ANNA SENZA FUOCO

0 Posted by - September 23, 2015 - Altre scorie (Stefano Abbiati)

Diverse persone che considero molto credibili mi raccontano che, nel paese di Zerbolò, viveva una anziana signora di nome Anna che si procacciava immaginette sacre, principalmente della Vergine Maria.

Ci hai un santino? Ce l’ hai un santino per me?

ripeteva la signora Anna alla gente del paese. Attendeva l’uscita dei fedeli dalla chiesa dopo una funzione religiosa e chiedeva spesso:

È tua? La devi tenere?

indicando col dito nodoso l’ immaginetta che ad alcuni capitava di portare con sé.

La signora andava in cerca di santini per un motivo molto particolare: se ne cibava. Come una vera cacciatrice, vagava qua e là, in cerca di persone devote per chiedere loro, al momento più opportuno (ammesso che ve ne fosse uno), l’ immaginetta sacra. Solitamente, si sistemava fuori dal portone come se dovesse puntare un radar per individuare le sue vittime preferite.

Quando esattamente cominciò a cibarsi di santini, però, resta un mistero. Nessuno me lo ha saputo dire, anche se molti giurano ancora oggi di averla vista più volte mangiare qualche icona.

La chiamavano Anna dei Miracoli, parafrasando un famoso film. Pare altresì che avesse un figlio cui affibbiò il nome Isaac, come Newton.

Inutile scervellarsi per capire il motivo o l’origine di questa patologia o, se si vuole, caratteristica. Lei, dal canto suo, detestava psichiatri, psicologi e compagnia bella perché rifiutava qualsiasi spiegazione che, secondo lei, era sempre a senso unico e che faceva presto a diventare superstizione. Spesso, questi dottori della mente offrivano i propri servigi in forma gratuita ma la signora rifiutava psicoterapie quasi sdegnata, poiché diceva che la vita ha “centodiecimila direzioni” tutte insieme, mentre l’uomo va solo avanti o indietro (qualche volta in obliquo) e si preoccupa di dare una sola spiegazione per ogni cosa.

Non so immaginarmi se avesse qualche sorta di ripostiglio per i santini scampati al suo metabolismo.

I chierici e i sagrestani di Zerbolò, i quali probabilmente erano chiamati più di altri a mostrare alla signora Anna comprensione, invero la evitavano. Quando il pio esercizio della pazienza, infatti, si faceva via via meno pio, anche loro la cacciavano via, tra imbarazzo e fastidio. Certe gentilezze, si sa, sono peggio di altre scortesie, ma probabilmente è un problema di aspettative.

Tant’è, a un certo punto, Anna non fu più vista in paese e non ci fu modo di avere sue notizie. Certamente tutte quelle fibre plastificate ingerite non devono aver giovato alla sua salute, oppure quella gente, per dirla come Anna, voleva continuare semplicemente a camminare avanti e/o indietro.

I pii sacrestani e chiericati potevano ora dedicarsi senza angosce alla pace del cuore, con buona pace del cuore.

Da giovane pare assomigliasse molto a Romi Schneider e che, per la sua bellezza, facesse girare la testa a molti uomini. Chi sostiene di averla conosciuta personalmente dice che era molto disincantata riguardo all’ amore, e che non ne parlava molto volentieri. Spesso faceva spallucce di fronte a questi argomenti, aggiungendo alcuni proverbi popolari che, in sostanza, volevano significare che a girare negli uomini non era la testa, ma altre cose più in basso fornite. Non le interessavano le “romanticherie”, poiché rendono la gente “schiava dei luoghi comuni”. Diceva anche che aveva stima dei mistici di tutti I tempi, perché per lei erano uomini che stendevano un impersonale velo pietoso sopra la vita, e che non avevano bisogno di dare nomi o definizioni, a differenza dei filosofi.

Chi ebbe modo di parlare con Anna mi ha detto che il suo atteggiamento non era dovuto a cinismo, perché per lei, a detta anche del suo confessore di Zerbolò, l’ uomo è “uno sterpo secco che si incendia con una certa goffaggine”. Aveva una vera e propria fissazione per il fuoco. Questa mania pare gli sia venuta in seguito a un incendio improvviso scoppiato nella cascina in cui visse da bambina. Sebbene vide morire un paio di galline, si trattò in realtà di un piccolo incendio. In genere nessuno se la prende se muoiono un paio di polli, e credo nemmeno lei. Da quel momento, tuttavia, prese a paragonare tutto al fuoco. Secondo me, fu stupita da certe forze che prevaricano gli esseri viventi, davanti alle quali tutto deve esserle parso innocente, debole, indifeso. Si sentì impreparata, e per questo stimava il coraggio dei mistici che leggeva tanto. Le piaceva moltissimo S. Antonio del deserto, in particolare quando racconta l’ episodio dell’ incontro col diavolo alto due metri.

Poiché si chiuse in un carattere freddo e distaccato, almeno in apparenza, venne soprannominata, per ironia della sorte, Anna senza fuoco.

Ora è seppellita al cimitero di Zerbolò; esattamente un anno fa andai a renderle omaggio e posi sulla sua tomba un libro di Simone Weil. Sono tornato là settimana scorsa; la copertina del libro, con il volto della mistica, non c’era più. Probabilmente se l’ è mangiata il vento, oppure il fuoco.

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