Mentre la maggior parte dell’umanità alza l’aria condizionata, fa il pieno e si lancia verso il tramonto a velocità supersonica in una nuvola di monossido di carbonio, il destino del mondo naturale è da più di 30 anni il tema centrale dell’opera di Alan Rankle. Questi dipinti recenti si concentrano sui rapidi cambiamenti della natura causati dall’uomo. Quindi staccate per un momento, schiacciate il pedale del freno e prendetevi qualche minuto per considerare che cosa è riflesso nei paesaggi incantevolmente apocalittici di Rankle.
Le nuove opere create per la sua personale alla Galleria Blackshed gettano una luce dorata sulla complessa fragilità dell’equilibrio ecologico globale. Rankle usa metalli preziosi per rappresentare un litorale prezioso in un mondo precario, ma attenzione: forse gli scintillanti dipinti dorati di Rankle, come le viste epiche dell’artista vittoriano John Martin, non significhano che l’ultimo bagliore dell’ultima magica ora dell’ultimo tramonto.
Rankle iniziò la serie Further Tales from the Beach House quasi due decenni fa, quando affittava una casa a Pett Level, a qualche miglio da Hastings, con viste panoramiche sulla Manica e sulle scogliere, durante un inverno particolarmente tempestoso. Quest’anno è tornato lì, a riflettere sui danni intervenuti nel frattempo. Come ha resistito il litorale all’innalzamento dei mari, al riscaldamento globale alle tempeste torrenziali di quest’inverno?
Rankle usa il suo tipico stile pittorico e con l’abilità di un esperto alchimista combina la foglia d’oro con i colori a olio su superfici ruvide irregolari che permettono alle sue opere di svilupparsi e cambiare nel tempo.
Ho usato la foglia d’oro e anche foglia d’oro mista a rame (che diventa verderame quando viene esposto all’aria e all’acqua salata) come mezzo pittorico. Seguendo la tradizione del XIX secolo degli schizzi di paesaggi seppiati per creare delle specifiche viste pittoresche, ho usato ipoclorito di sodio, o candeggina, che ha eroso l’amalgama di oro e rame, proprio come gli spruzzi salati e le frane costiere erodono il paesaggio
Queste reazioni chimiche corrosive si combinano per evocare le scogliere cadenti che potrebbero essere quelle di Pett Level, Capo Cod, Martha’s Vineyard o Rørvig in Danimarca, che figurano tutti nelle nuove opere.
Pette level è un piccolo paesino sul mare tra Hastinbgs e Rye, con una certa storia. Con la bassa marea si possono vedere i tronchi di antichi alberi che facevano parte di una foresta fossilizzata risalente all’ultima era glaciale. Le difese costiere sono state costruite negli anni Quaranta contro le corrente naturale che va da ovest verso est. Ogni anno la spiaggia viene riempita di nuovo con tonnellate di ciottoli di selce trasportati da Rye.
L’erosione costiera non è una novità in Gran Bretagna. Dall’epoca romana il mare ha privato la costa Holderness in Humberside di 32 paesi. Al momento il mare reclama circa due metri di terra ogni anno. Ma dopo le tempeste di quest’inverno alcuni dei tratti costieri britannici più famosi – e più fragili – hanno sofferto l’equivalente di anni di danni e erosione in poche settimane soltanto, o in alcuni casi addirittura ore. È la velocità del cambiamento che dovrebbe preoccuparci.
Rankle allude sempre alla storia in qualche modo e con questanuova serie di opere ha voluto fare dei dipinti che si collegano ai lavori di molti grandi acquarellisti inglesi del XVIII e XIX secolo, i quali avevano piazzato i loro cavalletti lungo la costa per dipingere paesaggi. Per questa mostra ha fatto nuove opere che si connettono alla storia del suo genere, allo stesso tempo affrontando il problema dell’erosione sempre più rapida della terra dovuta alla forza del mare.
Tenendo presente le forze catastrofiche dell’inquinamento industriale e del consumo umano di carburanti, il destino del nostro prezioso litorale, dice, “è una metafora per qualcosa di assai più inquietante.”
Alan Rankle
The blackshed gallery
Unit 3b, Russet Farm, TN32 5NG Robertsbridge
+44 1580 881247
info@blackshed.net
www.theblackshedgallery.org.uk
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