Per un Erbario 2.0 e anche dopo
Fosse vissuto fra il Basso Medioevo e, grosso modo, metà del Settecento, Frate Cassio l’avrebbero con ogni probabilità messo al rogo come stregone: lo sanno tutti, ma proprio tutti, che non eran solo donne le streghe. La colpa? Praticare i rituali di quel “mondo magico” che affonda le radici -in tutti i sensi- nel sottobosco del cosmo pagano pre-cristiano. Per streghe e stregoni l’accusa di trescare col demonio, poi, veniva da sé.
Oppure, nella migliore delle ipotesi, le carte di Frate Cassio, queste carte che sembrano fogli strappati da un antico manoscritto, gliele avrebbero abbruciate o alla meno peggio messe all’Indice -l’Indice dei libri proibiti, appunto. Avrebbero tenuto compagnia nel corso dei secoli ai varii Cartesio e Bacone, su su -o giù giù, nella Geenna!- fino a D’Annunzio e Jean Paul Sartre.
E invece. Il chiarore dei famigerati Lumi si è esteso all’oggi nonostante gl’incidenti di percorso e Frate Cassio e le sue carte sono ancora fra noi. Ciò non toglie che lui sia un eretico -e quanto è dura, soprattutto oggi, la vita dei non conformisti! Infatti: la materialità stessa di questi fogli è già un simbolo che, a quelli dell’Inquisizione, li avrebbe fatti arrabbiare perché, se ti abbassi troppo verso la Terra e il corpo, i guardiani del Cielo e dello spirito s’insospettiscono -e infatti il compagno Marx l’infilarono subito subito fra i “cattivi” .
L’Erbario di Frate Cassio è fatto di pigmento puro emulsionato, terra d’ombra che denota simbolicamente qualcosa di simile alla materia primordiale, ricettacolo di semi di una conoscenza antica, la stessa che, secondo i Testi Sacri della tradizione cristiana, Eva volle raccogliere contraddicendo al volere divino e facendo così pagare caro al suo Adamo e a noi con lui il suo peccato.
Queste carte di Frate Cassio, che rappresentano un po’ il contraltare della sua Ultima Cena, sono miniature a pennello realizzate su fogli strappati da un ipotetico libro e denotano di principio dei meccanismi mentali di racconto.
E cosa ci racconta, nella fattispecie, Frate Cassio?
Qualcosa di pericoloso anche oggi, nell’era in cui il conto in banca te lo apri con una app: recuperare e mettere in atto il senso nascosto dell’essere. Che è, di rimando, il recupero del senso nascosto della natura. Il quale a sua volta è, per la proprietà transitiva che c’insegnavano alle medie: esoterismo. E allora vuoi che, in pieno Quattrocento ad esempio, a Frate Cassio non l’avrebbero come minimo abbruciato?
Allora mi ergo a ermeneuta della sua noosfera (nel senso, faccio l’interprete di quel che gli passa per la testa) e testimonio il senso ultimo e primo del suo erbario dipinto su carta e dico: siamo tutti connessi. Non solo nell’etere grazie all’Internet, ma anche nella nostra materiale e terrigna e corporea animalità -lo sapevate, no?, che in latino “animalis” = “che dà vita” = “anĭma”, cioè anima.
E allora da qui deriva non solo la verità di Cartesio, che come vi ho ricordato sopra lo misero all’Indice perché diceva che in noi il corpo e lo spirito sono connessi naturalmente, ma anche la verità di questo non conformista degli anni 2.0 e forse pure 3.0 che ha nome Frate Cassio, il quale da par suo ci rammenta quel che in realtà dovremmo già sapere perché fa parte del nostro patrimonio genetico di esseri naturali e che invece ce lo tengono nascosto (ecco perché a Frate Cassio l’avrebbero accusato d’esoterismo, ci parla delle piante come una Wicca dei nostri giorni, impossibile non farlo arrestare dalla polizia identitaria della cultura ortopedica): la natura e noi con lei siamo sacri, bene e male ci appartengono in egual misura come le proprietà di un pianta, che posson fare bene o posson fare male a seconda dei casi. Non dobbiamo fare gli animisti, attribuendo tutto il bene e tutto il male a una cosa (è come se dicessimo che il martello fa male: dipende dall’uso che ne fai, se lo usi per piantare i chiodi fai bene, se lo usi per spaccar la testa alle persone fai male).
Ecco, anche io filosofeggio col martello (cit.: Friedrich Nietzsche, “filosofare col martello”) e dico, per bocca di Frate Cassio -per bocca della verità!, che occorre tornare alla terra, ma senza l’arroganza di voler fare l’assalto al cielo. Un po’ come i medicine men che parlavano agli astanti per bocca degli dèi. E a ben guardare, queste carte dipinte di Frate Cassio sembrano realizzate per mano di uno sciamano e figurano a buon diritto nel novero della produzione d’arte di certi artisti, dell’area culturale americana ma non solo, il cui immaginario sta un po’ in quella terra di mezzo che è l’altrove “magico” fra espressività pittorica e simbolismo. Ma questa è un’altra storia.
QUI il comunicato stampa della presentazione del volume ERBARIO DI FRATE CASSIO | De Arte Edizioni
No comments