Visitate, se siete ancora in tempo (e in caso contrario auguratevi di trovare ancora qualche suo quadruccio in magazzino), la mostra di Nunzio Paci, De Signatura Rerum, presso la galleria Officine dell’Immagine di Milano. Lì troverete il nuovo ciclo pittorico del pictor optimus di Bologna, una serie di tele monumentali in cui arti e muscoli si combinano con rami e foglie a partire da attinenze fisiologiche e fisionomiche.
Tra spogli arbusti che sembrano germogliare direttamente dal pavimento per poi ramificarsi nello spazio espositivo, queste tele raccontano una natura in cui l’elemento vegetale e quello animale non sono affatto entità divise. Al contrario, nella ricerca di Paci – che prende le mosse da secoli di “alchimie e proto-scienze” – anatomia e botanica si intrecciano, dando vita a creature che “affondano zampe e radici nell’aria mentre immergono crani, toraci e foglie nel suolo” (dal testo in catalogo di Davide W. Pairone).
Riaffiorano alla mente le carte di Pisanello, forse il più grande tra i disegnatori del Quattrocento Italiano, oggi conservate al Louvre di Parigi e alla Biblioteca Ambrosiana di Milano. Preziosissimi studi realizzati con grafite ed acquerello, in cui le diverse specie animali vengono indagate con lenticolare attenzione alle anatomie e dove le illustrazioni botaniche risultano minuziosamente descrittive, tanto da poter essere considerate “scientifiche”.
Ma questa memoria viene poi contaminata da un’eco più contemporanea: quella del gesto o della macchia. Una casualità ricreata con materiali come smalto e bitume.
Del resto, proprio all’epoca Rinascimentale è ispirato l’intero ciclo in esposizione. De Signatura Rerum muove infatti dalla cinquecentesca dottrina delle Segnature di Paracelso, medico, astrologo e alchimista svizzero, il quale già considerava la forza terapeutica e curativa di alcune piante associate a specifici organi del corpo umano o animale.
Scriveva Paracelso in Archidoxis Magica:
Nulla esiste nel profondo dei mari, nulla nelle altezze del firmamento che l’uomo sia incapace di scoprire. Non vi è montagna che sia sufficientemente vasta per nascondere allo sguardo dell’uomo quello che essa contiene; e appunto ciò gli è rivelato da segni corrispondenti
La dottrina delle Segnature, ulteriormente studiata da Jakob Böhme, metteva dunque in corrispondenza microcosmo e macrocosmo, anatomia e astronomia, medicina e alchimia. La segnatura, allora, non è che una firma. È la firma di Dio. Il suo segno sulle e nelle cose della natura.
Böhme, ad asempio, riteneva che l’Ordinatore Supremo avesse segnato ogni cosa della natura che ci circonda con un segno caratteristico, una sorta di simbolo. Una firma che soltanto un processo alchemico avrebbe potuto rivelare. E questa indagine scientifico-alchemica veniva svolta a suon di bisturi, sezionando i corpi per trovare quelle cifre rivelatrici di cui la dottrina stessa era sostenitrice.
Tutto questo Nunzio Paci lo assorbe e traspone sulla tela, convertendo le teorie di Paracelso e Böhme in sobrie linee di contorno, tratteggi chiaroscurali e brune cromie liquide. Le sue tele ripercorrono quell’antica ricerca svolta da medici e alchimisti, manipolando il mondo animale e quello vegetale mediante una tecnica mista che si avvale dell’incontro tra smalti, colori ad olio, resine e bitume. Senza tralasciare il ruolo descrittivo e fondamentale della grafite. Su bianchi fondali smaltati, la matita traccia e definisce le peculiarità anatomiche, ricreando nel ritmo dei fasci muscolari il moltiplicarsi dei rami. Osteologia, miologia e botanica vengono così rimestate, per generare ogni volta una natura differente.
Tra lo sterno e le coste di una cassa toracica spuntano rami che si estendono nello spazio, oltre-corpo (L’Erbivoro). Sono inoltre frequenti le raffigurazioni anatomiche di cavalli: in Equino Ramificato arbusti sbucano dai fasci muscolari dell’animale imbizzarrito. Ma del mondo animale Paci esplora molte altre specie. In mostra si possono ammirare opere come Capra ramificata, Bovino in fiore, Albero di suino…
In alcune opere tracce di matita rossa sezionano l’immagine, la organizzano su assi ortogonali o anche ne descrivono, con un corsivo da annotazione, alcuni dettagli.
Come in vere e proprie tavole scientifiche numeri cerchiati vengono collegati con frecce ad alcuni particolari dell’immagine, quasi avessimo a disposizione una legenda dove poter andare ad approfondire.
Il segno grafico riproduce l’esatta forma delle articolazioni, dei muscoli e delle ossa, mentre il colore a olio diluito insieme a resine e bitume crea volumi e giochi di approssimazioni e trasparenze. Macchie, tracce, segni, gocciolature. E’ la linea che tutto riconduce all’ordine naturale delle cose. Specchio di Dio. Riflesso dell’universo. Microcosmo rivelatore di armonie alchemicamente reinventabili. Perché in ciascuna creatura è la firma del Creatore, quella signatura che identifica comunanze e risolutive rispondenze tra particolari piante e determinati organi anatomici.
Al piano inferiore della galleria è inoltre possibile ammirare una serie di disegni relativi al tema della Metamorfosi dell’equino, tutti realizzati a matita su carta da acquerello: studi preparatori che sono già opere a sé.
Nunzio Paci | De Signatura Rerum
Officine dell’Immagine
via Atto Vannucci 13, Milano
info@officinedellimmagine.it
www.officinedellimmagine.it
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