ALLORA & CALZADILLA | FAULT LINES | PALAZZO CUSANI

0 Posted by - November 8, 2013 - Recensioni

Siamo sull’orlo di una catastrofe ambientale, precipitati in una crisi economica e politica senza precedenti e l’arte è sempre più impegnata a visualizzare le contraddizioni del presente. Dopo aver abbandonato chissà quale ricerca di bellezza ideale, ora persegue verità e impegno etico, configurando metafore. La musica salverà il mondo, secondo Jennifer Allora (1974) e Guillermo Calzadilla (1971), lei statunitense e lui cubano, coppia di artisti di fama internazionale, che spiazza con opere di spirito neo-dada e nel contempo razionali per l’analisi delle complessità del nostro tempo (si ricordi il carro armato rovesciato, trasformato in un gigantesco tapis-roulant posto davanti al Padiglione USA nella  Biennale di Venezia del 2011, contro la “ginnastica” militare statunitense). A Milano la Fondazione Trussardi festeggia dieci anni di mostre curate da Massimilano Gioni diffuse in edifici o palazzi storici dimenticati o non accessibili al pubblico, spazi carichi di pathos dove artisti espongono opere  site-specific. L’anno scorso con Cyprian Gaillard siamo entrati  nella Caserma XXV Maggio, quest’anno in seguito alla collaborazione instaurata con l’Esercito Italiano, Gioni ha ottenuto Palazzo Cusani, sede del Comando dell’Esercito Lombardia, ex quartiere generale austriaco, nel cuore di Brera che ospita il salone del ballo Radetzky, il Circolo degli Ufficiali e la N.A.T.O . In questo austero palazzo “blindato” Allora & Calzadilla, etnografi post-colonali, sono partiti dalla relazione tra lo spazio, la musica e il potere, trasformato in  un ideale teatro “epico”, adatto per la visione e l’azione della “musica di potere”. La coppia combina tecniche e linguaggi diversi, scultura, fotografia, performance, suoni e video e a Palazzo Cusani cinquantadue interpreti, musicisti e ballerini suonano, si muovano, cantano, alterando la percezione dello spazio.

Dalla prima all’ultima sala la protagonista è la musica, le voci, i gesti e il suono che intreccia una  fragile armonia con l’identità e la storia del luogo. La musica teatralizza lo spazio e le azioni, produce immagini  che superano barrire culturali, politiche, sociali, cronologiche e tutti gli elementi agiscono come collettori di energie, assumendo un valore concettuale e performativo.

Voci liriche vi accolgono nel cortile del Palazzo, canti tratti da discorsi dei grandi protagonisti del  Novecento, poi le note di una  tromba  vi introdurrà nelle macerie del tempo, attraverso la musica, dove il suono “scolpisce” metafore. La mostra di Allora & Calzadilla nel titolo Fault Lines, contiene il messaggio, il termine che significa “linee di confine”, fratture del suolo che si formano nel punto d’incontro tra due masse rocciose in movimento, instabili punti che nascondono fragilità profonde e che potrebbero sfaldarsi da un momento all’altro. Per gli artisti la vulnerabilità diventa un presupposto per indagare concetti di confine, metafore di quelle linee fisiche e simboliche che creano divisioni tra due mondi, zone di demarcazione che generano tensioni. Le guerre seguono il ritmo di musiche celebrative, che nel passato hanno avuto una funzione psicologica e comunicativa di valori militari e dell’amor di patria, ma per Allora & Calzadilla è tutta un altro ritmo,  in cui tempo e spazio si fondono in potenti effetti sonori che rimbombano nella testa anche quando si lascia alle spalle  Palazzo Cusani. Nel cortile ridisegnato dal Piermarini ipnotizza Sediments, Sentimens (Figures of Speech) (2007), una perfomance dal vivo eseguita da soprani e tenori della Civica Scuola di Musica di Milano, sdraiati dentro una grande massa di poliuretano mentre interpretano brani tratti dai più significativi discorsi ufficiali pronunciati dai protagonisti della storia del Novecento, da Martin Luther King a Nikita Khrushchev, dal Dalai Lama fino a Saddam Hussein, che sembrano plasmare una sorta di  “geologia”  della storia in forma di musica. Sullo scalone d’onore, vi  accoglie  Wake Up(Rising) (2013), un trombettista jazz che improvvisa note della sveglia militare, eseguita in chiave sperimentale, evidenziando il ruolo simbolico della musica nella vita do caserma.

Al primo piano del Palazzo, nel maestoso Salone da ballo con specchi e stucchi dedicato a Radetzky, generale austriaco di casa dal 1848, la musica viene incontro allo spettatore, instaurando un filo con la storia con l’opera Stop,Repair, Prepare, Variations ofOde to Joy’ for a Prepared Piano (2008), precedentemente esposta al  MoMA e a Rivoli, composta da un pianoforte Bechstein a coda di inizio Novecento sventrato da un  buco circolare, da cui spunta un pianista in piedi che, spostandosi per la sala, suona, da dietro la tastiera, il quarto movimento della Nona Sinfonia di Beethoven, noto come Inno alla Gioia, che evoca il coro polifonico come rappresentazione della fraternità e fratellanza universale.

