THE FLAT MASSIMO CARASI | 4 TALES FROM THE BELLY OF THE WHALE

0 Posted by - March 10, 2014 - Recensioni

A volte accade d’imbattersi in qualche mostra che non si dimentica il giorno dopo. 4 tales from the belly of the whale di scena nella spazio sotterraneo della galleria The Flat–Massimo Carasi a  Milano, è tra queste. Perché? Andateci e lo scoprirete, osservando le impercettibili relazioni che si creano tra le opere di quattro artisti diversi per età, formazione, esperienze, ma complementari, uniti da un desiderio comune di instaurare riflessioni tra scienza e arte, per dare una forma possibile all’ignoto, cogliere ritmi ancestrali di un cosmo misterioso con il desiderio di trascrivere invisibili flussi di energia che si creano tra l’opera e l’osservatore.

Varcato l’ingresso di The Flat, che si affaccia sul cortile interno di una casa popolare del Novecento, scendete le scale e iniziate il metaforico viaggio dentro il “ventre della Balena”: come si legge nel comunicato stampa, “della stessa dimensione in cui viene risucchiato Pinocchio ed inghiottito Giona”. Quando giungerete in questa cavità degli inganni dove nulla è come sembra, lo stupore è di casa. Ipnotizzante il cielo stellato di Filippo Armellin (1982), artista già presentato in questa galleria nel marzo del 2013: il suo rettangolo di cielo notturno incendiato da  luminose stelle è tutto un bluff, come gli sfondi del presepio di Natale che esibiscono una  consapevolezza di illusorietà in cui l’immagine è fondata  sull’ambiguità della percezione, sull’equivoco del reale. L’effetto luminoso è stato ottenuto dall’artista bucherellando una superficie scura, e senza dubbio questa fotografia sarebbe piaciuta a Lucio Fontana, l’artista dei  buchi  coi quali ha  “costellato ” concetti spaziali, di forte impatto visivo e simbolico.

Al centro dello spazio cattura l’attenzione il circuito post-organico di Michelangelo Penso (1964), una scultura tentacolare di cinghie gialle dalla forma  sinuosa, realizzata in gomma antiolio, fluida come una immaginaria barriera corallina  di chissà  quali microrganismi, espandendosi in verticale e in orizzontale e valorizzando centri di gravità (im)permanenti.

Opera che, come per magia, instaura intricatissime  relazioni con i Mandala di Leonardo Ulian (1974), goriziano che vive a Londra, cresciuto a pane e transistor e microchip,  indimenticabile per una scultura interattiva, simile a una macro ragnatela,  composta da reti di microtrasmettitori obsoleti trasformati in “perline” colorate. L’opera evidenzia un’ indiscutibile qualità manuale che, unita alla volontà dell’artista di stabilire un contatto  tra microchip trasformati in arabeschi  d’impatto scenografico e lo spettatore, sembra materializzare canali di energia che innescano una meditazione spirituale.

Chiude il viaggio nelle “viscere della post-modernità ”, dove la dialettica tra tecnologia e arte è la protagonista, il giovane russo Dmitry Teselkin (1985), unico per la sua ossessione per minuscole  tessere di cartone, riprodotte in serie, per lo più intagliate a  mano e con l’ausilio del laser. Vedrete  i suoi quadri-scultura composti da minuscoli mattoncini che evocano i Lego, forme essenziali in bilico tra  minimalismo e pop art, composte da tasselli giuntati tra loro simili a portauova vintage in cartone e le facciate di architetture alveolari razionaliste e funzionaliste sorte nei quartieri decentrati nelle città  dell’Est Europa prima del 1989. Fate attenzione, guardate bene i suoi  moduli cartonati,  perché tra un incastro e l’altro corrono vibrazioni cinetiche, effetti percettivi illusori, astrazioni  possibili sospese nel tempo e nello spazio di uno sguardo: il vostro.
 

 
4 Tales From The Belly Of The Whale | Filippo Armellin – Michelangelo Penso – Dmitry Teselkin – Leonardo Ulian

The Flat Massimo Carasi
via Paolo Frisi 3, Milano
carasi-massimo@libero.it
www.carasi.it

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