La personale di Antonie Catala (Tolosa, 1975) da Peep-Hole a Milano rientra in un programma pluriennale con il quale ogni anno la galleria diventa una sorta di project room in collaborazione con un’istituzione d’arte contemporanea internazionale.
Questa esposizione è complessa e comprende tre progetti recenti di Antoine Catala, che vanta un curriculum invidiabile; va vista e non raccontata, per l’effetto di cortocircuito visivo e per l’ estetica situazionale post tecnologica che l’artista mette in scena con installazioni capaci di inglobare lo spazio. Il lavoro di Catala è il risultato di un analisi dissacrante, d’esprit dada, degli attuali strumenti di comunicazione digitali e analogici.
La mostra Heavry Words, presentata in una galleria tra le più interessanti del momento, comprende una trilogia di lavori: Il était une fois (2012), prodotto dal FRAC Champagne-Ardenne in occasione dell’ultima Biennale di Lione e ora parte della collezione del FRAC, una serie di opere esposte recentemente nella personale Image Families all’UKS a Oslo e al Fridericianum a Kassel, e Abracadabra (2013), insieme a una parte di Empire State (Roma/Parigi), cui Catala ha aggiunto nuovi elementi realizzati specificatamente per la mostra milanese.
Varcata la porta d’ingresso della galleria, al primo piano della storica Fonderia Battaglia (1913), entrerete in un rebus visivo, spiazzante, materializzato dall’artista francese attraverso opere che valorizzano l’equivalenza tra oggetto, immagine e parola. Analisi concettuale sul modello di One and Three Chair (1965) di Joseph Kosuth, in cui un oggetto vero è presentato insieme alla sua riproduzione fotografica in scala 1:1 e alla definizione dello stesso tratta dal vocabolario. In questo modo si confrontano tre diversi elementi, evidenziando le differenze tra l’originale, la riproduzione e il linguaggio.
Sulla stessa linea di rigore concettuale, ma estendendo l’investigazione alla tecnologizzazione dei media, ha operato Catala per evidenziare il ruolo determinante della cultura informatica nell’epoca della riproducibilità web. Sappiamo che qualsiasi parola ricercata su Google può esser associata a numerose immagini, che se scannerizzate o stampate in 3D, diventano oggetti reali pronti all’uso. Per Catala ogni parola è una possibile macchina d’immagini e di immaginari, un incubatore in continua evoluzione che trasforma il linguaggio in oggetti-sculture attraverso computer, monitor, dispositivi di realtà aumentata, come si vede nell’installazione Il était une fois. Affascina l’ologramma o la proiezione su vapore, utilizzata per riprodurre una serie di immagini pulp, di varia natura: queste e altre trovate si pongono come un rebus oggettivo da risolvere. Vedrete che le immagini combinate secondo un ordine preciso ricompongono la tradizionale frase d’incipit di tutte le fiabe: “c’era una volta “, come suggerisce il titolo dell’opera in francese.
Anche Abracadabra è una versione più sofisticata dell’analisi del rapporto tra parola e immagine, grazie a una serie di pittogrammi cinetici creati dalla giustapposizione di segni di interpunzione e di simboli. Così Catala ha tradotto in forma scultorea la comunicazione per immagini del linguaggio delle emoticon, da toccare oltre che da vedere per effetti optical-cinetici tutti da esplorare.
Chiude la mostra Image Families, dispositivo immersivo che visualizza la natura illusionistica e fantasmagorica delle immagini. Stupiscono le macchine -simili a uccelli a forme di droni, che svolazzano nella galleria. Attenzione, anche l’aspetto sonoro in questa kermesse tecnologica ha un ruolo spiazzante, per decontestualizzare e rielaborare in chiave tecno/surreale il futuro già presente, in cui i sistemi di apprendimento dei computer e altre linguaggi digitali hanno già modificato la percezione dello spazio e del tempo, in bilico tra natura e artificio, nell’ottica di un’estetica tecno- situazionale ancora tutta da esplorare.
Antoine Catala | Heavy Words
Peep-Hole
in collaborazione con FRAC Champagne-Ardenne, Reims
via Stilicone 10, Milano
info@peep-hole.org
www.peep-hole.org
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