Andate a vedere la personale di Chiara Caselli (Bologna, 1964) da Federico Rui Arte Contemporanea a Milano: in mostra sei fotografie di grande formato della serie Ginostra, la lupa, dedicata allo….stupore. Soggetto degli scatti è un piccolo borgo dell’isola di Stromboli – Ginostra, appunto – colto nell’unicità fissa e sussistente di un lago di nebbia che avvolge l’orizzonte, in cui la luce – protagonista inter pares – fluttua fra acqua e cielo annunciandosi all’occhio-che-guarda come la progressione armonica di un pentagramma, baleno acquoreo che sciaborda dall’una all’altra delle opere in mostra. Qui, della luce, v’è non solo il vedere ma anche il risuonare. E se il risuonare-insieme produce quella che nel commercio umano chiamiamo empatia, nello specifico del progetto artistico di Chiara Caselli esso prende la forma dell’armonizzazione – visuale – della luce con l’oggetto della rappresentazione – che nell’arte non è mai un pretesto, ovviamente. Il basso continuo – le strizzatine d’occhio all’ambito musicale si ripetono – di Ginostra, la lupa è, come si è detto, lo stupore: nella fattispecie, quella risposta a ciò che ci raggiunge nello splendore del suo apparire, lo sbalordimento occasionato dall’esser-ci, che in questa accezione non si riferisce tanto all’esser-ci dell’uomo secondo la visione filosofica di Heidegger, quanto piuttosto alla più generale datità delle cose. Ginostra, la lupa è un proemio all’esperienza-del-vedere, esperienza estetica (estatica) del saper-guardare (attività discente che, come insegnava il compianto critico Matteo Marangoni, ha da esser sempre intrapresa, nell’arte), stupore dell’evento singolare davanti al quale l’osservatore ha la possibilità di rispondere, ancor prima che con la favella, con i suoi stessi occhi. Nel mare magnum delle mostre – e il sottoscritto ne ha viste tante, e ne vedrà altrettante – ammiccanti, provocatorie o quiete, ma tutte neutralmente complici del già visto e dei viaggi inutili nella nostra storia (perché l’arte è fedeltà al presente ma, piaccia o no, ha da esser crudelmente selettiva), questa personale di Chiara Caselli svetta per la forza tranquilla con cui ci invita a ri-trovare il senso originario dell’esperienza dello stupore, che è il principio stesso della filosofia, ma anche e soprattutto quell’esperienza estetica/estatica (ex-stasis, l’ uscir fuori di sé) in cui l’attore della sorpresa non è più il soggetto d’esperienza (l’occhio-che-guarda) ma l’oggetto rappresentato. Utilità dell’opera d’arte (e mi si perdoni l’autocitazione relativa all’ultimo numero monografico di un fogliuzzo d’arte uscito un paio d’anni fa, di cui queste sono le pagine virtuali).
Chiara Caselli | Ginostra, la lupa
Federico Rui Arte Contemporanea
via Turati 38, Milano
federico@federicorui.com
www.federicorui.com
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