Quello di Carsten Nicolai, aka Alva Noto, è il bisturi di un artista, che seziona il mondo con l’immagine e il suono, lo esamina con crudezza e ci gioca.
Non cede a patetiche melodie e non lusinga l’orecchio. Riproduce battiti e stridii omogenei o incalzanti, non di un cuore umano, ma di un futuro freddo e spettacolare, onde cerebrali di androidi e curve matematiche. Ci sbeffeggia Nicolai, facendoci credere di poterci avvicinare, quando in realtà ci sbatte con violenza ai confini dello spazio dove l’azione, il pensiero e la realtà sono ridotti e frantumati in schegge cromatiche, glitch e rumori. Appena entrati nello spazio enorme dell’Hangar Bicocca, sarete inghiottiti dall’oscurità e risucchiati nelle geometrie colorate di uno schermo gigante che traduce i rumori in immagini e linee. La sensazione di viaggiare alla velocità della luce e di accedere nei più segreti anfratti matematici della realtà è molto forte, alle prese con la decrittazione di un linguaggio divino primordiale, che nulla ha di antropomorfico e materno, ma sembra piuttosto la descrizione del mondo da parte di un architetto/programmatore che ci parla attraverso funzioni matematiche. Le curve e le linee, i rumori e le sigle che si susseguono in un loop costrittivo e claustrofobico e che compongono l’ossatura portante dei brani ricordano il lessico, la sintassi e la semantica dell’Iperuranio elettronico, il pentagaramma di Carsten Nicolai ad libitum. Il tempo scorre incredibilmente veloce mentre si cerca di seguire la visionaria scomposizione della realtà in elementi primi, mentre il ritmo delle funzioni corporee inizia a fondersi con le particelle di suono che lo pervadono. D’altronde Pitagora l’aveva già intuito: la geometria delle forme è musica solidificata. Così Nicolai lascia al suono la pura geometria, privandolo di ogni orpello e restituendogli quel primordiale valore numerico e mistico/armonico che portare gli astanti al rito alla catarsi. Cibernetica. Elettronica. Spettacolare.
Carsten Nicolai | univrs (uniscope version)
HangarBicocca
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