EFFETTO LEGO: variabili ludiche costruttive di Nicola Felice Torcoli

0 Posted by - September 23, 2013 - Approfondimenti

Simultaneità, ibridazioni, gioco di incastri possibili  tra espressionismo, cubismo, futurismo, orfismo, raggismo  e altre correnti  novecentiste, iconografie industriali e paesaggi  urbani o naturali risolte  in composizioni pseudo-meccanicistiche in bilico tra astrazione e figurazione, razionalità  e surrealtà,  in cui la pittura e  le sue variabili formali diventano un presupposto di costruzioni o di assemblaggi polimaterici di Nicola  Felice Torcoli. L’autore, classe 1980, rientra in quella generazione post-modernista, figlio dell’estetica del mescolamento, della cultura pop e transavanguardista, di formazione accademica tradizionale, sedotto dalla materialità  più  che dalla smaterializzazione dell’opera:  è  homo faber, radicato al  valore della  manualità, del disegno e del colore, della potenzialità volumetrica ed espressiva dei  materiali: perché l’arte si fa  con tutto.  Torcoli è onnivoro d’immagini, esperienze, incline alla sperimentazione di nuove tecniche: è un  inesauribile ricercatore di “seduzioni” visive e tattili, riconoscibile per soluzioni formali germinanti all’apparenza semplici, d’impatto estetizzante, ma in realtà  complesse.  Questa  prima mostra  personale milanese  segna il superamento di un ‘estetica  macchinista amata da Fernand Léger, suo pittore prediletto e maestro ispiratore. L’autore tende a un obiettivo  di definizione di nuove strutture e codici concettuali, non di rappresentare la realtà, materializzando  un processo di  decostruzione e simultaneamente di ricostruzione, basato sul principio rigorosamente analitico e di elaborazione di  moduli assemblativi. Per  capire come, basta osservare gli elementi  pittorici: composizione, spazio, forma ,  tono e colore,  evidente nella  sovrapposizione di linee orizzontali, verticali,  oblique o sospese nello spazio, in cui prevale l’accostamento cromatico per contrasti come struttura di  ricomposizioni  di frammenti , singole parti di un tutto che si intrecciano in maniera  armonica tra loro. Torcoli procede secondo un paradossale principio di caos -ordinato, insieme razionale ed emotivo, programmatico ed istintivo:  il suo linguaggio poggia sull’ossimoro  strutturato come risultato  della fusione di ricomposizioni dal segno  variabile e  sull’inserimento di molteplici materiali. Lo caratterizza un nuovo approccio percettivo ai  materiali e tutto il suo “impeto costruttivo” si origina  dalla sua fascinazione per i Lego: un gioco danese che per estensione è diventato il suo  linguaggio nel corso del tempo. Ma per capire questo macchinoso processo  creativo risolto  con opere, assemblaggi  e installazioni dall’appeal grafico, anche d’ispirazione futurista, è necessario soffermarsi nella  seconda  stanza  espositiva della  galleria,  dove  viene proiettato il suo video-documentario dall’emblematico titolo  “Effetto Lego” , nella  quale si vede l’autore versare contenitori di “mattoncini ” sul  tavolo, di colore e forme  diverse, come imput latente di  possibili ri-composizioni,  da interpretare  come ipotetici  bozzetti di opere che poi  ha  realizzato.

La  maniacale suddivisione di forme e di colori differenti  caratterizza il suo processo costruttivo dell’immagine e delle sculture, razionaliste  ed empatiche al tempo stesso, così sature di  un pathos misterioso, implicito nel gesto, nell’intuizione creativa.

