Cogli ogni opportunità che la vita ti dà, perché,
se te la lasci sfuggire ci vorrà molto tempo
prima che si ripresenti (P. Coelho)
Sono a Londra, desiderosa di conoscere nuove realtà con cui confrontarmi e misurarmi. Qualche mattina fa mi sono imbattuta per caso in alcune immagini che hanno destato immediatamente la mia attenzione e mi son detta: “sarà sicuramente un artista inglese, sicuramente non facile da contattare, figuriamoci proporgli un incontro…”
Leggo il suo nome e cognome: Nicolò Baraggioli, artista made in Italy che vive a Londra. Gli scrivo immediatamente e lui non esita a rispondere con grande disponibilità nei miei riguardi. Ma, come tutti gli italiani che si rispettino, ad agosto è in vacanza nel Bel Paese. Ci siamo invertiti. Grazie alla tecnologia abbiamo potuto sentirci e vederci così da rendere possibile questa intervista.
Le opere di Nicolò Baraggioli dimostrano una complessità che smentisce la loro apparente semplicità. Le linee perpendicolari e le campiture di colori geometrici sono in effetti il risultato di una continua ricerca di equilibrio e perfezione formale, evoluta stilisticamente nel corso di un lasso di tempo breve ed intenso. A vedere le immagini del suo percorso evolutivo e di ricerca, ho notato il cambiamento nelle sue diverse fasi, nei suoi diversi linguaggi e modalità di espressione. Nella fase iniziale è evidente la necessità da parte dell’artista di voler manifestare i suoi stati d’animo e mentali, attraverso un gesto immediato ,veloce ed inconsapevole. Nelle fasi successive del suo lavoro ha dato una forma e una “catalogazione “ al caos precedente, come se avesse messo ordine, per il raggiungimento di un equilibrio tra forma e spazio. Astrazione fino ad arrivare alla sintesi di un concetto e di un pensiero costruito con il tempo, il tempo che necessita al lavoro interiore per diventare esteriore ed espressione di un linguaggio compiuto, pulito, elegante e maturo.
Nicolò Baraggioli lo fa non solo per mezzo del linguaggio pittorico, ma utilizza anche forme scultoree, sperimentazione con diversi materiali e la coesione di differenti forme stilistiche, binomi, associazioni ed invenzione. Mi piace vedere l’evoluzione degli artisti nelle loro forme espressive, la loro crescita, vederli misurare ed osare. Rimarrò a guardare con curiosità quale tipo di evoluzione linguistica riuscirà a raggiungere, tenendo conto della sua giovane età.
Ve lo presento.
Nicolò Baraggioli: Non ho un percorso di scuole artistiche o accademie. Sono autodidatta. E’ una passione maturata nell’arco degli anni. Il mio primo lavoro è iniziato cinque anni fa in Italia, non l’ho mai presentato a nessuno fino a due anni fa, lo facevo per me per una mia forma espressiva.
Annalisa D’Amelio: E due anni fa che cosa è successo?
Due anni fa ho conosciuto una persona che mi ha presentato ad una galleria pugliese con la quale sono riuscito a trovare il coraggio di espormi a tutti.
Quindi hai iniziato in Italia?
Sì ho iniziato in Italia. Ma le prime esposizioni le ho fatte mentre vivevo già in Inghilterra.
E perché sei andato in Inghilterra?
Fondamentalmente ho avuto sempre questo desiderio di spostarmi all’estero. Poi, quando ho intrapreso questa carriera mi sono reso conto della vivacità dell’ambiente culturale ed artistico londinese.
Quindi, confermi la fuga dei cervelli dal nostro Paese?
Purtroppo sì, i galleristi non volevano investire nella promozione. Invece ho trovato un approccio diverso, sia a Londra che in Europa.
Secondo te, quali sono sostanzialmente le differenze tra l’Italia e il resto d’Europa e in questo caso Londra?
Innanzitutto le disponibilità economiche di chi si approccia al mondo dell’arte, gallerie, collezionisti, amanti dell’arte, parlo della mia esperienza non voglio generalizzare. La professionalità di alcune persone, ho visto che dietro il lavoro di una mostra un grande lavoro e una grande professionalità e la meritocrazia.
Con che tipo di linguaggio hai iniziato il tuo lavoro?
Inizialmente ho iniziato a lavorare con utilizzo di colori ad olio agli acrilici, poi nel corso di questi anni mi sono confrontato con tanti artisti e addetti ai lavori e mi sono affinato. Sono cresciuto. Più si vive di arte e più si ha la possibilità di crescere. Confrontandomi con realtà diverse ho acquisito diversi punti di vista nella ricerca del mio stile che caratterizza il mio lavoro.
Quando è avvenuto il tuo primo gesto artistico ufficiale?
