ART OR SOUND | FONDAZIONE PRADA | VENEZIA

3 Posted by - July 7, 2014 - Kritika segnala, Recensioni

L’arte si ascolta e si vede a Ca’ Corner della Regina, settecentesco palazzo che si affaccia sul Canal Grande, dal 2010 regale sede della Fondazione Prada, dove su due piani, in occasione della mostra Art or Sound  a cura di Germano Celant strumenti, dipinti, ready/made, sculture, installazioni emettono suoni di ogni genere, mettendo a confronto due ambiti indipendenti e nello stesso tempo intrecciati. L’esposizione, che indaga il rapporto tra arte e suono, ha inaugurato negli stessi giorni della vernice stampa della XIV Biennale di Architettura, presenta quasi duecento oggetti dal Cinquecento ad oggi e comprende: strumenti musicali simili a opere d’arte e sculture, macchine musicali, dipinti che propongono una rilettura critica del rapporto plastico-sonoro e visivo degli oggetti, manufatti artistici che producono suono.

Il percorso espositivo inizia al primo piano con strumenti di rara bellezza, come due violini in marmo intarsiato, una lira dorata utilizzata per lo più nelle rappresentazioni operistiche e teatrali (XVI-XVII secolo), un cornetto del Settecento in legno a forma di serpente con testa di dragone, gli organetti neoclassici, curiosi automi musicali adatti per wunderkammer di collezionisti esigenti del XVIII e XIX secolo. E’ uno spettacolo l’automa a forma di incantatrice di serpente (1890), ideato quando a Parigi erano in voga gli spettacoli di music-hall in cui acrobati, maghi e ballerine intrattenevano il pubblico esibendosi in costumi etnici, accompagnati da animali esotici. E, per quanto kitsch, attirano lo sguardo anche gli orologi svizzeri a forma di gabbietta che ebbero un grande successo nel secolo dei Lumi, come i carillon meccanici che risalgono al Medioevo. Spiccano tra gli altri strumenti bizzarri, l’ Organo a forma di carrozza (1785-1801) e un magnifico pirofano, strumento a gas del 1869, creato dal fisico Frédéric Kastner che suona e nello stesso tempo produce segnali luminosi emessi da becchi posizionati l’uno accanto all’altro: è uno spettacolo d’ingegneria ante litteram! Da non perdere il Tamburicorde (1885), strumento a sei corde puramente decorativo, abbinato a uno sgabello di stile orientaleggiante, di Carlo Bugatti, celebre ebanista milanese, noto per i suoi mobili di gusto esotico di gran moda nella Belle Epoque.

Tra uno strumento e l’altro si trovano opere realizzate da artisti del passato e di oggi. Germano Celant ha dichiarato che l’arte sonora, introdotta nel museo, dovrebbe svecchiare questo luogo asettico e mono-orientato a raccolte di  oggetti da contemplare passivamente,

dove al vedere si aggiungono l’ascoltare, il toccare, l’odorare e il gustare, così da arricchire attraverso tutti i sensi la conoscenza dell’arte

Simmetria, ambivalenza e in alcuni casi simbiosi tra opera d’arte e oggetto sonoro sono gli obiettivi di questa mostra, che bandisce la dittatura dello sguardo e dell’esercizio retinico, come direbbe Marcel Duchamp, esortando i musei e gli spazi espositivi ad aprirsi alla  multisensorialità, come di fatto ha intrapreso la Fondazione Prada.

La  scelta di iniziare il percorso espositivo con oggetti ibridi, manufatti di rara raffinatezza che racchiudono suono e immagine: sono di grande fascino e si guardano come sculture che sprigionano energia visiva e sonora. La mostra è il risultato di una capillare ricerca scientifica di strumenti musicali sparsi in diversi musei e collezioni del mondo, un inventario di oggetti sonori o musicali che riscattano e valorizzano la capacità artigianale, in alcuni casi straordinaria, di molti autori, anche anonimi, che magari in altri contesti espositivi passano inosservati.

A Palazzo Corner non poteva mancare una ricostruzione dell’Intonarumori (1913) di Luigi Russolo, pittore e musicista, compositore, tra i protagonisti del Futurismo, noto per il manifesto L’Arte dei rumori (1913). Questa  macchina musicale è in grado di modulare un rumore che riproducevano i suoni della città e delle macchine della vita metropolitana. Si tratta  di una ricostruzione preziosissima degli intonarumori (basata su disegni originali di Russolo), distrutti nei bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, iniziata nel 1977 ad opera di Pietro Verardo, esperto di musica e storia della musica futurista, su invito dell’Archivio Storico delle Arti Contemporanee della Biennale di Venezia, la cui sede era allora nell’attuale Fondazione Prada.

Al secondo piano l’environment sonoro aumenta, in uno slalom di opere sonore tutte da ascoltare più che da raccontare: lo spettatore si immerge nella “sinfonia” di una generazione di artisti che da Marcel Duchamp, passando necessariamente dal silenzio di John Cage, le sperimentazioni di Nam June Paik, Jean Tinguely, Robert Rauschenberg, i combine sonori di Edward Kienholz e di  Wolf Vostell, hanno sperimentato l’energia immaginifica del suono e l’arte dei rumori. Molti gli artisti performer/compositori che, in mezzo a bizzarri pianoforti di Gunther Uecker e di Joseph Beuys, le chitarre, i violini e i banjo di Ken Butler e William T.Wiley (sculture da  suonare), i componimenti elettrici  di Alberto Tadiello, le scatole di Robert Morris, le inquietanti Trombe del Giudizio (1968) di Michelangelo Pistoletto e molte altre opere sonore che funzionano autonomamente senza il nostro intervento, vivacizzano gli austeri saloni di Cà Corner della Regina con suoni, rumori cacofonici, sussurri, sibili continui e dall’effetto spaesante.

A disposizione dello spettatore alcune installazioni che consentono l’isolamento in dimensioni più ovattate e di meditazione: è il caso di Handphone Table (1978) di Laurie Anderson, dove potrete poggiare la testa tra i gomiti, riposarvi e adagiati gli avambracci in due cavità, ascolterete due diverse canzoni che vi attraversano il corpo e producono sensazioni diverse.

Il suono si fa oggetto del pensiero in questa mostra sensoriale non da capire da ma ascoltare. che amplifica in un labirinto di sensi la conoscenza del tempo.

Art or Sound
a cura di Germano Celant

Fondazione Prada Cà Corner della Regina
Santa Croce 2215, Venezia
www.fondazioneprada.org
 

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