La sua mostra non si racconta, la si guarda, va esperita  direttamente, stanza  dopo stanza,  perché risponde a una febbrile necessità  di  composizione di opere diverse: micro disegni  su cartoncino riciclato, simili a tessere assemblabili utilizzate per il mosaico, a tecnica  mista, una serie di  opere realizzate  con tele tagliate e reintelate,  come  premessa di liberazione dalla figurazione, poi un video sistematico come testimonianza della  sua  abilità compositiva di cui si è già scritto. Inoltre  sono rivelatori  di  come opera  i cartoncini  (7×7 cm) in bianco e nero, disposti  ad effetto domino o forse  ispirati  ai castelli di carte da gioco,  dall’irresistibile appeal  ludico, disposti sul tavolo  come  frazioni di circuiti che suggeriscono  percorsi  immaginifici, circuiti e sinapsi collegati tra loro. Anche  l’installazione di 26 bastoni  compone  una  sorta  di griglia-barriera, sembra un codice a  barre che l’artista  chiama  “bastoni magici ”, evoca  il  gioco cinese Mikado o Shiangai. Commenta quest’opera recente Torcoli: <<La mia idea è di rappresentare una simbolica distruzione di una  barriera che  genera altre barriere. Per me è ancora un ‘opera in progress>> , in  cui ogni elemento diventa oggetto-scultura, che si espande  nello spazio, come si riscontra dal vero. L’abilità , l’estro “neoplasticista”  dell’autore si esprime in   una pittura-scultura  carica di citazioni nelle avanguardie storiche del  Novecento: non  lascia indifferenti  la sua  sensibilità  cromatica e la sintesi  formale, in particolare nella rappresentazione di figure umane  (come  si evince in alcuni  disegni su cartoncino), che rimandano  al simbolismo e  all’espressionismo.  Per entrare  nel “costruttivismo emotivo ” di Torcoli ,  si consiglia di sfogliare il suo “Libro verde oliva”,  una sorta di messale caleidoscopico, un  testamento  poetico-estetico a tecnica  mista su carta da incisione , composto da  46 pagine  e 92 facciate sezionate in 3 parti per un totale di 276 strisce differenti  componibili diversamente  tra loro, interamente realizzato a  mano, disposto all’entrata e non a caso si trova  davanti a uno specchio.  Questa opera unica è un saggio  della sua  abilità  manuale e maturità  concettuale, razionale e paradossalmente  ludica, ma non ingenua  che invita il pubblico a comporre, pagina dopo  pagina,  “ quadri” o soluzioni formali  diverse . Nei lavori recenti, l’autore ha abbandonato la figurazione e predilige un’astrazione geometrica, punta sul colore e non intitola le sue opere,  preferendo la sigla NFT, le iniziali del suo  nome e cognome, come formula di originalità creativa. La sua pittura si situa all’incrocio di varie contraddizioni, è istintivo e razionale, maniacale nella composizione e spontaneo nella contrapposizione dei colori,  immediato nell’esecuzione, tende alla perfettibilità ma desidera  l’imperfezione: ordine e disordine, composizione e distruzione , variabili di infinite apparizioni anche attraverso le matematiche  geometriche  dell’assurdo. Si incidono  nella  memoria le sue  composizione astratte dal design assoluto neo-costruttivista, linee orizzontali e verticali , in cui  traccia  coordinate, trame,  trasformando  l’opera   in  un mix di  pixell  policromi  che  dovrebbero  definire ipotetiche  cornici,  prospettive o griglie immaginarie per contenere  la sua  fertile creatività. Tutti i lavori esposti  in maniera  non  cronologica ma tematica –formale,  esplorano un meta-costruttivismo: sembrano una  “trascrizione automatica” del suo incessante operare . Queste  pitture-concrete compongono un diario visivo, allestite dall’autore nella galleria di  Annamaria D’Ambrosio da interpretare  come una  macro opera  site-specific, composta  da  singole parti, frammenti di un tutto disordinato:  una testimonianza di vissuti impressi nei materiali, qui riordinati, ri-assemblati  per stanze, organizzati per codici formali e cromatici materializzano il suo inspiegabile  processo di elaborazione dai significati plurimi, stratificati  nella memoria , saturi di citazioni colte  e di energia,  di vocazione architettonica  concentrati in un atto  unico. In questa mostra l’opera è un tutt’uno  con il fare dell’artista che si espande  “oltre” i confini della superficie, nello spazio, creando  nuove dinamiche percettive  che si  vivono nell’istante in cui le si guardano. E qui, ponetevi  questa  domanda: << In che  misura ci si aspetta che dobbiate essere  attivi?>>
 

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