Hanno natiche generose e incarnato roseo. Il fondale scuro sul quale si stagliano ne rimarca il pallore, mentre turbanti memori delle odalische di Ingres raccolgono e avvolgono i loro capelli. La tecnica pittorica è tutt’altro che accurata. Allo sfumato lezioso che leviga le carni Dylan – musicista, ma dagli anni Settanta anche pittore – sostituisce una pennellata graffiante e grossolana. Nulla è definito. Il gesto compendiario costruisce i volumi mediante una tavolozza ridotta alle gradazioni del nero, del bruno, del blu ceruleo e del bianco, talvolta interrotte da gialli acidi e stemperati alla Die Brücke.
In Storyville una donna dai lunghi capelli corvini se ne sta in piedi, completamente nuda, indossando null’altro che un bianco cappello a falda larga. Ha il volto reclinato e gli occhi chiusi in un’espressione di piacere. Il godimento è generato dall’uomo inginocchiato ai suoi piedi, che abbandona il viso tra le cosce di lei. Anche in questo frame lo sfondo è buio e indefinito. L’ambientazione si fa invece più leggibile in Fire Dancer, dipinto in cui una danzatrice dai seni prosperosi si espone quasi totalmente nuda, portandosi le braccia dietro la nuca. La predominanza dei toni scuri è qui spezzata dal bianco netto, che campisce la grancassa e la camicia del batterista.
New Orleans Series, allestita presso l’Appartamento di Riserva di Palazzo Reale a Milano e curata da Francesco Bonami, è una mostra in cui frammenti di vita, immortalati su tela come frames di una pellicola, narrano di un’America anni Cinquanta un po’ordinaria e un po’dissoluta.
Sala dopo sala, la mostra si snoda in un’alternanza di tematiche che vanno da scene tra l’erotico e il sessuale-spinto a brandelli di quotidianità ambientati in chiese, stazioni o strade periferiche. In Train Station, ad esempio, due gangster in giacca, cravatta e borsalino grigio, conversano amabilmente nella sala d’attesa di una stazione. L’opera in questione ha un’organizzazione compositiva e un taglio prospettico che, insieme alla scelta cromatica, ricordano l’ottocentesco Vagone di Terza Classe di Honorè Daumier.
Church Goes vede invece un coro di uomini e donne di colore, immortalato nello sforzo canoro.
Parallelamente all’evento espositivo, lo Spazio Oberdan organizza una rassegna cinematografica ricca di film, documentari e lungometraggi dedicati all’artista, prevista per le giornate dell’1, 2 e 3 marzo 2013. In rassegna troveremo Rinaldo e Clara, diretto dallo stesso Dylan, e il film che il grande Martin Scorsese dedicò alla vita e alla personalità di questo poeta della musica e della pittura.
Bon Dylan | New Orleans series
a cura di Francesco Bonami
Palazzo Reale
Piazza del Duomo 12, Milano
www.comune.milano.it
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