Articolo pubblicato su Linkiesta.it
Dite la verità, non lo sapevate. Se in questi giorni di pre-feste natalizie (ma anche dopo) passate dalle parti di Porta Romana a Milangeles, fate un salto alla galleria d’arte Spazio22: potrete vedere Metrapolis, la mostra fotografica di Frankie hi-nrg MC dedicata a New York.
L’autore di Quelli Che Benpensano non è infatti solo un rapper navigato, ma anche un dignitosissimo artista visivo. Chiaro, il suo core business è la musica, ma non per questo ce la sentiamo di considerarlo alla stregua di un musicista prestato alla fotografia: il fortunato o la fortunata tra voi che il mese scorso fosse stato a New York avrà infatti sicuramente visto la sua mostra all’Hunter College dedicata a un piccolo villaggio dello Zambia e all’energia vitale dei suoi giovanissimi abitanti.
Da oltreoceano Frankie hi-nrg MC rientra in patria con la serie fotografica inedita Metrapolis. Argomento: New York, ma non solo. Non un semplice reportage, ma qualcosa in più, quel certo-non-so-che che trasforma una foto in un prodotto d’arte meritevole d’essere esposto in una galleria.
Ma anziché tempestarvi di filosofie, per illuminarvi su questo “qualcosa in più” vi suggeriamo di fare una capatina alla mostra milanese in viale Sabotino 22 e di ficcare gli occhi nei 22 scatti (toh!, sarà un caso?) che immortalano le contraddizioni di una metropoli in cui libertà e sorveglianza creano un cortocircuito esistenziale: Metrapolis, trappola urbana che con un cambio di vocale trasforma la parola in neologismo dell’estetica -potere alla parola!, direbbe Frankie hi-nrg MC citando se stesso.
L’asse portante dell’intero progetto fotografico è proprio questo, il fascino di una realtà che attrae a sé con la sua esuberante bellezza, ma che nello stesso tempo fa nascere la percezione di un limite: la sensazione di una libertà concessa, appunto, entro certi limiti.
In mostra vedrete una serie di scatti che ritraggono le situazioni in cui i soggetti si trovano “innanzitutto e per lo più” (Heidegger dixit), in un’ordinarietà sospesa fra cielo e terra dal valore polisemico, enfatizzato dai wertmülleriani complementi del titolo di ogni singola opera.
C’è un dittico, ad esempio, che da una parte raffigura un adolescente alle prese con pistole giocattolo tipo il tiro a bersaglio del luna park e dall’altra un gruppo di businessmen occhi e cellulare al cielo pronti per lo shooting: messi l’uno accanto all’altro, questi due scatti formano un’opera unica in cui i soggetti del tiro al bersaglio vengono ad essere proprio i succitati uomini in giacca e cravatta, per una narrazione inedita e “altra” delle stesse immagini.
Ma l’opera che rappresenta il concetto della mostra è HOLEY SEE. Se il diavolo è nei dettagli, il divino è nella capacità di isolarli, punto di vista di un “orrido buio” al di sopra del quale si apre l’ampia porzione di un cielo limpido, terso e luminoso, su cui vediamo svettare il frammento di un’architettura supermetropolitana e rassicurante: siamo liberi all’interno di una gabbia aperta, possiamo respirare, camminare, guardare, (soprav)vivendo in una trappola. Un senso del limite espresso dal titolo di un altro scatto: BE RIGHT, GO RIGHT. Liberi di essere tutti identici, liberi di andare dove si è mandati. Liberi di farlo sorridendo, con naturalezza.
Metrapolis è una disamina condotta attraverso la messinscena di momenti “topici” e spontanei dei suoi abitanti, immortalati in mezzo a campiture accese e dai forti contrasti: Frankie hi-nrg MC guarda criticamente New York, facendo della luce lo strumento di apparizione delle sue splendide contraddizioni.
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