GIOVANNI FRANGI | LA LEGGE DELLA GIUNGLA (The Law of the Jungle)

0 Posted by - May 27, 2015 - Kritika segnala, Recensioni

L’avevamo visto l’ultima volta a Milano al Museo Diocesano con La règle du jeu. Atto secondo. Dieci giardini, con un recupero del colore dopo il ciclo dei “neri”. Giovanni Frangi torna oggi, a distanza di quasi quattro anni dalla mostra milanese, alla Galleria M77 con La Legge della Giungla, curata da Michele Bonuomo, dove il nero ricompare in veste “astrale” .

La scorsa settimana vi avevamo parlato delle fusioni di natura e cultura nella produzione pittorica di Walter Trecchi e se in un’immaginaria puntata di Chi vuol essere milionario? vi chiedessero

Che differenza c’è tra i due eccellentissimi pittori in mostra attualmente a Milano, Giovanni Frangi e Walter Trecchi, noti per il tema dell’astrazione della natura?

voi dovreste rispondere così:

Nell’uno il rapporto natura/cultura è cosmico, nell’altro terrestre

Risposta esatta!

Scherzi a parte, in un momento in cui la città di Milano sta conoscendo la re-invenzione del suo proprio tessuto estetico/urbano, fa specie saggiare l’attualità e l’adesione al tempo presente del lavoro d’arte di coloro che potremmo definirne i cantori.

Giovanni Frangi presenta alla M77 una serie inedita di opere in cui il rapporto natura/cultura si trasfigura in una relazione di ordine cosmico, con 24 lavori di grandi dimensioni dove le concrezioni erboree, le forme vegetali, i rami, le foglie, gli arbusti e le ninfee si proiettano in uno spazio “oltre-terrestre”, il nero cosmico su cui la giungla sopravviene, dalla terra, come reminiscenza silvana. Trasfigurata, potenziata a livello universale.

Se in Walter Trecchi la natura si fonde, fisicamente, negli organismi architettonici della città o su quei laghi di nebbia che ne costituiscono i cieli, in Giovanni Frangi la natura cresce e si nutre di spazio nell’impalpabilità dell’etere cosmico.

Se fossimo a lezione di Filosofia, l’uno lo definiremmo un nominalista legato alla Materia, l’altro un realista legato allo Spirito.

Di fatto, da queste nuove grandi opere di Giovanni Frangi promana un afflato universale: la giungla dà una nuova legge di armonizzazione alla diade natura/cultura (dove per “cultura” si intende proprio l’opera dell’ingegno umano), in cui il nero di fondo di alcuni dipinti assume il valore simbolico di quel celebre e misteriosissimo monolite nero che nel film di Stanley Kubrick 2001 Odissea nello Spazio era il simbolo, appunto, della trasfigurazione della ratio umana nella téchne: cioè nella perizia, cioè in ultima analisi nell’arte.

La mostra di Giovanni Frangi alla M77 è racchiusa tra due tipologie di opere, collocate nel piano inferiore e superiore del (grande) spazio espositivo milanese: le grandi tele delle Ninfee dal nero astrale di fondo e la serie degli Alberi, intrico arboreo dove il cromatismo del fondo conserva una forma ancora terrigna, aprendosi allo sguardo come il sipario di una rappresentazione silvana arcadica, terra idealizzata dove uomini e natura vivono in perfetta armonia.

Al punto che, guardandoli, ci par di sentire Giovanni Frangi mormorare quella celebre iscrizione latina,

Et in Arcadia ego

che tanto ispirò i moderni (il Guercino, Poussin) e che torna a vibrare oggi, rinnovata di un respiro cosmico.
 

 
Giovanni Frangi | LA LEGGE DELLA GIUNGLA (The law of the jungle)
a cura di Michele Bonuomo

M77 Gallery
via Mecenate 77, Milano
info@m77gallery.com
www.m77gallery.com

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