ARTICOLO PUBBLICATO SU IL GIORNALE OFF
Tel Aviv, Como, Milano e ora Bologna: il paradiso in terra di Barbara Nahmad approda al Museo Ebraico di Bologna a cura di Vittoria Coen e mai come ora, tra oltranzismi antiebraici di mozzorecchi integralisti e boicottaggi commerciali onusiani, una mostra d’arte contemporanea sulla vita quotidiana agli albori dello Stato di Israele è parsa così culturalmente attuale. L’avevamo vista da Federico Rui a Milano lo scorso febbraio, Barbara Nahmad col suo Eden, progetto artistico fatto di immagini suggestive legate alla vita quotidiana nelle città, nelle scuole, nelle strade e nei kibbutz dell’allora giovanissimo (anni Cinquanta) Stato di Israele, accompagnate a figurazioni più intime, proprie di un microcosmo che fa tutt’uno col macrocosmo.
Le fonti d’ispirazione di questa artista nata nel ’67 a Milano e figlia di ebrei egiziani fuggiti in Italiana all’epoca del putch antimonarchico del 1952 sono libri, riviste, fotografie di un’epoca pionieristica, qualcosa di più dell’objet trouvé. Sono repertori della memoria da cui Nahmad astrae la parte più importante, perché la scenografia qui non conta, conta il momentum, il cui valore iconografico viene enfatizzato come il fermo immagine, unico e irripetibile, che vale per il tutto, mentre un segno lieve raffigura la sfondo.
In mostra vedrete 30 opere, olii su tela di vario formato dominati dai colori ocra, bianco, nero, oro commentati da epigrafi letterarie e una serie inedita di tecniche miste su cartoni di piccole dimensioni in apposite teche, vera novità di questa mostra bolognese, cui si accompagnano due sfere in legno che ripropongono, su un supporto diverso, quel paradiso in terra che non è solo di Barbara Nahmad ma anche il nostro.
Barbara Nahmad
Museo Ebraico di Bologna
via Valdonica 1/5,Bologna
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