ARTICOLO PUBBLICATO SU IL GIORNALE OFF
[…] In quegli anni formidabili, in Italia, visse (ci ha lasciato quattro mesi fa) e lavorò Piero Fogliati (Canelli, 1930 – Torino, 2016), artista ammaliato dall’impresa scientifica e tecnologica, che la critica e il mercato non apprezzarono mai abbastanza, “complice” il suo carattere non mondano e non competitivo -quello dell’arte contemporanea è un mondo di sangue e merda, bellezza […]Stiamo scherzando perché amiamo Piero Fogliati, prodigio pensante e operativo, umile e geniale. Fu un pensatore di chimere come il progetto urbanistico matto e complicatissimo La città fantastica, rimasta nella condizione utopistica di Lemuria (sorte che toccò a gran parte delle sue intuizioni, o fissazioni, come le chiamava lui), che prevedeva di decorare i cieli disperdendovi gas colorato per mezzo di una turbina, di convogliare il rumore della città in un auditorium per trasformare il caos della metropoli in un evento moltiplicatore di moduli sonori, di convertire i fumi delle industrie e i corsi dei fiumi in eventi sonori, di far suonare il vento.
Ma Fogliati fu anche un realizzatore, o un inventore, appunto, come lo definì Lara Vinca Masini: fu l’autore di una produzione d’arte visionaria-ma-a-volte-possibile, di cui la milanese galleria Dep Art, in collaborazione con Osart Gallery, presenta la summa, cioè la retrospettiva, […]
KRITIKA legge ilGiornaleOFF
(QUI l’articolo originale)
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