Immagine di copertina: Silvio Giordano & Stefano Boring, TANK MAN 2, 2013, 40x90cm
Purtroppo Francesco Bonami mi ha preceduto, non solo a livello lavorativo ma anche editoriale: il suo penultimo libro si intitola come questa rubrica. Nel senso, questa rubrica ha lo stesso titolo di una recente fatica letteraria del suddetto. Pazienza, me ne farò una ragione.
Probabilmente l’attività di Nila Shabnam Bonetti si accorda in toto al ruolo del curatore indipendente: molt* si professano tali pur avendo le gallerie come propri referenti -e quindi tanto indipendenti non sono. Ma lei, come vedrete, rientra nel novero delle eccezioni.
Nel mondo là fuori rispetto all’Italietta il “curator” come libero professionista free lance non esiste. Tutt’al più dirige musei e fondazioni.
Quanti testi critici di Massimiliano Gioni avete letto? Tanto per citare uno dei pochissimi curatori italiani, che non siano né ABO né Celant, di cui si siano apprezzate le virtù fuori dai confini patrii.
Il mestiere del curatore in Italia, contrariamente a quanto si crede, gode di un ruolo sociale lievemente superiore a quello dell’insegnante e spesso si tratta di un paravento d’eccellenza dietro al quale si nascondono fatica, frustrazione, disagio economico e qualche soddisfazione.
“Ma chi te lo fa fare?”, chiedevano a Silvio quando presiedeva l’Esecutivo. E la stessa domanda verrebbe voglia di farla ai (non pochi) operatori del settore arte contemporanea in Italia.
Ma del resto curare una mostra è un po’ come scrivere un libro, con la differenza che il ruolo delle parole è affidato in gran parte al linguaggio visuale dell’ordinamento espositivo. E poi, che diamine, abbiamo una vita sola e dobbiamo essere fedeli al presente e cosa è meglio dell’arte contemporanea per misurarsi con esso?
Emanuele Beluffi: Quando hai iniziato a occuparti d’arte?
Nila Shabnam Bonetti: Appena dopo la mia laurea in Storia dell’Arte, ero rimasta positivamente colpita da un’esperienza di stage nel settore dell’organizzazione di mostre storico-documentarie. Ho voluto cimentarmi nell’organizzazione e nella curatela, occupandomi però di arte contemporanea. Da lì è partito tutto.
Che tipo di approccio è il tuo al lavoro di un artista? Cosa valuti per capire se ti trovi davanti a un artista degno?
I criteri di valutazione sono molti e molto vari. Nel lavoro devo trovare un appeal estetico-espressivo immediato, deve evocare qualcosa, prima di tutto dentro di me e poi tendo ad astrarre e valutare a livello universale. Devo comprendere a fondo il messaggio, capire se riesce ad essere pregno di significati, ma allo stesso tempo se riesce ad essere comunicato in modo semplice. Dell’artista valuto il percorso di ricerca, non il curriculum o l’età. E quanto crede in ciò che fa.
E se mi sta sul cazzo è finita in partenza (questa è una risposta un po’ da Beluffi)
In generale secondo te quanto “pesa” il giudizio di un critico sul lavoro di un artista?
Precisiamo, per l’artista stesso o per la sua carriera? Nel primo caso è giusto che, in base al critico e a quanto (il critico) conosce il lavoro dell’artista, possa essere tenuto o meno in considerazione (dall’artista). Il critico può essere il migliore amico dell’artista, allo stesso livello del suo cane, ma può anche essere il peggior consigliere e mettere l’artista su pessime strade. Ci sono tanti di quei ciarlatani…Nel secondo caso, dipende solo ed esclusivamente dal peso del critico nel mondo dell’arte. Può anche demolire. Se fossi un artista e Hans Ulrich mi scrivesse una cattiva recensione beh, credo cambierei mestiere.
Qual è il tuo rapporto (se hai un rapporto) con le gallerie d’arte?
Attualmente, gioiosamente inesistente. Purtroppo mi capita spesso di mettere in guardia giovani artisti da questi mostri fagocitanti. Ma d‘altronde, meno male che ci sono. Anche se pessime, influiscono positivamente sull’autostima dell’artista, togliendo un gran peso dalle fragili spalle dei curatori.
Sei anche una “consigliori” per collezionisti? Secondo te il collezionista è più utile o meno utile, rispetto alla galleria, per la crescita di un artista?
Sai, quando vado in nuovi ristoranti riesco sempre a scegliere il piatto migliore, pur non avendo mai assaggiato nulla della cucina in questione. Credo sia una dote innata, mi meraviglio sempre del mio raffinato intuito gastronomico. Ecco, è l’unica cosa che mi sento in grado di consigliare al mio prossimo. Galleria o collezionista? Credo dipenda. Anche qui, parliamo di crescita personale, nella ricerca? O di crescita nel mercato? Tutto è relativo alla persona (gallerista o collezionista) che hai davanti.
Tre-nomi-tre di artist* degn* secondo Nila Shabnam Bonetti.
Vorrei precisare che ritengo l’arte italiana contemporanea all’altezza di quella internazionale, nonostante le condizioni cui è costretta. Nomino alcuni tra i migliori della mia scuderia, semplicemente perché li conosco meglio, ma non credo siano ancora abbastanza conosciuti dal pubblico: Giulio Crosara e Manuela Toselli. E poi un artista con cui ho avuto il piacere di lavorare in passato che è Silvio Giordano. Ci sono anche tantissimi bravi pittori, ma tre-nomi-tre mi obbliga.
Discorso economico a parte, ma l’arte, secondo te, è cosa nostra? E’ proprio proprio per tutti?
Potenzialmente sì. Basta dare gli strumenti formativi giusti, a partire dalla tenera età. L’arte non viene capita perché non si hanno le chiavi d’accesso per comprenderla. Ciò non toglie che c’è anche tantissima fuffa, fastidiosa e inutile, incompresa, ed è meglio che resti tale.
Qual è secondo te lo stato attuale dell’arte, almeno nella provincia italiana? Chi domina il campo? Quali sono gli scenari futuri?
Guarda, ho smesso di pormi questa domanda. La risposta, inevitabilmente, scoperchierebbe un vaso di Pandora pieno di problematiche (che chiamano critiche) da cui non si esce. Posso solo dire che le residenze d’artista e gli scambi nazionali e internazionali fra esse possono essere una interessante panoramica per il futuro dell’arte, poiché si avvicinano molto alle esigenze contemporanee dell’essere umano. Ed è il motivo per cui ne abbiamo inaugurata una da pochissimo, lontano dalla civiltà.
Lascio ai miei colleghi, ai mercanti-galleristi-collezionisti-promotori-fundraiser-organizzatori-etc. di spartirsi la deliziosa torta al veleno dell’arte. Amen
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