Londra, città ricchissima di gallerie e spazi espositivi dedicati al contemporaneo, durante la sua fiera principale può vantare un’art week imbattibile dal punto di vista della quantità e della varietà degli eventi.
Anche quest’anno la settimana dell’arte si è rivelata molto intensa, con importanti opening in galleria – tra gli altri: Anish Kapoor da Lisson, Rob Pruitt da Luxembourg & Dayan e l’inaugurazione con LucTuymans del nuovo spazio londinese di David Zwirner. Con la Maratona della memoria di Hans Ulrich Obrist alla Serpentine Gallery: tre giorni di conferenze, talks e performance a ciclo continuo di critici, curatori e artisti e con le immancabili feste e vendite dalle più importanti case d’asta al mondo, che a Londra concentrano i loro lotti più contemporanei nelle sessioni autunnali. Giunta ormai alla decima edizione, Frieze si dimostra dunque un grande magnete e catalizzatore per l’art world europeo. Tuttavia, presentando ancora margini di miglioramento come evento espositivo, per ora non scalfisce il prestigio delle più blasonate (e “antiche”) fiere continentali.
Affinché una fiera abbia successo occorre una selezione di gallerie di grande livello, è necessario offrire servizi agli espositori e ai collezionisti e non guasta un prezzo d’ingresso alto in modo da scoraggiare i turisti domenicali e ridurre il già pesantissimo traffico, specie nel fine settimana. Da questo punto di vista non c’è molto da recriminare, Frieze infatti rimane un punto di riferimento per molti nomi internazionali, soddisfa le aspettative dei galleristi sotto il profilo commerciale ed è, nel complesso, ben organizzata. Ma ormai nei settori che hanno il loro fulcro nella relazione con il pubblico (segnatamente quello alberghiero, della ristorazione, dell’intrattenimento e del commercio) la parola chiave è esperienza, cioè le sensazioni e le emozioni suscitate nei clienti affinché il luogo, i servizi e i prodotti offerti rimangano impressi nella memoria incoraggiando il visitatore a tornare e a diventare un frequentatore affezionato. Per competere con rassegne consolidate del calibro di Art Basel e Fiac serve anche un allestimento organico e ben studiato, una giusta illuminazione e l’organizzazione dello spazio tra gli stand. Questi ultimi aspetti non sembrano primari nella filosofia di Frieze London (così designata per distinguerla dalle sorelle Frieze New York e Frieze Masters), che anno dopo anno continua a crescere grazie alla vivacità e alla ricchezza della capitale inglese, ma insiste nel proporre un ambiente caotico, in cui le gallerie si susseguono e si intrecciano senza pause visive e senza un criterio chiaro che possa aiutare la visita o quanto meno l’orientamento. Stand spesso di grande qualità e pulizia (spiccano in questo senso tra gli altri Matthew Marks, Massimo De Carlo e Stephen Friedman con uno stand monografico dedicato al pittore figurativo Ged Quinn) soffrono oppressi da un apparente disordine generale e da un’illuminazione fredda e aggressiva, irradiata da sgradevoli lampade appese ai soffitti che contribuiscono ad appesantire l’impatto visivo. Le sezioni speciali Focus e Frame, dedicate a gallerie giovani, di cui molte provenienti da aree geografiche in via di sviluppo, nulla hanno aggiunto alla qualità dell’evento, anzi la presenza di uno stand somigliante a un mercato equo e solidale (con tanto di cucina) diffondeva durante la preview uno sgradevole odore di cibo, aumentando il disagio già generato dal poco fortunato allestimento.
E’ difficile capire perché non si riescano a migliorare aspetti così fondamentali per la vivibilità e la fruizione di una fiera tanto importante. Difficile perché sono pochi gli addetti ai lavori che non se ne lamentino e che non portino come modello da seguire altre rassegne – in primis la diretta rivale Fiac, la cui visita è stimolante ma distensiva e perfino rilassante. Difficile a credersi anche, e forse soprattutto, perché la neonata fiera sorella Frieze Masters è riuscita invece fin da subito a creare un ambiente estremamente accogliente, che in precedenza a Londra si poteva trovare solo in fiere come PAD (a Berkeley Square nello stesso periodo di Frieze) e Masterpiece, fiera estiva di antiquariato, arte e design lanciata nel 2010: eventi che offrono un’esperienza gradevole e rilassata per il visitatore, favorendone l’arricchimento culturale.
Frieze Masters si è svolta nella parte alta di Regent’s Park, a pochi minuti a piedi da Frieze London, anch’essa in una grande tensostruttura eretta per l’occasione. Nonostante le similitudini e il comune management, le soluzioni di illuminazione (morbida) e allestimento (pulito e arioso) davano a Masters la giusta atmosfera per godere della qualità delle opere di arte antica, moderna e contemporanea in esposizione. Dall’arte precolombiana a Bruce Nauman, passando per Cranach, Brueghel, Arcimboldo e Gerhard Richter: Frieze Masters ha rapidamente acquisito consensi fino a guadagnare lo status di miglior novità dell’art week londinese. Espositori di grande spicco, tra cui Daniel Katz, Lisson, Sperone Westwater, Van de Weghe, Acquavella, Hauser & Wirth e De Jonckheere, alcuni dei quali presenti contemporaneamente anche a Frieze London o PAD, ne fanno una versione junior e più fresca del Tefaf di Maastricht, con il vantaggio di trovarsi in una città che sta diventando sempre di più il centro del mercato mondiale dell’arte, approfittando della stasi finanziaria di New York e resistendo ancora all’inevitabile spostamento verso Oriente. Augurando a Masters di ripetere questo successo negli anni a venire, c’è da sperare che Frieze London possa nel frattempo imparare qualcosa dalla sorella neonata e presentarsi già dal prossimo anno in vesti più consone a una vera “regina”.
Frieze
1 Montclare Street, London E2 7EU, UK
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