CLAUDIO ABATE. OBIETTIVO ARTE

0 Posted by - May 21, 2013 - Recensioni

La mostra di quaranta fotografie di Claudio Abate (Roma, 1943) in corso alla Triennale, curata da Vincenzo Trione e realizzata con gli allievi dell’Università IULM di Milano della Facoltà di Arti, turismo e mercati, coordinati da Anna Luigia De Simone e Veronica Gaia di Orio, è imperdibile per due ragioni: innanzitutto perché racconta, non con lo sguardo distaccato del documentarista ma con gli occhi di un figlio di un pittore cresciuto a pane, arte e passione per il nuovo, un periodo denso e innovativo per le arti visive intorno a gallerie come L’Attico, La Salita, Il Ponte e il teatro d’avanguardia, attraverso i ritratti e le opere di alcuni protagonisti delle avanguardie dalla fine degli anni Sessanta in poi, visti da dentro, da chi c’era e ha condiviso con gli artisti ricerche, affinità elettive e contesto culturale. E poi per il fascino delle immagini di grande formato, per lo più in bianco e nero, da manuale, carico di suggestioni. Gli addetti ai lavori riconosceranno la celebre foto di dodici cavalli vivi posti da Jannis Kounellis nella galleria L’Attico di Roma nel 1969, la Venere degli Stracci di Michelangelo Pistoletto, ci sono Mario Schifano, giovanissimo, in posa plastica dallo sguardo tenebroso, di nero vestito e Carmelo Bene, dall’espressione inquietante. Fa tenerezza l’ironico Pino Pascali, scomparso giovanissimo, piroettante al fianco della sua Vedova Blu (1968),monumentale scultura  a forma di ragno di peluche. Si pavoneggia Sergio Lombardo mentre si riflette nello specchio, si riconosce il greco baffuto Jannis Kounellis ritratto con una  “lingua di ferro” su cui  poggia una candela bianca accesa, Giulio Paolini, emaciato, dallo sguardo intellettuale, riflessivo, protetto dagli occhiali spessi. Domina la sala dei ritratti Giorgio de Chirico, con una chioma folta di capelli incanutiti dal tempo, tronfio del suo egocentrismo. In tre sale della Triennale scoprirete altri primi piani sulle avanguardie. Non perdetevi l’omaggio all’Antigone del Living Theatre (con un effetto mosso che dà il senso all’immagine e al rivoluzionario gruppo di attori performer) e gli strumenti di lavoro di Joseph Beuys, in uno still life a colori Szene aus der Hirschjagd (1961) dei materiali utilizzati nelle installazioni del principale esponente del gruppo di Fluxus, l’artista sciamano. Seduce il ritratto di Gino de Dominicis con in mano un ritaglio di giornale e squarci di luce sorprendenti. Gli esperti riconosceranno l’installazione Che fare?(1969) di Mario Merz e i provini della performance di Gilbert&George, piace un interno con oggetti  d’arredo impacchettati ad arte da Christo del 1963. Catalizza l’attenzione Giuseppe Penone con le lenti a specchio, nell’opera Rovesciare i propri occhi (1970), sorprende il pesce adagiato sullo scivolo nel 1968 da Aldo Mondino. Cercate un Disegno (1979) di de Dominicis, d’atmosfera  magrittiana e capello rosso sospeso nel vuoto: da non perdere, come la foto del doppio scheletro di un umano e del suo cane tenuto al guinzaglio. Abate documenta il suo interesse per Milano con la  fotografia a colori dell’installazione permanente Sette palazzi celesti (2004) di Anselm Kiefer, ospitata nell’Hangar Bicocca. Ma dagli anni Ottanta in poi sono altri tempi: infatti le immagini recenti, fin tropo patinate, hanno perduto quell’energia e vitalità che sprigionano le foto di un ‘epoca memorabile e irripetibile.

 

 

Claudio Abate | Obiettivo Arte

Triennale di Milano
viale Alemagna 6, Milano
info@triennale.it
www.triennale.it

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