Il mio primo gesto artistico risale a cinque anni fa quando dopo un lunghissimo periodo di studi,disegni e fotografia ho iniziato il mio primo lavoro. Il ricordo di quel giorno è sempre vivido nella mia memoria. Non c’è giorno che passi in cui non penso a quell’istante che ha rivoluzionato completamente la mia vita. È stata una delle sensazioni più complete e gratificanti mai provate. Il primo quadro fatto è ancora custodito gelosamente nella casa della mia famiglia a Genova. Un significativo monito.
Che tipo di ricerca hai intrapreso?
La mia analisi nel corso di questi anni ha avuto diverse fasi. Inizialmente era protesa alla stesura e realizzazione del lavoro, dei suoi vari substrati e di tutto quello che c’era sotto e non si poteva vedere. Ho realizzato in questo periodo lavori con numerosi strati di colori, talvolta sovrapposti l’uno sull’altro, talvolta spatolati e tirati a fasi nel corso del tempo.
Successivamente la mia indagine è passata alla ricerca di materiali alternativi da utilizzare sulle tele per poi arrivare a comporre opere con l’uso esclusivo della materia senza più utilizzare il supporto della tela, così facendo in qualche modo mi sono avvicinato alla scultura sentendo il bisogno di dover uscire dalle due dimensioni della tela. Ovviamente tutti questi processi vengono scaturiti da quello che è il primo livello di ricerca: quello personale. Più complesso, articolato e lungo.
Il mio obbiettivo, in tutto quello che produco, è quello di arrivare a raggiungere la massima astrazione, che può essere di una idea, un concetto, un pensiero o semplicemente una sensazione. La riduzione dello spettro dei colori e un occhio al design minimalista mi aiuta nella realizzazione di ciò che ho in mente.
Ho visto un tuo specifico interesse nell’utilizzo di vari materiali…
Come dicevo in precedenza, negli ultimi due anni di lavoro ho cercato di staccarmi dal piano della tela e di lavorare utilizzando anche una terza dimensione. Avvicinandomi così all’utilizzo di differenti materiali. Anche qui il processo nella scelta degli stessi ha avuto due fondamentali passaggi.
Appassionato di arte povera, i miei lavori volevano essere un’armonizzazione ed un tributo di alcuni materiali come la carta, il cartone ed il legno (molte volte raccolti per le strade di Londra). Con questi ho creato diverse composizioni che ho postato mesi fa sul mio feed di Instagram.
La fase successiva, quella in cui mi trovo adesso,è stata invece caratterizzata dall’uso di materiali più asettici e freddi ma al tempo stesso più eleganti e dalle forme più aggraziate: varie tipologie di metallo, plexiglass e vetro.
Questi sono i miei lavori più recenti e quelli in cui si possono trovare tutte le caratteristiche principali del mio lavoro. Semplicità, equilibrio ed armonia.
Torneresti a lavorare in Italia?
Credo che nella vita non si possa escludere nulla. Davanti ad un progetto ben organizzato e serio non vedo perché non dovrei prendere in considerazione la possibilità di un rientro in Italia o la collaborazione con una galleria che creda in ciò che faccio e abbia la voglia di investire nel mio lavoro.
Progetti futuri?
A settembre parteciperò con un lavoro selezionato da un curatore australiano ad una mostra molto interessante in Danimarca dove esporrò con un numerosissimo gruppo di artisti. Questa sarà una bellissima occasione per potermi confrontare e conoscere artisti che stimo.
Tutte le informazioni sulla mostra verranno poi pubblicate sul mio sito e sul mio profilo IG.
Nel 2018 avrò la possibilità di lavorare con due gallerie molto importanti in Germania e in Brasile, ma essendo scaramantico preferisco non dire troppo al momento!
Mi piacerebbe, come ci siamo detti, tra qualche anno spostarmi nuovamente ed andare a vivere a Berlino. La scena artistica e culturale della capitale tedesca ormai e ai livelli delle grandi città dell’arte come New York e la stessa Londra e sarebbe interessante provare a confrontarmi con una realtà nuova, alla ricerca di nuovi stimoli e possibilità.
Un messaggio a cuore aperto ai tuoi colleghi artisti italiani?
Il messaggio che vorrei dare ai colleghi italiani è quello di non abbandonare mai la ricerca, di intraprendere sempre nuovi percorsi e di sperimentare il più possibile.
Credo che solo attraverso un continuo rimettersi in gioco si possano raggiungere livelli importanti dal punto di vista della realizzazione e del pensiero.
Come diceva un grande poeta: “Leap before you look”. Salta nel vuoto prima di guardare.
Tutto ciò che ci spinge oltre, a dare il meglio di noi, a farci dubitare e riflettere è fondamentale per la ricerca di un’artista.
Piet Mondrian diceva:
Dobbiamo comprendere che l’arte e la vita non sono domini separati. E’ per questo che l’idea di arte come illusione separata dalla vita reale deve scomparire
Colgo l’occasione per inviare un mio messaggio a tutti gli artisti, veritiero ed intramontabile: memento audere semper.
In bocca al lupo a tutti!
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