ARTICOLO PUBBLICATO SU IL GIORNALE OFF
Il suo studio milanese è una contaminazione fra spazio vitale e luogo di lavoro, ma non pensate a un ambiente malsano in cui la living room convive beatamente insieme a quadri e cricca di vernice e stracci e pennelli sparsi a terra, anche perché lui i pennelli non li usa: la “grotta” di Alessandro Cannistrà (Roma, 1975; vive e lavora a Milano) è in realtà uno spazio molto ordinato e molto pulito, potresti cuocerci un uovo direttamente sul pavimento e l’area lavoro è ben distinta dall’area “vita” (anche se, lo sanno tutti, ma proprio tutti, per un artista il lavoro e la vita sono inscindibili) in un unico open space. Mirabilia dell’ergonomia domestica. Certo, un risultato simile Alessandro Cannistrà non l’avrebbe potuto ottenere quando realizzava le sue opere bruciando il petrolio direttamente in casa, ma ora che è passato alla candela può concedersi il lusso di operare senza dover indossare la maschera antigas e senza dover ripulire le pareti dai resti della combustione almeno una volta al mese.
Caro Alessandro, cos’è la Natura per te?
Dall’idea di noi stessi di fronte a una grande bellezza, una maestosa bellezza selvaggia, si crea un rapporto che personalmente sento molto forte. La Natura per me è questo: un rapporto fra me e tutto quello che mi si presenta come selvaggio (anche una metropoli): in termini ottocenteschi possiamo dire che la Natura sono io, sei tu, l’altro…
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