Alle pareti del Salone sono appese due tele della serie Intermission (Halloween Afganistan)(2012), che rappresentano soldati americani in missione di guerra mentre festeggiano la notte di Ognissanti mascherati da supereroi. Nella Sala Garibaldi, c’è il video Returning a Sound (2004), in cui si vede un giovane mentre attraversa il territorio dell’Isola Vieques, a Portorico, su un ciclomotore cha ha una tromba saldata  alla marmitta, producendo  suoni  provocati dai sobbalzi della strada e dalle accelerazioni del motore. Quest’isola è stata per sessant’anni sede di una base militare americana, dal 2011 è stata restituita a Portorico, dove vive la coppia.

Il percorso prosegue nella Sala della Braida, con la perfomance da brivido Revolving  Door (2011): una “porta  girevole” composta da dodici ballerini schierati in fila, che muovendosi fendono a metà lo spazio da una parte all’altra, creando una sorta di barricata umana. I performer del Teatro Scuola Paolo Grassi di Milano, marciano, camminano, si fermano, seguendo una coreografia circolare, scandendo passi ispirati a marce militari, cortei di ballo.

Si prosegue nella Sala delle Allegorie, dove toglie il  fiato la volta affrescata con aquile e altre scene allegoriche ispirate alla mitologia greca, ideale per la proiezione di Raptor’s Rapture (2012), film presentato a Documenta a Kassel, esposto per la prima volta in  Italia, in cui la musicista Bernadette Kafer, specializzata nello studio di strumenti preistorici, suona un flauto di 35.000 anni fa, simbolo degli albori della cultura umana, realizzato con ossa delle ali di un grifone, un rapace europeo dall’ampia  apertura alare che prende il nome da una figura mitologica, mentre in un altro video compare un uccello dallo sguardo inquietante che osserva e ascolta il brano musicale eseguito dalla diafana musicista. Questa esplorazione di un dialogo impossibile tra uomo e animale, sarebbe piaciuta a Joseph Beuyus.

Nell’angolo della stessa sala, un fascio  di luce illumina la scultura The Bird of Hermes is My Name, Eating My Wings to Make me Tame (2010), un elmetto militare indossato per azioni speciali, con videocamera e microfono, da cui spuntano ali di uccello. Questo Ermes contemporaneo, ispirato al messaggero degli dei  della  mitologia greca, protettore dei viaggiatori, dio delle transizioni e dei confini, era l’inventore del flauto, unica creatura immortale che poteva entrare e uscire nell’Ade.

Nella Sala dell’Ingegno sorprende una ventola che attraversa il tronco di una palma alta cinque  metri: è la scultura Cyclonic Palm Tree (2004), che ruota in senso antiorario, seguendo lo stesso senso di rotazione dei cicloni che si formano al largo della costa africana. E’ affiancata al video Sweat Glands, Sweat Lands (2006), girato a Loiza, a Porto Rico, che rappresenta un maiale arrostito su uno spiedo infilato nella ruota posteriore di un’automobile. Quando l’auto accelera, anche lo spiedo aumenta il ritmo e in sottofondo si sente un brano rap che contiene frasi simboliche di un’epoca armata.

Nella Sala degli Intarsi merita attenzione il video Apotome (2013), secondo capitolo di una  trilogia esposta in anteprima assoluta in Italia, di cui Raptor’s Rapture è il primo episodio, anch’esso incentrato sul dialogo tra uomo e animale, attraverso la musica, girato all’interno del Muséum national d’Historie Naturelle di Parigi, ispirato a due elefanti portati nella Ville Lumière come trofei di guerra del 1798.

Nell’elegante Sala degli Amorini stride Petrified Petrol Pump (2012), una  pompa di benzina simile a un fossile, reperto archeologico del futuro, ready-made dello sfruttamento umano delle risorse naturali. Il tema uomo e ambiente, uomo e animale, natura e musica è poeticamente declinato anche nel video 3 (2013 ), che chiude il percorso espositivo e la trilogia di cui fanno parte Raptor’s e Apotome, in cui il suono instaura un legame con il passato e con l’ancestrale. Questo video ruota intorno al tema della Venere di Lespugne, manufatto in avorio di mammut, di 25.000 anni fa, che riproduce una sagoma antropomorfa dalle sinuose forme femminili, custodita nel Musée de l’homme di Parigi dai complessi significati simbolici, che traduce  in termini visivi la relazione tra Venere e la musica, con una partitura per violoncello, eseguita dal vivo da Maya Beiser di fronte al misterioso reperto. Qui si chiude la mostra di Allora & Calzadilla, archeologi di tracce primigenie. E si apre una riflessione sulle culture primitive, sulle nostre origini e sulla funzione simbolica del suono che ha accompagnato l’evoluzione della storia della civiltà umana.
 

 
Allora & Calzadilla | Fault Lines

Palazzo Cusani
via Brera 15, Milano
www.fondazionenicolatrussardi.com 

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