Dal 3 Luglio al 30 Agosto a Bassano del Grappa (VI), presso la Piccola Galleria d’Arte Contemporanea si può visitare la mostra Missing, coi dipinti ad olio di Filippo Robboni. Egli ama ritagliare la raffigurazione del corpo umano, affinché questo possa virtualmente slittare.
L’avanguardia storica del cubismo cercava di ricomporre il tradizionale pregiudizio della prospettiva. La raffigurazione era ritagliata quasi ad “arieggiarsi”, avvolte le “chiusure” fra più inquadramenti. La pittura di Robboni invece avallerà una scomposizione del corpo umano, nel continuo “slittamento” del nostro pregiudizio prospettico. Si può percepire la vitalità con lo scorrimento del sangue. Questo condurrebbe la giovinezza a slittare verso l’invecchiamento. Robboni mostra una scomposizione per “finestrelle” (ad inquadramenti) del corpo umano. Qualcosa che poi subisca una sorta di fulminazione, quando i bordi si strappano. Esteticamente, è l’astrazione informale delle linee, che qui avvierà lo slittamento della figura.
Pare che Robboni “dreni” la vitalità del corpo umano. L’inevitabilità del nostro pregiudizio prospettico “aspirerà” tutta la solidità degli incroci, fra gli inquadramenti (cara al cubismo). Robboni fa pencolare le varie figure, dentro un fondale negativamente bianco (quasi a svuotarle). Ciò conferma “l’aspirazione” del nostro pregiudizio prospettico, nella sua scomposizione per “finestrelle” (ad inquadramenti). I toni caldi della pelle in vita (quali il rosso arterioso, il viola venoso, il rosa dell’esposizione al Sole) finiranno a “slittare”, sul “drenaggio” del fondale negativamente bianco (svuotante). E’ la saetta dell’astrattismo informale, sulla “raffica” della scomposizione in cubi.
Ci pare che la pelle umana debba costantemente “spettinarsi”. Nel dipinto che s’intitola Fall, emergono le numerose “pieghe”, dal ri-montaggio sbagliato del busto. Sembra che vi percepiamo una diffrazione. Le pieghe in alto raggiungerebbero nel loro parallelismo “l’ostacolo” del buco, al centro, così da diventare concentriche, più in basso. Nel contempo, noi percepiremo anche una rifrazione. La metà superiore del busto svolterebbe nel suo inclinarsi, verso quella inferiore. Pare che la prima mostri un petto, mentre la seconda quasi un fondoschiena. Qualcosa che rientri nella rifrazione, comunque.
Conosciamo le diverse leggi percettive della Gestalt. Se due elementi visivi fossero ravvicinati fra di loro, subito noi tenderemmo a raggrupparli. Questa diviene la legge percettiva della prossimità. Inoltre, le qualità appena accessorie d’un elemento visivo sarebbero confuse l’una sull’altra, allo scopo di depotenziarne le differenze. Questa diviene la legge percettiva della similarità. Noi tenderemmo a seguire con l’occhio quei contorni della configurazione che possano impattare, entro il proprio elemento (determinandone la struttura portante). E’ la legge percettiva della “buona continuazione”. Infine, le lacune nei contorni d’una configurazione otterranno virtualmente il loro completamento, grazie alla nostra visione. E’ la legge percettiva della chiusura.
Nel dipinto di Robboni che s’intitola Fall, il busto si scomporrebbe tramite una “cattiva” riflessione. Le pieghe in alto impatterebbero al centro, facendosi risucchiare dal buco nero (rivisitante l’ombelico). Qui la linea d’orizzonte si percepirà come schiacciata. Le pieghe in alto ricorderanno i raggi del Sole, nel suo tramonto, impattando per esempio sul mare aperto. Scomponendo gli slittamenti del mezzobusto pieno (dalla testa al bacino), Robboni dipinge un orecchio. Dentro la scenografia marina, diremmo che questo ci permetterà d’ascoltare le onde, come la classica conchiglia… L’orecchio completerà l’impatto del Sole all’orizzonte, almeno in via sinestetica. Sempre l’ascolto si percepisce direttamente, senza avere i “filtri” della retina (nella visione), della pelle (nel tatto), del muco (nel naso), della lingua (nel gusto). L’orecchio ci pare più ad impatto. Robboni aggiunge “l’inquadratura slittante” del volto, che viene “strappato” fra gli occhi, sotto la “fulminazione” dell’astrattismo informale. Torna la percezione dell’impatto, quantunque in via più scombinante che ricombinante. L’orecchio aveva in sé la diffrazione del buco nero, portando le pieghe in alto a “riaffiorare”. Lo squarcio fulminante dell’astrattismo informale semplicemente lascia che il volto slitti, sino a rovinare per terra. Certo appare la “pedana” d’un nuovo orizzonte, più in basso. Il volto però si farà comprimere. Noi lo percepiremo a slittare da un momento all’altro, sotto la leva del mezzobusto “in rifrazione” (dall’alto) e del nuovo orizzonte “a spalliera” (in basso). Evocate le leggi della Gestalt, il nostro occhio correrà lungo l’impatto dell’astrattismo sulla figurazione. Lo squarcio sul volto è la traccia d’una scomposizione per slittamento, come accade nella rifrazione. Dapprima noi vedremo la linea continua dal “buco nero” all’orecchio. Questa poi finirebbe a “strappare” il volto. E’ la percezione d’una continuità solo nella sua rifrazione. Ricordiamo che per il filosofo Levinas s’ammetteva l’irriducibilità d’ogni persona tramite “l’impatto” fra i volti. Contava la necessità che si desiderasse prima di conoscere. L’occhio (con la sua visione) naturalmente si trova nel volto.
Nel dipinto di Robboni che s’intitola Dusk #2, la scomposizione della figurazione non concerne il solo uomo, ma anche le nuvole in cielo. L’aria si colora d’arancione, come all’imbrunire. Il vento tirerebbe le nuvole (in alto) mantenendo il parallelismo on lo “squarcio” fra gli occhi (in basso). In via percettiva, il nostro sguardo potrebbe raggrupparsi. Basta che le nuvole, tirate dal vento, recidano gli occhi anziché il cielo. Robboni dipinge pure la “finestrella” d’un orecchio. Questo si percepirebbe nell’ascolto del vento (assunte le sembianze della nuvola più aggettante). Durante l’imbrunire, accade che il Sole solo “origli” in cielo, illuminandolo da dietro le montagne. Le nuvole si percepiscono come d’impatto, tramite il loro assemblarsi (che appesantisce l’aria). Sulla scomposizione del volto, il naso e l’orecchio ne visualizzano due accessori. A depotenziare tutte le differenze dei tratti somatici ivi sarà l’obnubilamento oculare, se il vento tirasse le nuvole fin dentro la pelle… Esteticamente, perdura la percezione dell’impatto che slitti da sé. Lo squarcio del volto mostra quanto l’astrattismo a volte renda “lacunosa” una figurazione. Però noi guardiamo il dipinto nel suo complesso, e lo ricompattiamo tramite il dettaglio dell’annuvolarsi.
Filippo Robboni | Missing
Piccola Galleria Arte Contemporanea
Piazza dell’Angelo 2, Bassano del Grappa (VI)
www.piccolagalleria.com
info@piccolagalleria.com
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