Il Pierrot Lunaire di Katja Noppes e Massimo Kaufmann alla Triennale di Milano

0 Posted by - May 11, 2016 - Kritika segnala, Recensioni

Martedì 10 Maggio si è assistito al Teatro delle Arti di via Alemagna a Milano alla proiezione del Pierrot Lunaire di Arnold Schönberg, realizzato da Katja Noppes e Massimo Kaufmann. Sabato 14 Maggio alle ore 19.30 la prossima proiezione.

Si tratta di uno dei più celebri Sprachgesang della tradizione musicale, che da non molto ha festeggiato il 100simo anniversario dalla sua prima esecuzione berlinese.

La composizione, nata da subito come felice contaminazione artistica tra poesia, musica e arte, offre il percorso narrativo del protagonista (Pierrot) in perenne dondolio tra il vortice delle emozioni e la ricerca di una certezza, che poi si rivelerà il solo ritorno a casa, a Bergamo, di Pierrot.

Lo stesso ponticello che da equilibro a Pierrot, tra fiaba e realtà è offerto da Schönberg anche e sopratutto nel dialogo tra la forma musicale del soprano e l’elegia fiabesca (tanto amata dal cinema tedesco degli stessi anni) dell’ottavino o del clarinetto.

Libertà e disciplina come parti della stessa cosa hanno d’altronde alimentato da sempre il lavoro di questo grande musicista e grandissimo artista.

La versione realizzata da Katja Noppes e Massimo Kaufmann non sborda di un millimetro dalla disciplina poetica del musicista: Schönberg viene accolto immediatamente e senza alcuna riserva.

L’opportunità che offre la composizione alla commistione dei generi poetici e artisti è adottata come principio inevitabile e l’assemblaggio tra la proposta di una parola infantile (il teatro magnetico) e il suo precipitare in una sorta di afasia visiva e colorata (sino al nero, il principe dei colori) mette in scena il percorso di Pierrot con una adesione poetica ed espressività rare e di intensissima suggestione.

I due autori sanno benissimo che in arte forse si può fare tutto ma non è cosi in musica e il montaggio del film è probabilmente lo strumento musicale ulteriore: nessuna aggiunta alla orchestrazione di Schönberg, piuttosto la risposta ad un invito poetico che gli autori hanno accolto con una precisione e una sincronia tipica e necessaria nella forma musicale del controcanto.

C’è molta serietà in questa edizione del Pierrot Lunaire che, per chi lo sa, è proprio il contrario della seriosità. Si tratta di una offerta di vicinanza: il grottesco incontra la paura, la paura abbraccia l’ironia e questa da del tu allo stupore. Come Schönberg ci ha indicato la musica non è solo questione di rapporti numerici e di proporzioni, per quanto sia impossibile bypassarli: si affonderebbe nel caos. La musica, ma allora anche la poesia nella sua considerazione più estesa ed ampia, è questione di vicinanza, ma di vicinanza inaspettata: di ponticelli che collegano e abbracciano quel che solo la poesia può avvicinare e abbracciare.

La proposta di adeguare una scenografia in bilico tra paese delle bambole e casa degli spettri per Pierrot, quando calza e incarna lo spazio del teatro magnetico, l’assenza totale della soggettiva e il procedere altalenante tra l’ evidenza dei personaggi e loro dissoluzione nell’aniconico e nel colore, confermano la natura di coinvolgimento allo stesso tempo libero e disciplinato degli autori.

L’equilibrio tra disciplina e libertà,  l’offerta di una vicinanza inaspettata tra le cose sono pratiche fuori dall’ordinario: questo offre una sorta di fratellanza tra Schönberg e gli autori di questa nuova edizione del Pierrot Lunaire.

PIERROT LUNAIRE
di KATJA NOPPES e MASSIMO KAUFMANN
musica di: ARNOLD SCHOENBERG
soprano: JANE MANNING
tecnica: Video e Fotografia STOP-MOTION (durata: 33’55’)
montaggio: ANNALISA URTI

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