DICI DRACULA E DICI SESSO – E DESIGN

0 Posted by - December 6, 2012 - Recensioni

Uno dice beh, c’è Degas a Torino, Vermeer alle Scuderie del Quirinale, Picasso a Palazzo Reale, chissà che code e sgomitate in biglietteria. E in effetti la gente ci va, alle megamostre d’arte nazpop:

i sempiterni impressionisti (numeri alti li sta facendo pure Renoir a Pavia, piazza che non diresti), il tanto fumo e poco arrosto – appena sei quadri – del fiammingo in quel di Roma. E ci va, eccome se ci va, da quel meraviglioso lestofante dell’immagine che ha intortato tutto il Novecento. Mostre buone, ottime, ineccepibili, eventi congegnati bene e comunicati meglio. Ma anche poco fantasiosi. Allestimenti standard, curatele scientificamente rigorose ma poco guizzanti: mostre da catalogo, patinate, indiscutibili, che vai a vedere per dovere di firma, un po’ come l’ultimo film di Clint Eastwood: dove ti scopri anaffettivo e ti vergogni un po’ per quello sbadiglio trattenuto appena. Perché sai che è così che si fanno i film ed è così che si fanno le mostre. Però, oh: se non ti diverti non ti diverti, c’è poco da star lì.

Se vuoi spassartela, invece, in queste settimane ti fai un giro in Triennale a Milano: spendi quel che c’è da spendere e vedi, di filata una dietro l’altra, Kama e Dracula. Meglio l’inverso, se vuoi seguire un climax ascendente. E trovi che quel “massì” biascicato all’uscita della Grande Mostra si tramuta in un “apperò” di ammirazione: alla stessa maniera di quando allo stadio quasi non ti accorgi, e persino ti infastidisci per la pulizia geometrica di un Andrea Pirlo, o di uno Xavi, e ti emozioni per le giocate ignoranti, sbarazzine ed efficaci del più irritante dei Balotelli.

Chissà se una mostra può, per statuto, divertire. Dracula lo fa, libero da tutta la paccottiglia da b-movie, dalle ragnatele e i pipistrelli di gomma. Lascia stare la parte documentale, obbligatoria come una vaccinazione: appena la curatela è libera di divagare comincia lo spasso. Perché i costumi di scena non risalgono a Bela Lugosi ma a Gary Oldman; perché Italo Rota si inventa un site-specific curioso e intelligente; perché c’è la Valentina di Crepax e intermini di donna vamp hai già toccato l’apice.

E già che ti sei scaldato un dente, con quel caschetto bruno, allora tanto vale alzare il livello dello scontro erotico: giù dalle scale per Kama, dove pensi di trovare giarrettiere griffate e dildo d’autore, ma finisci per imbatterti in una narrazione di classe, sensuale e non solo non volgare. Addirittura lirica, nell’intervento del giapponese Nendo. O nelle mitiche polaroid di Carlo Mollino. Ce ne andrà di gente a vedere ‘ste mostre? Sicuramente. Perché dici Dracula e dici “sesso” e la gente ci va a prescindere. Presa per il naso, naturalmente: ma in modo salutare e benefico. Per le attese, facilmente basse, verranno ribaltate con sommo gaudio. E potremo celebrare mostre che per numeri e temi si possono tranquillamente dire blockbuster. Ma nuove. Senza arte. E forse sta tutta lì la magia.

 

Kama. Sesso e Design
a cura di Silvana Annicchiarico

Dracula e il mito dei vampiri

Triennale Design Museum
viale Alemagna 6, Milano

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