerie che “fanno cartello” con l’avallo di certa stampa. Basta guardare i componenti di queste sezioni per sapere nomi, nomenclature e poteri coinvolti. Il problema che mi pongo è questo: “dov’è la vera arte contemporanea, se all’ultima edizione del MIA padroneggiano ancora gli Anni Sessanta e Settanta? Cosa realmente si sta facendo? Se il sistema è in cancrena non se ne esce; ecco perché seguo e percorro la strada della sperimentazione; l’interdisciplinarietà esiste realmente e in natura è ancora più presente e forte con i sistemi integrati, mentre in Arte è molto usata ed abusata, ma solo come parola/moda. Il futuro sarà quello che oggi sperimentiamo; la figura dell’artista è cambiata, anche se necessita di supervisione e respiro lungo, che il gallerista o un bravo curatore/amante possono fornire.

Ultima domanda, la stessa che pongo da un paio d’anni a questa parte: come se ne esce?

La mia/nostra risposta è: Nobody, metafora di salto e cambiamento, nuova e autentica Weltanshaunng. Per un’Arte autenticamente e potentemente contemporanea.

The transparent Dream | Annalù Boeretto, Giuliana Cunéaz, Diamante Faraldo, Mattia Novello e Lorena Pedemonte Tarodo

Press: Vittorio Schieroni
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