FAUSTA SQUATRITI. DAL SEGNO AL PROGETTO. OPERE SU CARTA (1957-2013)

1 Posted by - December 2, 2013 - Recensioni

Fausta Squatriti (Milano, 1941): la belle per Man Ray e altri amici artisti e intellettuali. Già mito per la vita che ha vissuto, esordisce negli anni Sessanta, quando ancora non c’era molto spazio per le donne artiste, soprattutto se belle e di estrazione borghese. Scultrice, pittrice, grafica, poetessa, editrice di libri d’arte, poliedrica indagatrice del segno in tutte le sue possibili applicazioni, da ragazza non passava inosservata per talento, eleganza e determinazione, si racconta tornando al principio del  fare arte : il disegno, necessario per l’autrice come il respiro. Squatriti ha sempre praticato il disegno fin dall’adolescenza e  lo documenta una raffinata mostra concepita quasi come un diario visivo: Dal Segno al progetto. Opere su carta (1957-2019), a cura di Claudio Cerritelli, presso la Biblioteca dell’Accademia di Brera di Milano, dove ha insegnato Decorazione dal 1995 al 2008. La carrellata di opere comprende disegni a china, matita, gessetti, pastelli, acquarelli, serigrafie, collages; molte le opere inedite scovate rovistando nei cassetti, che documentano la sua ricerca artistica in bilico tra astrazione e figurazione, naturalismo e sintesi analitica, ragione  e sentimento, passando da un segno espressivo, informale, all’invenzione scritturale dei calligrammi in forma di paesaggio, quelli dell’inconscio, dal tratto sottile, fluido, regolare, in cui viene rielaborata la capacità del tratteggio incrociato, fitto e regolare, appreso dall’incisione. Nel 1957 Giò Pomodoro le dona un libro con disegni di Paul Klee, inclusi una cannuccia e cinquanta pennini  e da allora non Fausta Squatriti non smetterà più di disegnare. Scrive l’artista:

Mi piaceva poter modulare, con il pennino a tre  buchi, il flusso d’inchiostro, ottenendo sia tratti pieni che  leggerissimi, semplicemente  giocando  con l’inclinazione  della cannuccia. Copiavo le rocce affioranti sulla spiaggia di Ischia, o della Liguria, leggevo Dylan Thomas e trasferivo in forma astratta le immagine in me provocate dalla sua poesia.

Questa esposizione racconta la sua evoluzione creatrice, contraddittoria e dissonante, ma in realtà analitica nelle sue variabili esplorative di indagine delle potenzialità espressive di relazioni tra forma e colore, grafica e scultura. Squatriti negli anni Sessanta ha vent’anni, è consapevole del suo  fascino e vive da protagonista la Milano capitale delle avanguardie artistiche, del design, dell’editoria  e della moda. Frequenta Lucio Fontana, Alik Cavaliere, Arnaldo e Giò Pomodoro, Baj, Dangelo, Alviani, Max Bill e molti altri artisti  dell’epoca. I critici Guido Ballo, Dorfles, Apollonio e Argan si interessano alla sua ricerca, poi ne diventano amici. E’ bulimica di sapere e di esperienza e tesse rapporti con poeti come Roberto Sanesi e Quasimodo, ma anche con il giovane Emilio Isgrò, frequenta intellettuali e musicisti in compagnia della madre, Lina Angioletti, poetesa. Affascina i maestri, seduce i coetanei, vive d’arte. Espone le sue sculture nella galleria di Alexander  Iolas a Ginevra e New York il quale, riconosciuto il suo talento, le affida anche la progettazione dei cataloghi e manifesti per le mostre delle sue gallerie. Conosce e diventa amica e modella di Man Ray, che le presenta Marcel Duchamp, lavora come editore con Max Ernst, Pol  Bury, Twombly, Nevelson. Sono di casa nel suo atelier Jean Tinguely e Niki de Saint PhalleSoto, Tilson, e molti artisti e intellettuali di passaggio a Milano. Nel 1964 , con la collaborazione di Sergio Tosi, avvia una casa editrice di edizioni numerate e multipli, una straordinaria occasione  per aprirsi a  contatti internazionali. Dal 1965 ha iniziato a lavorare per cicli tematici, pratica che non ha abbandonato e ancora la contraddistingue. La sua vita, gli umori e gli stati d’animo si visualizzeranno nella ricerca di  segni grafici  mobili come il suo pensiero, ma stabili nell’impianto compositivo e formale. Negli anni  Settanta predilige composizioni geometriche, nel decennio successivo torna al segno naturalistico indagando la metamorfosi della natura, con una venatura malinconica. I suoi disegni del 2010 dal titolo emblematico Rose e peonie o Rose appassite e foglia, confrontati con le opere degli anni Cinquanta che aprono il percorso espositivo, rivelano lo stesso tratto continuo, sicuro, vitale e fluido che valorizza una poetica intimista e un’estetica. decadente ma non nostalgica, tracciando mappature del suo pensiero in codici riconoscibili in relazione con lo spazio dell’interiorità . Squatriti è autentica nel suo percorso, appassionato e insieme  razionale, di molteplici  variazioni formali  che declinano temi  intorno alla transitorietà della  vita, alla putrefazione degli elementi naturali che determinano  il cambiamento della forma con il passare  del tempo. I suoi disegni di ieri e di  oggi sono mutanti: indici  della trasformazione delle cose, che visti a distanza di tempo trasudano di  autenticità poetica e di struggente leggerezza.

Fausta Squatriti | Dal segno al progetto – Opere su carta (1957-2013)

a cura di Claudio Cerritelli
Biblioteca dell’Accademia di Brera
via Brera 28 – Milano
www.accademiadibrera.milano.it
accademia@pec.accademiadibrera.milano.it

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