FONDAZIONE MUDIMA – AFRICANA

0 Posted by - May 3, 2013 - Recensioni

L’arte africana, in bilico tra astrazione e figurazione, irruente vitale e fresca, è di scena presso la Fondazione Mudima.

Un sottile fil rouge lega Mudima, l’Africa e la Fondazione Sarenco del poeta e artista poliedrico Isaia Mabellini (1945, in arte Sarenco): affetto dal leggendario morbo del mal d’Africa dagli anni Ottanta, ha ideato una corsia preferenziale per importare in Occidente l’arte contemporanea africana, già naturalmente permeata di culture e leggende locali e di contaminazioni occidentali, inevitabili nella nostra epoca della globalizzazione.

Sarenco, instancabile esploratore e raffinato esperto della cultura e dell’arte del continente misterioso dove è stata ritrovata Lucy, la prima donna preistorica, è lo stesso che nel 2006 ha organizzato a Malindi in Kenya la prima Biennale d’arte, giunta lo scorso anno alla quarta edizione.

Visitando Africana troverete non il solito “primitivismo” ma forme inedite e sorprendenti, come le divinità di terracotta dell’artista senegalese Seni Camara (1945), cotte in enormi buche. Affascinano le sue figure stilizzate, sacerdotesse dell’ignoto, ieratiche sculture che avevano già sedotto Louise Bourgeois nel 1989 in occasione della mostra Les magiciens de la terre ospitata al Centre Pompidou a Parigi a cura di Jan-Hubert Martin, “scopritore” anche di Esther Mahlangu (1935), in mostra anche in questa collettiva milanese di tre artiste donne e tre uomini dal titolo Africana e curata da Achille Bonito Oliva.

Esther Mahlangu, artista che si distingue per un segno astratto-geometrico, qui espone opere di grandi  dimensioni dal forte impatto grafico che sarebbero piaciute a Sonia Terk Delaunay. George Lilanga (1934) espone invece al secondo piano della Fondazione un anomalo esercito di feticci totemici: statuette dall’espressione irresistibile, irriverenti e  coloratissime. Mikidadi Bush (1957), nato in Tanzania, si distingue per figure ispirate a tradizioni, leggende e riti tribali autoctoni dal forte appeal scenografico, sospese tra  incubo e sogno: un inno alla fertilità, che si accompagna alle sculture policrome di John Goba (1944) che avrebbero affascinato Breton e Mirò. Marget Majo (1956) è conosciuta per composizioni rigorosamente geometriche realizzate con tappi di bottiglia:coloratissimi e brulicanti di segni, svettano sulle pareti bianche dello spazio espositivo.

Sarenco al piano terra vi accoglie con esili figure filiformi e bianche come il latte: sono ritratti stilizzati di Guillame Apollinare, Filippo Tommaso Marinetti, Tristan Zara, Andrè Breton (cercate il suo Autoritratto, nel mezzo dei poeti prediletti!). E già che ci siete non perdetevi le fotografie di Paola Mattioli e di Fabrizio Garghetti, che hanno immortalato artisti, luoghi e  riti africani in occasione di un viaggio di esplorazione antropologica con Sarenco.

Africana è una mostra all’insegna del multiculturalismo: rispecchia complesse contaminazioni tra elementi insiti nell’arte africana e realtà altre, a riprova che l’arte contemporanea africana si è emancipata dalla ripetizione ossessiva di modelli  standard “imposti” dall’Occidente. Vedrete segni e forme diverse, che rivelano una abilità artigianale tecnico/esecutiva di qualità e un gusto compositivo in cui convivono in maniera rigorosa il particolare e l’universale.

Sarenco, Seni Camara, Esther Mahlangu, George Lilanga, Mikidadi Bush, John Goba, Marget Majo, Paola Mattioli, Fabrizio Garghetti | Africana

a cura di Achille Bonito Oliva

Fondazione Mudima
via Tadino 26, Milano
info@mudima.net
www.mudima.net

No comments

Leave a reply