Il tempo delle metamorfosi assurde (a proposito di Gianluca Marinelli)
Nel recente progetto intitolato Torri che grattano il culo a nessuno l’artista Gianluca Marinelli esamina con un approccio documentario le vicende antropologiche di un quartiere leccese
Un aspetto che oggi meriterebbe una riflessione in campo critico è la possibilità di trovare un’efficace direttrice di sviluppo delle arti visive nella conoscenza dei fenomeni del passato e nell’analisi della documentazione. Il superamento dell’orizzonte d’attesa dello spettatore, in questo caso, avverrebbe con l’urgenza di analizzare delle fonti documentarie che operano una stratificazione di livelli di lettura. Nel momento stesso in cui la ricerca documentaria incontra le arti figurative, l’indagine filologica intraprende direzioni imprevedibili.
Il pericolo di cedere a un’argomentazione nostalgica o meramente storico-documentaria è essenziale impedirlo attraverso una comunicazione volta all’analisi del proprio tempo. Il fine è quindi di costruire, attraverso solide basi conoscitive, una macchina di ricerca che favorisce lo sviluppo di una lettura contemporanea del processo artistico.
In questa direzione procede la ricerca di Gianluca Marinelli (Taranto, 1983), artista e storico dell’arte, che nel suo lavoro collega l’indagine storico-documentaria all’elaborazione artistica. Nel recente progetto intitolato Torri che grattano il culo a nessuno – presentata dal 30 novembre al 1 dicembre e visitabile fino a gennaio 2014, previa prenotazione – l’artista esamina con un approccio documentario le vicende antropologiche di un quartiere leccese, focalizzando le azioni artistiche su alcuni luoghi che lo caratterizzano. Si tratta di un progetto composto da video-installazioni allestite negli spazi dell’Ammirato Culture House di via Pettorano a Lecce.
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